L'attesa è terminata, finalmente. Poche ore ancora, e sarà finale di Copa Libertadores. Tigres contro River Plate, Messico contro Argentina, nuovo contro tradizione, denaro contro prestigio, Gignac contro Mora, Ferretti contro Gallardo, Volcan contro Monumental. Il massimo trofeo del fútbol sudamericano è in palio e la doppia finale che inizia questa notte decreterà il vincitore.

L'andata si gioca al Volcan di Monterrey, bollente come il nome suggerisce, perchè è il teatro che contiene la tifoseria più calda del Messico. Per il Tigres, la doppia sfida è il passo più importante dell'intera storia del club: per la prima volta nella storia della Libertadores, l'ambito trofeo può finire nella terra Azteca. La missione degli auriazul è di portata storica ed è sostenuta da tutto il Messico: essere i primi. La squadra del Tuca Ferretti è attrezzata in modo straordinario e rappresenta perfettamente l'ascesa del movimento calcistico messicano in tutto il continente. Talenti di casa come Aquino e Damm, affiancati da top sudamericani del calibro di Arévalo Rio, Rafael Sobis e Nahuel Guzman, più il fuoriquota, l'uomo in più Andrè Pierre Gignac. Simbolo della disponibilità economica che regna nel calcio messicano, l'ex Marsiglia è arrivato al Volcan con un salario impensabile per le grandi del sudamerica, strappato al calcio europeo. Il francese ha subito dimostrato nella gara di ritorno delle semifinali contro l'Internacional di essere fuori categoria, un attaccante straordinario in grado di pesare molto sulla bilancia di una partita. Un undici strepitoso, quello del Tigres, guidato da un grande personaggio del calcio messicano, il brasiliano Ferretti, che ha dato un'impronta di gioco importante a un gruppo di opulenta materia prima. Non è un mazzo di figurine, il Tigres 2015, ma è una squadra temibile, che se la gioca per la storia.

Dall'altra parte, il River Plate. I Millionarios sono a pochi passi dal definitivo riscatto: dopo il dramma del descenso del 2011, l'istituzione di Nunez si è piano piano rialzata, prima di tornare l'anno scorso sul tetto di Argentina e di laurearsi campione della Copa Sudamericana. Marcelo Gallardo ha lavorato splendidamente sui suoi uomini e ha dato vita a un River spettacolare, dotato di un gioco che non si vedeva dalle parti del Monumental da molti anni. Il mix di pibes di casa, senatori e giocatori scelti ad hoc dal tecnico ha contruibuito a costituire una squadra sempre propositiva e sicuramente futuribile. Oggi il River giocherà le sue carte per vincere la Copa Libertadores e si trova al secondo posto in campionato a pari punti con il San Lorenzo: la squadra è ancora in gioco per ogni obiettivo. Dal punto di vista del mercato, il River non si è lanciato in scorribande sfrenate stile Tigres, con acquisti roboanti e pagati fior di milioni, ma ha scelto profili segnalati direttamente dal DT, per ottenere la massima resa fin da subito. E il sistema sta funzionando: Teofilo Gutierrez, referente offensivo di primo livello, è passato allo Sporting Lisbona. Il sostituto scelto è stato Lucas Alario, attaccante proveniente dal Colon de Santa Fe: nonostante gli scetticismi, ha saputo rendere al massimo fin dalla doppia sfida contro il Guaranì, in cui ha dimostrato il proprio valore al fianco di Rodrigo Mora. E ancora, Tabarè Viudez. Il nome può ricordare qualcosa ai più accaniti milanisti, visto il suo trascorso in rossonero da meteora. Il centrocampista è stato prelevato dai turchi del Kasimpasa, su indicazione dello stesso Muñeco, che lo ha avuto come compagno al Nacional Montevideo durante il suo ultimo anno da professionista. L'impatto? A dir poco immediato: ingresso sfavillante con assist contro il Guaranì e gol in campionato contro il Colon. In Argentina lo danno prossimo a una maglia da titolare nella finale d'andata, a prescindere dalle scelte singole, questo è il modo in cui lavora il nuovo River Plate, un'istituizione tornata grande.

Al Volcan si gioca il primo atto di questa splendida finale, l'unica certezza, in Sudamerica, è che ci sarà da divertirsi.