Contrariato, Leo Messi lascia il campo, non basta il successo, con tanto di qualificazione a un passo, a riportare il sorriso sul volto di Leo. I campioni sono così, non accettano l'errore. Al 93', Messi danza in palleggio e vede Zabaleta deragliare, tratto in inganno dal controllo sontuoso della Pulce. Brych indica il dischetto, le mani sul volto del difensore del City raccontano il resto. Messi calcia male, Hart respinge centralmente, per Leo. Il tuffo di testa è comodo, ma la palla prende traiettoria esterna ed esce. Incredulo Messi, prontamente rincuorato. Questa è l'unica nota stonata della serata, perché per il resto è Messi sopra tutti, come spesso in Champions. Il primo tempo del Barcellona è stellare, una lezione di calcio. Messi scodella per Suarez, Kompany maldestro colpisce come può di testa, e l'uruguaiano punisce. Il raddoppio sempre di Suarez, Messi accelera, Rakitic salta due o tre avversari, J.Alba pennella per Suarez, puntino giallo in mezzo a sei maglie blu. Poi Hart, che si distende in uscita, su Suarez e sugli avanti del Barcellona. Il passivo resta pesante, poteva essere pesantissimo. Nella ripresa un sussulto d'orgoglio, il lampo di Aguero, fino al rosso di Clichy. Ammonito, stende D.Alves, lì si spegne la luce all'Etihad, l'urlo esce strozzato. Il City è battuto, ancora una volta.

La sensazione di impotenza del City è tutta nello score della prima frazione. Un colpo di testa morbido di Dzeko, una conclusione allo scadere di Nasri. Il progetto di arrembaggio di Pellegrini si sfalda ancor prima del via e a contribuire al fallimento le scelte stesse del tecnico. Milner nel mezzo, fuori Fernandinho, manna per il Barcellona, che con tre uomini può giostrare a piacimento. Luis Enrique non si discosta invece di un centimetro dal suo undici migliore, e la continuità paga. Iniesta è compassato, corre meno dei compagni, ma accarezza la palla e ogni semplice giocata è gioia per gli occhi. Rakitic svaria e attacca la profondità, Messi arretra, quasi un play. Suarez disegna i movimenti, Neymar ama la giocata. Passano minuti e minuti in cui il City non vede mai il pallone.

Il Barcellona rientra in campo, nella ripresa, meno propositivo, quasi stupito dell'arrendevolezza del Manchester nei primi 45. Il City coglie il momento e mostra un minimo di personalità nell'aggresione dei primi dieci minuti. Tante volte Dzeko e compagni davanti a Ter Stegen, manca sempre quel pizzico di cattiveria. L'occasione mgliore al 49', sponda di Zabaleta, l'attaccante bosniaco tutto solo a centro area. Colpo di testa morbido, un cioccolatino per Ter Stegen. Passati i primi dieci minuti, il terremoto si assesta e il Barcellona torna a controllare il ritmo. Pellegrini lancia Fernandinho, spostando in corsia Milner, meglio tardi che mai. Al 69', finalmente il City. Fernandinho va in verticale, Silva geniale col tacco, una freccia Aguero, controllo e tiro. Ter Stegen battuto, Pellegrini prova a crederci, l'Etihad diventa una bolgia.

La festa dura 5 minuti, quelli che passano dal gol all'espulsione di Clichy. Ammonito poco prima per un fallo su Rakitic, scomposto mette giù D.Alves. Nessun dubbio, seconda targhetta e rosso. Pellegrini si copre con Sagna e rinuncia alla rimonta. Il Barcellona non affonda, giochicchia, da dimostrazione, l'ennesima, di tecnica, fino al 93. Messi spadroneggia e va giù. Rigore, poi l'incredibile errore. Cambia poco.