Dura pochi minuti, l'illusione. Benatia salta alto e il Bayern, per un attimo, sogna il colpaccio. La realtà è dura e cruda, Neymar è l'uomo della partita, Suarez il giocoliere. Dopo il pari, il Barca si porta in vantaggio, Benatia sbaglia il tempo d'uscita, Suarez si invola e vede Neymar, controllo e chiusura sul palo di Neuer. Abbracci da una parte, volti cupi dall'altra. Guardiola si siede per un attimo in panchina, poi si rialza e incita la squadra. 

Da qui inizia un'altra partita, la partita dell'orgoglio. Il Barcellona tira i remi in barca, controlla, con Pedro per Suarez, un palleggio ragionato e una difesa accorta. Il Bayern va all'assalto, trascinato da Muller e Lewandowski. Segna, due volte, si porta sul 3-2, e continua ad attaccare, incocciando su Ter Stegen.

C'è qualcosa di grande, nel vedere una squadra di campioni che accetta il verdetto senza fermarsi, lottando per onorare maglia e competizione. L'immagine della partita a dieci minuti dal termine. Lo stadio si alza in piedi, saltella e urla, incitando e ringraziando gli undici in campo. Guardiola saluta Messi, esalta il Barcellona, non accenna alle assenze.

Avrebbe preferito, Pep, giocarsi partita e qualificazione con altri uomini, in un altro momento, eppure non c'è segno di alibi nelle sue dichiarazioni, la parola che ritorna con più frequenza è "lavoro". La nuova stagione è alle porte, il Bayern prepara un nuovo assalto alla Champions, ancora con Guardiola. Real e Barca sono gli incubi ricorrenti, dopo l'addio alla Spagna e il matrimonio tedesco. Non è ancora o non è sempre il Bayern di Guardiola, evidente la difficoltà nel far circolare con continuità la palla, nell'imporre gioco e idee, nel difendere alti, compatti, senza farsi infilare.

Dopo il disastro del Camp Nou, una scossa, emotiva. Il Bayern spegne le sirene interne, e si rialza, lascia la Coppa, tra gli applausi. Muller, sostituito a pochi minuti dal termine, non polemizza, da un cinque convinto al suo allenatore, una sorta di catarsi dopo la debacle dell'andata. C'è armonia, almeno all'apparenza, c'è voglia di cancellare il passato per costruire il futuro.

Il Bayern saluta il Barcellona, rendendo onore alla squadra oggi più forte, ma mostra i muscoli, rinnovando la sfida. Non è finito il ciclo bavarese, c'è Guardiola, c'è il Bayern.