Mesi fa, quando si sudava ancora durante l'estenuante preparazione, dal divano di casa intenditori di tutto il mondo palesavano l'annunciata finale tra Bayern Monaco e Real Madrid. Un gradino sotto il Barcellona di Messi e i potenti di Parigi e Manchester. Un asterisco era posto di fianco al Chelsea. Meno forte, ma Mourinho... Mesi dopo con gli occhi sgranati si osservano palline roteare, in attesa del giudizio finale, l'ultimo sancito dall'urna, prima della finale. Real e Bayern ci sono, anche il Chelsea, sì Mourinho. Accanto a loro il ghigno beffardo di Simeone, uno che si è costruito sul campo e ora sul campo insegna, soprattutto come si interpreta il calcio, che è un gioco, ma tremendamente serio.

Lamentarsi, no. Qualsivoglia accoppiamento suscita ricordi, incroci, storie da romanzo. La sorte sceglie il bello, Real Madrid - Bayern, e l'intrigante, Atletico Madrid - Chelsea. La sfida del campo e quella della panchina. Real - Bayern è il meglio, rose alla mano, del calcio europeo. Le merengues sognano la decima, sfiorata con Mou. Il Bayern vuol confermare l'egemonia nel vecchio continente, col maestro Guardiola pronto a bissare i trofei di Barcellona. L'estetica al massimo potere. Il possesso palla dei bavaresi, condito dalle accelerazioni letali di Robben e Ribery. La reincarnazione di Lahm in mediana, scacco matto al Manchester nel ritorno dei quarti. In maglia blanca l'incredibile assortimento offensivo. L'eleganza di Benzema, gli strappi di Bale, la regia di Xabi. La nuvola che alberga sopra Madrid si chiama C.Ronaldo. Senza il portoghese i "figli" di Florentino pagano un pesante tasso di personalità. Privi dello sguardo fiero, quasi altero, di Cr7 par tutto più complicato. Non ci sarà in finale di Coppa del Re il portoghese (anche se Ancelotti palesa ottimismo..). La Champions è poco più in là. Il lumicino della speranza è acceso e a Madrid si prega, per Cristiano.

Mourinho - Simeone è invece la battaglia a bordocampo, con indelebili riflessi sul terreno di gioco. L'Atletico par un undici predestinato alla grandezza. In Liga ha spezzato il duopolio madrileno-catalano e in Europa ha affondato Messi. Non è basato sui singoli, anzi. Senza Arda Turan e Diego Costa ha rispolverato Diego e Adrian. In mezzo al campo Tiago, che in Italia è parso comparsa. Il gruppo è granitico, fisicamente straordinario, forgiato nel fuoco da un allenatore che della grinta ha fatto il suo motto, prima da giocatore, ora da allenatore. José Mourinho è l'uomo dei record, delle imprese. Ha vinto la competizione col Porto, si è ripetuto con l'Inter, ha fallito, per molti motivi, nella calda Madrid. A Londra, a casa sua, cerca il sigillo da incastonare nella leggenda. In Inghilterra, a distanza di giorni, si parla di Schurrle e Ba, calciatori della provvidenza. Una battaglia tra l'animus pugnandi dell'Atletico e la capacità mentale del Chelsea di José. L'esperienza blues contro l'istinto dei colchoneros, l'euforia biancorossa contro la stabilità londinese, con due punti interrogativi. Per lo sprint finale, Mourinho ha bisogno di Hazard. Il belga, uscito malconcio dal ritorno col Psg, proverà il miracolo. Simeone ha il problema Courtois. Un portiere, vero, cambia il destino della squadra. Il suo cartellino appartiene al Chelsea, una clausola contrattuale sembrava averlo tolto dalla semifinale, ma l'Uefa, a Nyon, ha proclamato il contrario. Thibaut e il suo futuro, in una notte da fenomeni.

Martedì 22 aprile (ritorno mercoledì 30 aprile)

Atletico Madrid - Chelsea

Mercoledì 23 aprile (ritorno martedì 29 aprile)

Real Madrid - Bayern Monaco