Molli, poco attenti, allungati e privi di organizzazione. Bastano pochi termini per inquadrare la prova offerta dal Barcellona ieri in quel di Vigo. 4 gol al passivo, inaccettabile per i campioni d’Europa in carica, ancor di più se accade per la seconda volta in appena 9 uscite stagionali. Sul banco degli imputati ci sono un po’ tutti, a partire da i protagonisti in campo.

Uno come Ter Stegen per esempio, decisivo per la conquista della scorsa Champions, ora sembra improvvisamente diventato fragile e insicuro. Giocare alla Neuer non lo sta aiutando, ma il problema non è tutto nei gol presi da centrocampo, anzi il difetto più grave sembra stare nella scarsa comunicazione con i suoi difensori, poca comunicazione sinonimo di insicurezza trasmessa a tutta la squadra. Per fortuna di Luis Enrique, Bravo sembra essere pronto per tornare in campo già nel prossimo turno con il Siviglia, in attesa che Ter Stegen torni quel portiere che appena due mesi fa vinceva la Champions League da protagonista.

Lasciando da parte il discorso relativo al portiere, l’atteggiamento della difesa a Vigo e nei match precedenti lascia molto a desiderare. Ieri ci si attendeva una grande prova dal rientrante Piquè, all’esordio in Liga, e invece il centrale catalano è stato il peggiore in campo. Spesso fuori posizione, lento e goffo con il pallone tra i piedi come in occasione del gol del 2-0, Piquè è risultato il vero anello debole della retroguardia barcelonista che di certo non ha brillato con altri interpreti come Mascherano o Dani Alves, sempre presi in velocità da Nolito.

Anche il centrocampo ha lasciato molti dubbi sin dall’inizio della nuova stagione. Busquets e soprattutto Rakitic sono poco dinamici e in evidente ritardo di condizione, coprono poco in fase di non possesso, e questo crea ulteriori difficoltà alla retroguardia catalana troppo spesso chiamata a fronteggiare palloni alti o uno contro uno senza ricevere il necessario supporto. L’infortunio di Rafinha ha inguaiato ancor di più la situazione togliendo dalle rotazioni e della mediana, e dell’attacco un calciatore abile ed intelligente in entrambe le fasi di gioco. Iniesta, l’inossidabile capitano fa quello che può, ma a 31 anni giocare da solo e sobbarcarsi il peso di una squadra sulle spalle riesce difficile anche ad un fuoriclasse del suo livello.

Il capitolo attacco invece, ruota tutto intorno ai tre marziani Messi, Suarez e Neymar. L’ultimo dei tre, O Ney è andato a segno nelle ultime due sfide, ma il problema che lo ha tenuto ai box in agosto sembra l’abbia rallentato in condizione e freschezza sotto rete. Messi invece, è il più altalenante dei tre: domenica con il Levante ha giocato benissimo, segnando la prima doppietta della stagione ma anche sbagliando un rigore. Ieri è stato nullo, incapace di rendersi pericoloso nei momenti chiave, troppo fermo, forse ancora stanco dopo la grande stagione passata e la Copa America persa all’ultimo. Infine c’è Suarez, costante, efficace, ma imbronciato. Lucho continua a farlo riposare come accaduto con il Levante, mentre Luis ha fame di gol. Il suo lavoro è prezioso sia la davanti che in fase di ripiegamento difensivo, eppure Luis Enrique lo dosa, probabilmente sperando che Luis così come la sua squadra arrivi al top nella seconda parte di stagione, strategia che lo scorso anno permise al Barça di vincere tutto.

Intanto Lucho riflette attentamente sugli errori commessi e sulle possibili strategie per migliorare i vari reparti; il weekend è impegnativo, poi c’è il Leverkusen in Champions, sbagliare non è più ammesso, il Barça deve tronare a fare il Barça.