Spalle al muro, il miracolo Atletico è sull'orlo del baratro. Dalla finale dello scorso anno, a un passo dal titolo, alla possibile, prematura eliminazione, negli ottavi, per mano di una squadra da tutti considerata di seconda fascia. L'Atletico Madrid scopre il peso della conferma, difficile vivere sempre al massimo, senza fermarsi per un profondo respiro e un attimo di quiete. L'Atletico è squadra di lotta, corsa, sacrificio, sangue, vive sull'impronta caratteriale impressa da Diego Simeone, appena l'intensità, seguendo un percorso naturale, cala, i biancorossi perdono la loro identità. La rivoluzione d'estate mette nelle mani di Simeone qualcosa di diverso, l'Atletico vende a peso d'oro e reinveste, provando a rimettere insieme i cocci di un giocattolo rotto. L'inizio è confortante, l'apoteosi nel derby con il Real, un 4-0 che segna il dominio a Madrid. Il finale è però con tinte meno ottimistiche, perché l'Atletico non vince da 6 partite e il ritmo di Barcellona e Real chiude la porta ai sogni di doppietta in patria.

Resta la Champions, una competizione che si fonda sui dettagli, sulla capacità di essere al massimo quando conta. Dentro o fuori, non una corsa a lunga gittata, ecco perché può essere la casa dell'Atletico che, se non può reggere mesi e mesi a perdifiato, può in singola notte battere chiunque. Serve proprio una notte d'Atletico, da Simeone, per cancellare lo spauracchio tedesco. In Germania, il Bayer spegne l'Atletico con le "munizioni" tanto care a Simeone. Assedio fisico, contrasti, raddoppi, l'impossibilità di pensare, strappi offensivi, fino alla rete di Hakan Calhanoglu. Nel mezzo il faccia a faccia tra Schmidt, Simeone e Burgos, scintille europee.

Questa sera, al Calderon, partita diversa, il Bayer pronto ad attendere, l'Atletico costretto a graffiare, senza Godin, il gigante di difesa, e Tiago, la mente in mediana, il piede raffinato da cui esce il calcio del Cholo, assenze pesanti. In difesa, spazio al giovane Gimenez in coppia con Miranda, ai lati Juanfran e Jesus Gamez. Centrocampo a quattro con Gabi e Mario Suarez in mezzo, Koke e Arda Turan sulle corsie, Griezmann a ispirare Mandzukic. Assente Saul, Torres in panchina.

Schmidt risponde con il consueto 4-2-3-1. Davanti a Leno, Hilbert, Papadopoulos, Spahic e Wendel, Castro e Boenisch (Bender) a protezione della retroguardia, la velocità di Son e Bellarabi sulla linea con Hakan Calhanoglu, Drmic riferimento offensivo. Indisponibili Jedvaj e Kruse.

Queste le parole dei tecnici in conferenza stampa. Simeone "Koke è uno dei migliori centrocampisti in circolazione nel leggere le partite. Quando è in condizione ci permette di giocare in modo più dinamico grazie alla sua velocità mentale. Il Bayer è una squadra verticale; giocano un calcio molto diretto. Hanno grande velocità in avanti - dobbiamo evitare le situazioni che non siamo riusciti a evitare all'andata. Il nostro obiettivo è vincere. Dobbiamo essere veloci nelle ripartenze quando perdono palla. Voglio un (Vicente) Calderón che ci trascina. Non voglio un attimo di silenzio. Il miglior modo per vincere è giocare un buon calcio. Nella vita e nel calcio ci sono momenti in cui le cose non vanno bene. Dobbiamo continuare a lavorare e ad avere fiducia in noi stessi. Dobbiamo essere lucidi".

Schmidt "Il risultato dell'andata è positivo, ma non abbiamo ancora fatto nulla. L'Atlético è ancora favorito e dobbiamo essere concentrati. Sappiamo che l'Atlético è una squadra forte in casa e ha un grande carattere. Dobbiamo essere lucidi e valorizzare i nostri punti di forza. Dovremo cercare di mantenere il possesso palla e stare attenti ai contropiedi, come abbiamo fatto nella gara d'andata. Hakan Çalhanoğlu è uno dei nostri undici giocatori e la nostra forza è il gruppo. Domani dobbiamo cercare di giocare come una squadra. Non eravamo i favoriti nel doppio confronto e abbiamo solo bisogno di concentrarci sui 90 minuti. Lars Bender è pronto per giocare. Non penso che l'Atletico stia attraversando un brutto periodo, perchè ha battuto due volte il Real Madrid e sabato scorso avrebbe potuto vincere in casa dell'Espanyol in dieci uomini. Mario Mandžukić e Fernando Torres sono attaccanti con caratteristiche diverse, ma l'Atlético giocherà nello stesso modo a prescindere da chi dei due scenderà in campo. Siamo pronti per entrambi. Non sono preoccupato, sono emozionato. E' una grande sfida e i nostri tifosi ne fanno parte. Se vogliamo passare il turno dobbiamo fare uno sforzo enorme. Cercheremo di non farci influenzare dall'atmosfera, ma di trasformarla in uno stimolo in più per noi.