18 luglio 2015. Il fútbol argentino ha gli occhi puntati sulla Bombonera: Carlos Alberto Tevez rientra nel Templo per la prima volta dopo undici anni di vittorie senza indosso la maglia del Boca. Gli Xeneizes stanno vincendo 1-0 contro il Quilmes, e Carlitos sta infiammando il suo popolo con accellerazioni, dribbling e tanta qualità dispensata in una posizione più arretrata rispetto agli attaccanti, un ruolo di finto enganche che lo tiene più lontano dalla porta ma potenzia il motore offensivo del Boca. Ottavo minuto della ripresa: il Boca Juniors si lancia in contropiede con Sebastian Palacios, che apre per Jonathan Calleri, il puntero che è solo sulla destra. Calleri prova a servire Tevez in mezzo, un difensore respinge. Il portiere è fuori dai pali, la palla torna sui piedi dell'attaccante Xeneize, che prova un'incredibile rabona. La palla scavalca il portiere con una traiettoria pulitissima e si insacca in gol, 2-0 Boca, con un uno dei gol più belli che questo stadio abbia mai visto. 

Tevez non segnerà quel giorno, complice anche il ruolo di raccordo che Arruabarrena ha disegnato per lui, ma in compenso il calcio si è accorto di un altro grande giocatore, che ha deciso di attirare su di sè tutta l'attenzione nel giorno della festa di Carlos Tevez. Se aggiungiamo che tutto è avvenuto sotto gli occhi di Diego Armando Maradona, presente alla Bombonera quel giorno, è facile parlare di predestinazione. 

Jonathan Calleri nasce a Buenos Aires, in città, nel 1993. Come Tevez, inizia il proprio cammino da calciatore nelle inferiores dell'All Boys, ma a differenza dell'Apache, Jonathan completerà tutta la trafila prima di debuttare con la maglia dell'Albo. Dopo una fase embrionale della carriera costantemente trascorsa a svariare per il fronte offensivo, Julio César Falcioni, tecnico dell'All Boys (tra l'altro oggi al Quilmes, e spettatore privilegiato della sua rabona), decide di impiegarlo come centravanti. Certo, un centravanti atipico per caratteristiche, ma questa è la strada tattica che decide di intraprendere El Emperador. Dopo sei reti segnate in 30 partite, Carlos Bianchi, nel mezzo del suo Tercero Virreinato al Boca, decide di sfruttare la prelazione degli Xeneizes sull'attaccante e lo porta alla Bombonera. Dopo un periodo di adattamento alla pressione dell'ambiente boquense e il cambio di guida tecnica, Calleri diventa di fatto il giocatore offensivo dal quale il Vasco Arruabarrena decide di ripartire. "Jony es el 9", dirà il DT del Boca, ponendolo in un posto privilegiato nelle gerarchie. Con il successivo arrivo alla Bombonera di Pablo Daniel Osvaldo, che ha avuto maggiore spazio da titolare, Calleri si è ritagliato uno spazio nelle rotazioni tra Copa Libertadores e Primera Division per dimostrare il proprio talento. Con l'addio del Loco Osvaldo dopo il primo semestre del Torneo Largo e l'arrivo di Tevez, Arruabarrena ha deciso di puntare con insistenza sul giovane attaccante, che sta trascinando la squadra nella volata verso il titolo. 7 gol in 12 partite di campionato, 13 totali nelle 34 gare da giocatore del Boca Juniors, per un attaccante destinato a diventare grande. Inter e Palermo lo hanno cercato durante questa finestra di mercato, lui strizza un occhio ai nerazzurri ma promette di voler prima vincere con la maglia del Boca,

Come detto in precedenza, Jonathan Calleri non nasce da centravanti. Si definisce un "falso nueve", descrivendosi come un attaccante solito ad agire alle spalle del nove, una sorta di seconda punta. La metamorfosi in centravanti è stata avviata da Falcioni, che lo ha voluto impiegare in quel ruolo nell'All Boys, e anche Arruabarrena è stato dello stesso avviso fin da subito. Il risultato è un centravanti fortemente votato al movimento, al sacrificio e alla corsa, che coniuga questa sua mobilità a una certa tecnica di base. 1.79 m per 75 kg circa, non è un dribblatore nello stretto, non è un velocista, né basa il proprio gioco sulle accellerazioni brucianti. La sua qualità emerge quando ha il pallone tra i piedi e quando c'è da segnare: Calleri è un amante del bel gol, e la rabona testimonia la sua tendenza a giocare all'occorrenza un calcio tecnicamente virtuoso, nonostante non sia un giocoliere. Sotto porta delizia con pallonetti e il suo fiuto del gol lascia ben sperare su una carriera da numero nove: soprattutto in questo semestre, il suo feeling con la porta sta crescendo, e in 12 partite ha realizzato 7 reti, un bottino destinato a crescere. Jonathan ammette di dover migliorare il proprio fiuto del gol e il campo suggerisce che lo stia facendo nel modo migliore, ma un giocatore con le sue qualità può solo crescere ulteriormente. Alla soglia dei 22 anni, Calleri cerca la definitiva consacrazione in patria, per poi lanciarsi alla conquista dell'Europa. Un attaccante così mobile con una buona tecnica di base è il pane per il calcio europeo, e ciò lascia presagire che non avrà bisogno di un  periodo di ambientamento molto prolungato, una volta sbarcato in Europa. Il successo di ogni singolo sudamericano in Europa è condizionato da molti fattori ed è sempre imprevedibile, ma le sensazioni su questo ragazzo sono buone.