Nelle classifiche italiane troneggiavano i greatest hits di Michael Bolton e dei Take That. Scappa quasi da ridere, ma nel marzo del 1996 l’eco della boy band inglese non si era ancora spenta e Robbie Williams era solo un giovincello senza arte ne parte: altri tempi. A Palazzo Chigi si era invece di passaggio tra i primi governi Berlusconi e Prodi con Lamberto Dini a fare da traghettatore. E in questo caso il tempo sembra proprio essersi cristallizzato a distanza di 17 anni. Insomma, il tipico anno all’italiana fra canzonette e crisi di governo, dove tutto passa e tutto resta, dove solo il calcio a volte sembra l’unico tema serio rimasto da affrontare.

La Juve di Marcello Lippi, scudettata dopo nove anni di astinenza, è decisa a dare l’assalto alla fortezza Europa e già dal girone iniziale mette in chiaro le cose con un ragazzino imberbe che qualcosa lascerà: Alessandro Del Piero. Le sue pennellate a giro nel sette trafiggono consecutivamente Borussia Dortmund, Steaua Bucarest e Rangers, tanto da legare il suo nome a quel tiro che lo renderà un monumento bianconero e del calcio mondiale. La Juve finisce prima nel girone a 13 punti con 15 reti fatte e 4 subite.

Dopo la prima fase e la sosta invernale, si affaccia timidamente la primavera marzolina e giunge il momento dei quarti di finale. Allora la formula Champions prevedeva la partecipazione delle 16 migliori d’Europa divise in quattro gironcini. L’urna svizzera non tradisce le attese ed emette la sua sentenza: sarà Real Madrid - Juventus. Gli spagnoli, guidati da Arsenio Iglesias, sono una squadra in pieno tumulto societario dopo l’esonero di Jorge Valdano: sconfitti ad inizio stagione in Supercoppa dal Deportivo, finiranno sesti in campionato ed eliminati negli ottavi di Coppa del Re. In ogni caso, grandi nomi come sempre nella rosa: Raul (alter ego spagnolo di Del Piero), Luis Enrique, Redondo, Zamorano, Laudrup e Hierro. Gente che conosce l’importanza della camiseta blanca.

06-03-1996 Quarti di finale Champions League (Andata) - Estadio Santiago Bernabeu

REAL MADRID-JUVENTUS 1-0

Arrivati secondi nel gruppo D dietro il grande Ajax di Van Gaal, i blancos mercoledì 6 marzo al Bernabeu scendono in campo carichi e fanno valere la legge del miedo escénico. La Juve, priva di Vialli, è intimorita dallo spettacolo e dalla pressione del Bernabeu. Il 4-3-3 con Lombardo sostituto del capitano non basta. Messa sotto sul piano del ritmo e del gioco, la squadra di Lippi viene infilata da Raul al 20’ dopo una bella azione firmata dal duo Laudrup-Zamorano. Solo un grande Peruzzi evita la disfatta.

La delusione è tanta come testimonierà Bettega a fine gara: “Abbiamo vissuto una gran paura, soprattutto nel primo tempo. Se si fosse proseguito su questa strada anche nella ripresa, avremmo rischiato un risultato pesante. La Juve non deve subire gli "ole' " del pubblico avversario”. Dello stesso tenore Lippi: “Il Real Madrid ha meritato di vincere questa partita, perché ha giocato meglio. Noi abbiamo perso, perché abbiamo lasciato spazio al Real senza aggredirlo. Nel secondo tempo siamo andati meglio, ma non è stata una notte buona, qualche giocatore era sotto tono. Sinceramente pensavo che la mia squadra affrontasse la partita con un altro impatto. Non è delusione la mia, perché siamo soltanto a metà della sfida e ci sono ancora 90 minuti, possiamo recuperare. Mi dispiace aver perso, ma ancora di più perché la Juve non ha giocato come sa”.

Del Piero (definito dalla stampa “piccolo chimico” ndr), invece, sembra più ottimista: “Ho preso molte botte. È stata una partita strana, nel primo tempo potevamo prenderne anche più di uno, nel secondo addirittura pareggiare. Adesso ci portiamo a Torino tutto quello che è successo. Il risultato è da rivedere, da interpretare, per recuperare dovremo dare il 101 per cento”. Insomma, tutto rimandato ad un ritorno infuocato.

