Champions League - Gruppo H, nessuno sa fermare lo Zenit: 2-0 al Valencia

Quinta vittoria in cinque partite per gli uomini di Villas-Boas che si assicurano il primo posto matematico. A segno Shatov e Dzyuba rispettivamente nel primo e nell'ultimo quarto d'ora. Il Valencia rischia di non arrivare agli ottavi.

Champions League - Gruppo H, nessuno sa fermare lo Zenit: 2-0 al Valencia
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Di Stefano Fontana

Nella fredda e noiosa sfida delle 18.00, valida per il gruppo H della Champions League 2015/16, lo Zenit San Pietroburgo conquista la quinta vittoria consecutiva su cinque partite giocate, assicurandosi (se ce ne fosse bisogno) il primo posto matematico nel girone. Valencia troppo spesso in difficoltà, scarico e poco motivato. Riviviamo insieme il match.

Valencia che arriva a San Pietroburgo dopo aver conquistato sette punti nelle ultime tre gare di Liga, ma reduce anche dalla sconfitta di Gent (1-0) nell’ultimo match europeo. Zenit che invece può contare sui dodici punti su dodici conquistati in coppa, confrontati però con le difficoltà di questa prima parte di campionato (solo quarto posto per Villas-Boas e i suoi).
Russi assoluti capolisti del girone con dodici punti, dieci gol segnati e solo quattro subiti. Spagnoli che inseguono a sei punti, cercando la vittoria che manterrebbe ancora vive le speranze di primo posto e di conseguente sorteggio probabilmente più favorevole agli ottavi, ma soprattutto che allontanerebbe il Gent, lontano solo due lunghezze ed impegnato questa sera contro l’Olimpique Lione ultimo.

Tre le assenze per Villas-Boas: all’infortunato Fayzulin si aggiungono gli squalificati Anyukov e Javi Garcia. Il tecnico portoghese si affida al suo connazionale Danny, che agirà alle spalle del tridente Shatov-Dzyuba-Hulk. Mediana con l’immancabile Witsel e Neto; saranno Smolnikov, Garay, Lombaerts e Domenico Criscito a difendere Lodygin.

Situazione di gran lunga peggiore dalle parti di Valencia: Nuno Espirito Santo deve fare i conti con assenze pesantissime e soprattutto distribuite in tutti i reparti: Diego Alves, Mustafi, Barragàn, Piatti, Rodrigo e Negredo sono ai box per problemi fisici. Esordio internazionale per il classe 1994 di Ruben Vezo, che completa il reparto difensivo con Joao Cancelo, Abdennour ed il ventenne Jose Gaya. Centrocampo a quattro con Javi Parejo ed Enzo Perez centrali, Feghouli a destra e Andre Gomes a sinistra. Paco Alcacer e Mir Vicente formano la coppia di attaccanti.

Zenit San Pietroburgo (4-2-3-1): Lodygin; Smolnikov, Garay, Lombaerts, Criscito; Witsel, Neto; Shatov, Danny, Hulk; Dzyuba. All. Villas-Boas.

Valencia (4-4-2): Domenech; Cancelo, Vezo, Abdennour, Gaya; Feghouli, Parejo, Perez, Gomes; Paco Alcacer, Vicente. All. Espirito Santo

In uno stadio Petrovsky freddo nel clima ma caldo nello spirito, sarà Svein Eddvar Moen a comandare la terna arbitrale.
Prima fase piuttosto sonnolenta, con lo Zenit a comandare il possesso ed il Valencia che aspetta guardingo, forse ancora non totalmente a proprio agio con le rigide temperature russe rispetto al sud della Spagna.
Dopo quindici minuti la partita si sblocca: lancio lungo sulla sinistra di Criscito, Vezo buca totalmente l’anticipo e Hulk sfrutta la prateria che gli si apre davanti. Il brasiliano è contrastato ma con molta reattività tocca la sfera di testa per Dzyuba, che dalla trequarti inventa un grande tocco in verticale che beffa la linea degli spagnoli e trova Shatov tutto solo in area: controllo ed esterno destro a beffare Domenech in uscita, è 1-0.
Nella parte centrale della prima frazione la partita potrebbe salire di livello ma non lo fa: il gioco è lento e spezzettato da falli e rimesse laterali. Ci prova lo Zenit con Danny ed Hulk dalla distanza, mentre il Valencia fatica incredibilmente tanto ad uscire dalla propria metà campo con la palla tra i piedi. Alle porte della mezz’ora di gioco, però, gli spagnoli battono un colpo: il capitano Dani Parejo mette due ottimi traversoni dalla destra, entrambi chiusi in corner da Lombaerts non senza qualche patema.
Cinque minuti e i padroni di casa rispondono: punizione lunga dalla trequarti sinistra di Hulk, con Danny che serve Witsel con una sponda volante in area piccola. Il belga fallisce clamorosamente una conclusione a due metri dalla porta; per sua fortuna era tutto fermo per fuorigioco di Danny.
Altre occasioni per il Valencia nel finale: Feghouli mette dentro dalla destra, Paco Alcacer è completamente solo ma non trova la coordinazione ottimale per la zuccata, che termina a lato alla sinistra del palo. Ancora Alcacer due minuti dopo: su lancio del solito Feghouli in verticale, grande sponda a favorire Parejo che chiude il triangolo. Solo la scivolata di Smolnikov riesce ad evitare il peggio per il San Pietroburgo.
Russi che devono anche fare i conti con qualche problema fisico nel finale di primo tempo: si ferma Shatov, con un problema alla caviglia dopo un cambio di direzione; poco dopo Neto, vittima di una brutta caduta tra collo e spalla dopo un contatto aereo a centrocampo. Entrambi però riusciranno a continuare.
Dopo due onesti minuti di recupero, è il momento dell’intervallo al Petrovsky.

