Londra è gelata. Mentre il Chelsea crolla in trasferta ad Oporto, l’Arsenal di Wenger perde la seconda partita su due, mostrando come al solito sprazzi di brillantezza offensiva e tanta tanta insicurezza difensiva. Così, i londinesi rimangono ancorati al fondo della classifica e complicando tremendamente il discorso qualificazione.

Ma andiamo con ordine. 
Nonostante la temperatura decisamente autunnale è un Emirates Stadium gremito quello che accoglie i Gunners, reduci dalla goleada esterna in campionato (5-2 al Leicester di Claudio Ranieri) ma chiamati a riscattare lo scivolone della prima giornata di Champions, quando furono sconfitti 2-1 dalla Dinamo Zagabria. L’imperativo è vincere per evitare di dover obbligatoriamente cercare l’impresa in una delle due sfide con il Bayern Monaco.

Wenger è costretto a rinunciare allo squalificato Giroud, oltre agli infortunati Wilshere, Flamini, Arteta e Welbeck. Ma nonostante la mancanza dei due principali terminali offensivi, l’allenatore francese non rinuncia al suo tipico 4-2-3-1. Tra i pali largo al portiere di coppa Ospina, davanti a lui Bellerìn, Gabriel, Koscielny e Gibbs. A centrocampo la qualità di Santi Cazorla affianca i muscoli di Coquelin. Davanti a loro spazio alla fantasia: Oxlade-Chamberlain parte da destra, Alexis Sanchez da sinistra, mentre al centro Ozil spazia liberamente dietro la punta Walcott, incaricata di affondare coi suoi scatti la retroguardia dell’Olimpyakos.

Olympiakos che, agli ordini di Marco Silva, si schiera con modulo speculare agli inglesi. Roberto Jimenez a difendere lo specchio;  retroguardia a 4 composta da Salino, Slovas, Botia, Elabdellaoui. In mezzo al campo tutta l’esperienza della leggenda Esteban Cambiasso assieme a Pajitim Kasami. Sulla trequarti agiscono Felipe Pardo e i due classe ’92 Fourtounis e Seba, a supporto del nigeriano Ideye.

Al fischio dell’olandese Bas Nijhuis la sfida ha inizio. Per la prima mezz’ora i ritmi sono molto rilassati e le occasioni ben poche, con le squadre impegnate a tenere il baricentro alto durante il giro palla, ma incapaci di creare una breccia oltre la trequarti avversaria. Arsenal molto duro nei contrasti in mezzo al campo, Olympiakos che sembra piuttosto attendista. Uniche occasioni degne di nota sono due contropiedi a cavallo del decimo minuto, guidati da Alexis Sanchez (realmente straripante palla al piede stasera), ma sciupati prima da Chamberlain e poi da Walcott, entrambi lanciati a tu per tu con Roberto. Dall’altra parte la risposta arriva solo al 22’ con una grande azione sulla destra di Elabdellaoui, che dopo essersi girato tra due avversari suggerisce centralmente per Fourtounis. Il greco ben posizionato spara il sinistro di poco a lato.
Ma alla mezz’ora la miccia si accende ed iniziano i fuochi d’artificio. Il primo colpo è dei greci: lancio lungo di Seba a scavalcare la difesa, clamoroso pasticcio con Koscielny e Gabriel Paulista che si ostacolano e permettono a Fourtounis di ottenere un corner con un tiro respinto. L’angolo successivo è diretto rasoterra al limite dell’area, dove si fa trovare pronto Pardo, che è poi fortunato nel trovare Walcott sulla traiettoria del suo tiro: Ospina non può nulla, è 1-0.
Ma proprio quando l’Arsenal sembra aver sofferto il colpo, la fortuna restituisce quello che aveva tolto: Roberto devia male un tiro tutt’altro che irresistibile di Walcott, imbeccato sulla sinistra da un favoloso filtrante di Sanchez. Dopo nemmeno tre minuti la parità è ristabilita.
Tutto fa pensare ad un X per la fine del primo tempo, ma al minuto 39 è di nuovo un portiere il protagonista negativo. Stavolta la papera è di Ospina, che prova a bloccare in due tempi un corner diretto in porta del solito Fourtounis, ma di fatto trascina la palla oltre (?) la linea. La convalida arriva immediata dal giudice di porta, ma le immagini al rallentatore lasciano qualche dubbio.
Assolutamente certo invece il risultato all’intervallo: Olympiakos avanti 2-1. Sullo scadere arrivano le ammonizioni di Sanchez (proteste) e Gabriel (intervento molto duro a centrocampo).

