Il Real resta favorito, perché il 2-1 dello Stadium lascia aperta la porta della qualificazione alla finale. Basta un gol - senza subirne - al Bernabeu per approdare all'ultimo atto e difendere la Coppa. Eppure, nell'aria c'è la sensazione che la Juve possa giocarsela anche in Spagna, anche di fronte al miedo escénico dello stadio blanco.

Le emozioni della gara d'andata riassumono una notte italiana, un'impresa che ha radici ben salde, nel lavoro di Allegri, nel sacrificio di un gruppo, nella ricerca del massimo risultato aldilà della forza dell'avversario. Sturaro è l'esempio perfetto, giovane, lanciato nella mischia, senza paura. Una vittoria di Allegri. Ai meriti dei vincitori, si affiancano i demeriti degli sconfitti e il Real di errori, nella serata di Torino, ne commette molti.

Le scelte di Ancelotti condizionano la gara. Sergio Ramos in mediana stoppa ogni impronta di gioco del Real, perché quando la palla transita tra i piedi dello spagnolo si ferma. L'azione si incarta, tempi e misure latitano. Il progetto, avviato nel ritorno con l'Atletico e confermato a Siviglia, naufraga. Senza Modric, Ancelotti rinuncia a centrocampisti veri - ormai ai margini - come Khedira, esperto, e Illarramendi e L.Silva - talenti in divenire - e si affida allo strapotere fisico di S.Ramos. Allegri indovina la mossa e azzanna il difensore, chiudendogli spazi e libertà. Costretto a giocare rapidamente, Ramos crolla.

Il secondo errore del tecnico in fase offensiva. Bale non è al top e condiziona il Real, sgambetta, rientra e crossa, saltuariamente, ma non strappa mai, così il Real, anche davanti, è prevedibile, e attende solo la soluzione estemporanea di un fuoriclasse. Quando entra Hernandez, anche fisicamente il giocatore più vivo, cambia la musica, perchè Ronaldo può allargarsi e partendo dall'esterno far male.

Il Real è un'accozzaglia di campionissimi, ma nessuno nel ruolo naturale. Isco e James, relegati in corsia, sono nel vivo solo a momenti alterni e vedono sfumare l'opportunità di lasciare un segno tangibile sulla partita. Il colombiano ispira Ronaldo e stampa il colpo di testa sulla traversa, lanciando un segnale ad Ancelotti. La Juve sfonda sugli esterni, dove la copertura è solo di facciata, Evra e Lichtsteiner mettono a ferro e fuoco Marcelo e Carvajal, bravi a spingere, meno a difendere, Tevez si abbassa tra le linee e costringe ad uscire torri solide come i centrali del Real. Nella terra di nessuno il Madrid rischia il tracollo. Al ritorno, probabile ritorno al 4-3-3, con Benzema e James in mediana, un altro Real insomma.

A chiudere l'atteggiamento, perché non è solo una questione di uomini. Il Real scende in campo con la supponenza di chi si crede più forte e viene travolto dalla furiosa partenza bianconera. Fraseggio superficiale, passaggi brevi sbagliati, confusione. Casillas sbaglia un comodo rinvio, Pepe e Varane ballano, Morata apre. La reazione d'impatto al gol subito testimonia che, anche con un assetto sconsiderato, il Real può colpire. Tentativo di Kroos e pari di CR7 a dmostrarlo. Solo se stuzzicato il Real accelera, contro una Juve formato Champions un comportamento quantomeno rischioso. Tevez rende il ritorno stuzzicante, il Real al Bernabeu è difficilmente contenibile, ma la Juve sa di avere un'occasione e a volte contano i dettagli, quelli che Allegri sembra curare alla perfezione e Ancelotti valutare solo a fasi alterne.