Dopo quindici minuti esatti tornano in campo gli stessi 22, e Moen può fischiare la ripresa del gioco. Al quarantanovesimo è Criscito ad andare vicino al gol: buona progressione di Danny sulla fascia sinistra, il portoghese la mette in mezzo con l’esterno ed è Witsel a saltare più in alto di tutti prolungando per Shatov. Palla che torna al belga, rimpallato: Criscito si trova al posto giusto al momento giusto e azzarda il colpo di tacco in area piccola. Tutto fermo, però; l’ex Genoa è in offside.
Prima dell’ora di gioco è Hulk a inventarsi due occasioni da calcio piazzato: prima cerca il colpaccio col sinistro a giro direttamente in porta da corner (Domenech si salva in extremis coi pugni), poi offre un’invitante cross dalla sinistra a Garay, che svetta mancando di poco la porta degli spagnoli.
La partita continua ad essere spezzata, compassata e poco gradibile in generale. Espirito Santo prova a cambiare buttando nella mischia Santi Mina per Rafael Mir Vicente. Ed infatti è proprio Mina a segnare dopo pochi minuti su ottima imbucata di Parejo: lo spagnolo ha però un piede oltre la linea e l’assistente lo pizzica. Il Valencia sembra crederci e riuscire ad alzare il baricentro del possesso, ma in questo modo lo Zenit trova terreno fertile per le sue ripartenze. Danny prende palla a centrocampo e parte in progressione; splendido triangolo al limite dell’area con Shatov, che recapita il pallone di ritorno in area per il portoghese. Tocco di esterno destro di prima per servire Dzyuba, che tutto solo non se lo fa dire neanche mezza volta e butta il pallone in rete a portiere battuto. Grande prova di concretezza degli uomini di Villas-Boas che fanno 2 a 0 a quindici dal termine.
Il Valencia prova a reagire con una punizione a giro di Parejo ben neutralizzata da Lodygin. Ma è ancora lo Zenit, e ancora in contropiede, a far male. Witsel esce rapidissimo dalla sua trequarti; Dzyuba spinge centralmente allargando poi per il solito Shatov, una vera spina nel fianco della difesa spagnola stasera. Il russo punta la porta ma al limite viene steso da Ruben Vezo. Eddvar fischia subito e giudica l’azione chiara occasione da gol: la sanzione non può che essere l’espulsione. Questo segna definitivamente la resa del Valencia, che lascia negli ultimi dieci minuti poco meno di una passerella ai russi, con Hulk e Witsel vicini al tre a zero dalla distanza.
I tre di recupero sono esercizi di palleggio dello Zenit: al triplice fischio scoppia il tripudio del Petrovsky.

Vittoria importante per lo Zenit che guadagna la tranquillità matematica del primo posto e mantiene l’imbattibilità nel girone ad una sola partita dal termine. Valencia che invece rimane impantanato a sei punti e deve assolutamente vincere nella sfida della prossima giornata contro il Lione, e potrebbe comunque non bastare in caso di quattro punti in due partite del Gent.

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About the author
Stefano Fontana
Ventenne. Ex-Liceo Scientifico abruzzese, trapiantato a Bologna nella facoltà di ingegneria informatica. Da sempre malato di calcio, fede rigorosamente rossonera, alla quale nel tempo si è aggiunta quella biancorossa dei Gunners. Con gli anni ho imparato ad amare tennis e basket NBA, grazie rispettivamente a Roger Federer ed alle mani paranormali di Manu Ginobili. Aspirante chitarrista con poche fortune. Non rifiuto mai una birra gelata.