REAL MADRID: Buyo, Chendo, Alkorta, Hierro, Garcia Calvo, Redondo, Soler (Quique 27’), Laudrup (Michel 65’), Luis Enrique, Raul, Zamorano - Allenatore Iglesias

JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara, Torricelli, Carrera (Pessotto 77’), Vierchowod, Paulo Sousa (Jugovic 65’), Deschamps, Conte, Lombardo (Padovano 46’), Ravanelli, Del Piero - Allenatore Lippi

MARCATORI: Raul 20’



20-03-1996 Quarti di finale Champions League (Ritorno) - Stadio Delle Alpi

JUVENTUS-REAL MADRID 2-0

E così sarà: Delle Alpi esaurito il 20 marzo per proseguire il sogno europeo e vendicare l’eliminazione patita dieci anni prima ai rigori. Il Real arriva senza Hierro e Zamorano. Nel tridente bianconero si registra il rientro di Vialli, ma è Ravanelli costretto a dare forfait. Lippi inserisce dal primo minuto Michele Padovano. Dietro, invece, l’assente Carrera viene sostituito da Porrini. Poco male perché dopo un quarto d’ora è un Del Piero dal nuovo look (testa rasata) a bucare letteralmente la barriera madrilena su calcio da fermo. Palla a mezz’altezza tagliata e velenosa che rimbalza davanti a Canizares e schizza in rete.

La Juve è una corazzata e non dà respiro al Real, mettendo in luce una forma fisica strabiliante. Torricelli, Deschamps e Conte sono motorini instancabili. È così che all’inizio della ripresa, ottavo minuto, i gregari tanto amati da Lippi firmano la rete del definitivo 2-0. Su calcio da fermo la difesa merengues respinge corto e non sale, Porrini è abile sulla trequarti a trovare Padovano, ancora tenuto in gioco, che stoppa e trafigge di sinistro l’estremo difensore blanco. È il delirio per il Delle Alpi che sente vicina l’impresa. La Juve è più squadra e la rabbia trasmessa da Lippi prevale sulle gambe tremanti. Van Der Ende estrae il rosso ad Alkorta ed il doppio giallo a Torricelli. Ultimo brivido il tiro di Milla a pochi minuti dalla fine che sibila vicino al palo.

Le interviste del dopo gara sono tutte un programma con la proprietà che non fà sconti e le emozioni di Lippi. Così Gianni Agnelli a fine primo tempo sul risultato di 1-0: “Partita strana, anomala, non c’è paura nella Juventus. Vialli sta facendo bene”. Più esplicito Umberto Agnelli al triplice fischio: “Non è stata una bella partita, siamo stati fortunati, credo che si siano divertiti solo i nostri tifosi”. Di stampo differente le dichiarazioni di Marcello Lippi: “Ho avuto paura sul tiro di Milla. C’è da dire che il Real di occasioni non ne ha create, tant’è che la conclusione non ha inquadrato lo specchio della porta. L’errore più grosso ora sarebbe quello di pensare alla finale, c’è di mezzo il Nantes che è una grande squadra. Ho letto che se non avessimo battuto il Real, mi avrebbero mandato via e, in caso contrario, avrei ricevuto un monumento. Possibile che non esista mai una via di mezzo?”.

Michele Padovano, grande protagonista della serata, coglie l’occasione per ribadire il suo ruolo all’interno del gruppo. Nessuno è un bomber di scorta: “È stata la serata della mia vita. Il gol equivale ad una liberazione e lo dedico a me stesso. Ho faticato molto per trovare un posto al sole e la prova di stasera rappresenta un premio alla serietà”. Conclude Del Piero, autore del gol iniziale: “I nostri difensori hanno annullato Raul, è comunque un buon giocatore. All’andata ha vinto lui, oggi io. Gli ho stretto la mano, ma in semifinale andiamo noi. Voglio ringraziare anche il pubblico che è stato davvero grande stasera”.

JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara, Torricelli, Porrini, Vierchowod, Pessotto, Jugovic (Di Livio 46’), Deschamps, Conte, Padovano (Lombardo 73’), Vialli, Del Piero (Marocchi 89’) - Allenatore Lippi

REAL MADRID: Buyo, Chendo, Lasa, Alkorta, Garcia Calvo, Quique (Rincon 56’), Milla, Michel (Esnaider 64’), Laudrup, Luis Enrique, Raul - Allenatore Iglesias

MARCATORI: Del Piero 16’ - Padovano 53’

Le emozioni della semifinale col Nantes, in confronto, saranno cosa da ridere, prima della notte da leggenda dell’Olimpico dove l’Ajax verrà, prima annichilito sul piano del gioco, poi ai rigori. Da quel 20 marzo 1996 la Juve ritrovò la consapevolezza di essere grande anche fuori dai confini nazionali. Fu una prova di forza che riporterà i bianconeri tra le grandi d’Europa.