Ad inizio ripresa Marco Silva getta nella mischia l’islandese Alfred Finnbogason che rileva Ideye Brown.
Ma già dall'inizio della seconda frazione si nota come l’Arsenal voglia spingere sull’acceleratore per cercare il pari: nei primi dieci minuti la pressione sulla trequarti avversaria è costante ma mai pericolosa. Nel frattempo Wenger è costretto a sostituire Koscielny (probabilmente uno stiramento per lui, patito subito dopo un intervento in scivolata) con Per Mertesacker, ma soprattutto sceglie di sacrificare la fisicità di Coquelin per dare spazio ad Aaron Ramsey. Scelta che sortirà subito i suoi frutti: allo scoccare dell’ora di gioco il gallese inventa un passaggio di 20 metri che spacca la difesa e libera Walcott in area: attento Roberto, che respinge e dice di no anche al tentato tap-in di Mertesacker, poi è un miracolo di Elabdellaoui (di testa a pochi passi dalla linea) a respingere la terza conclusione consecutiva, stavolta di Cazorla.
Passano solo tre minuti ed arrivano di nuovo occasioni in serie per gli inglesi: Chamberlain sfiora il gollonzo con un cross sballato (letto dal solito Roberto); sugli sviluppi del calcio d’angolo successivo ci provano prima Ramsey di potenza, respinto, e poi Sanchez che a giro da sinistra mette di poco a lato.
Ma il gol è nell’aria. Ed infatti l’azione successiva è quella giusta. Ramsey riesce a liberarsi del pallone tra tre avversari sulla destra, serve Walcott che propone un traversone morbido insaccato di testa dall’onnipresente Sanchez: è 2-2.
Ma neanche il tempo di esultare e i tifosi dei Gunners vengono gelati di nuovo: sugli sviluppi del calcio d’inizio la difesa di Wenger è totalmente in bambola e Cambiasso ha tempo e spazio per servire con un dolce pallonetto Pardo.  Tocco al volo delizioso da destra per il neo entrato Finnbogason, che deve solo spingerla alle spalle di Ospina, e terzo vantaggio dei greci.
Da questo momento i padroni di casa attaccano con poca lucidità, anche per merito di Roberto (miracoloso sulle punizioni di Mesut Ozil e Santi Cazorla, entrambe indirizzate nel sette). 

Non bastano a Wenger lo scatenato Ramsey, le percussioni di Sanchez o la mossa della disperazione dell’ex Joel Campbell al posto di Hector Bellerin: i tre punti sono degli uomini di Silva.

Un Olympiakos bravo a sfruttare le occasioni e a soffrire (ma nemmeno troppo) quando necessario fa bottino pieno in Inghilterra e sale a tre punti, alla pari con la Dinamo Zagabria (prossimo avversario nel doppio confronto, che torna da Monaco di Baviera con una cinquina ricevuta) e con ottime possibilità quantomeno di sperare fino alla fine nella qualificazione.
L’Arsenal invece cade di nuovo vittima della sua fragilità ed insicurezza difensiva, che lo condanna a rimanere a 0 punti rendendo terribilmente in salita il cammino. Con ogni probabilità infatti non basteranno i sei punti che potrebbero fruttare dalle sfide di ritorno contro Dinamo Zagabria e Olympiakos (quest'ultima comunque insidiosa, nella bolgia del Karaiskakis), ma si renderà necessario portare via almeno un punto, se non tre, al Bayern di Guardiola, nel doppio confronto. Non esattamente una passeggiata.
Intanto stampa e tifosi incalzano Wenger condannandolo dalle scelte di mercato a quelle tattiche. Per i suoi uomini l’unica risposta possibile è quella del campo. L’occasione è già domenica prossima, quando a Londra sarà ospite lo United. Ci sarà da divertirsi…