Luis Suarez, Sergio Aguero, Alvaro Negredo, Mesut Ozil, Wayne Rooney, Robin Van Persie, Eden Hazard, Aaron Ramsey, Steven Gerrard. Sono i nomi dei giocatori più forti che militano nella Premier League, calciatori in grado di rovesciare una partita da un momento all'altro grazie alla loro classe e le loro giocate. Ma se avete notato che manca un giocatore dalla lista sopra citata state tranquilli, non è stata affatto una mia dimenticanza. Si perchè questa lista a Yaya Touré andrebbe stretta. Il numero 42 del Manchester City si spinge ben oltre il livello di gioco di tutti gli altri calciatori del campionato inglese e non ha eguali al mondo.


Eppure tra i 3 giocatori che si contenderanno il Pallone d'Oro tra pochissimi giorni, Yaya Touré non c'è, pagando la pessima stagione 2012/2013 del Manchester City incapace di difendere il titolo conquistato nella stagione precedente, bruttissimo in Champions League e beffato nella finale di FA Cup. Aldilà dei risultati che alla fine se andiamo a vedere non ha ottenuto neanche Cristiano Ronaldo, un posto nella lista finale l'ivoriano l'avrebbe meritato eccome. A differenza di Messi, Ronaldo e Ribery infatti, Touré è un giocatore totale: attacca, difende, lancia, scivola, recupera, fa gli assist, macina chilometri e siamo sicuri che, se potesse farlo, parerebbe anche. Semplicemente un giocatore perfetto, uno di quelli per cui vale la pena pagare il prezzo non bassissimo del biglietto, uno di quelli che ti sembra di essere al cinema per quanto siano impossibili certe azioni.

Eppure al suo arrivo a Manchester regnava lo scetticismo: se i 30 milioni di Euro pagati al Barcellona per un giocatore che faticava ad entrare nell'11 titolare, chiuso da Xavi ed Iniesta e poi superato anche da Busquets, potevano sembrare nella norma delle spese folli del City dello sceicco, suonavano ben diversi i 10,8 milioni di stipendio alla firma del contratto, che rendevano Touré il quarto giocatore più pagato al mondo. Arrivava in Inghilterra dunque con grandi speranze e molte aspettative. Deludere è molto più facile che conquistare, la sfida che si presentava al fratello minore di Kolo Touré sembrava dunque durissima. Invece no. Dopo aver girato il mondo con le maglie di ASEC Mimosas, Beveren, Metalurg Donetsk, Olympiakos, Monaco e Barcellona, Yaya capì che era arrivato il momento di fermarsi, quello di accoppiare il suo nome ad una realtà calcistica, del genere che come pensi ad una squadra ti viene subito in mente il giocatore più forte. E così è stato.

Roberto Mancini gli dona le chiavi del centrocampo Citizens e l'ivoriano è il miglior guardiano che il City potesse trovare sul mercato: 35 partite e 6 gol il primo bottino in Premier, Gareth Barry e Nigel de Jong i suoi compagni in mezzo al campo che aiutano il City ad entrare per la prima volta nell'elite europea della Champions League. Ma la stagione non finisce qui. Perchè il City a secco di trofei dal 1976 arriva fino alla semifinale di FA Cup dove è in programma il derby contro il Manchester United. In una partita che vede gli skyblues avanti nel gioco, ma bloccati nel risultato, è proprio Touré ad eseguire il lampo che vale la finale contro lo Stoke City.

Il 14 Maggio 2011 dopo 35 anni di attesa il Manchester City torna a vincere un trofeo e Touré diventa l'idolo assoluto quando risolve una gara che era nervosamente bloccata sullo 0-0, nonostante la superiorità teorica della squadra blu di Manchester.

Votato come Calciatore dell'anno Africano per il 2011 (primo centrocampista dopo 12 anni di successi offensivi) nel 2011/2012 Touré riscatta la delusione di perdere la Coppa d'Africa con la sua Costa d'Avorio con un grandissimo campionato, che la squadra di Mancini vincerà al minuto 93.20 dell'ultima gara contro il Queens Park Rangers. 32 partite e 6 gol, score che ripeterà anche l'anno successivo, e prestazioni sensazionali negli scontri diretti contro il Manchester United dove da solo manda in tilt il gioco degli uomini di Ferguson.

La stagione 2012/2013 sembra iniziare nel migliore dei modi con Touré che subito segna nello Charity Shield che il City vince sul Chelsea di Roberto di Matteo. Vince per la seconda volta consecutiva il premio di Calciatore dell'anno Africano in una stagione amara sia per il City che per la Costa d'Avorio, che fallisce nuovamente l'assalto alla Coppa d'Africa. Man of the Match nella semifinale di FA Cup vinta contro il Chelsea non può fare nulla nella sfortunata gara contro il Wigan Athletic che costa il posto a Mancini.

Ma con l'arrivo in panchina di Manuel Pellegrini Touré fa quel passo in più che gli permette di diventare indiscutibilmente uno dei giocatori più forti del mondo: al momento su 27 gare stagionali ha segnato la bellezza di 13 goal. In Fernandinho trova il partner ideale, con il brasiliano che è in grado come lui di assolvere egregiamente i compiti difensivi, permettendo al numero 42 di poter stare più fresco e lucido sotto porta. Sensazionali le sue galoppate, incredibili da vedere: un omone di 191 cm che parte dalla sua metà campo e che, con una progressione incredibile, diviene impossibile da fermare per chiunque. Ma non finisce qui, perchè da quest'anno Yaya si è inventato una nuova specialità: sa battere anche i calci di punizione. Perfetti, tutti sotto il sette, tutti imparabili. Quando la palla è ferma sulla mattonella al limite dell'area state pur certi che il gol è nell'aria con lui nei paraggi.

Per i tifosi del City Yaya è ormai una divinità. Non c'è una gara senza almeno un coro per lui, intonato sulla canzone di culto britannica nei primi anni '90 No Limit dei 2 Unlimited, coro nato quando ancora in squadra era presente anche il fratello Kolo. Il titolo della canzone si sposa perfettamente con Yaya. No Limit, senza limiti proprio come le sue magie in campo.

Tecnica sopraffina, potenza fisica, sagacia tattica, duttilità, capacità di svolgere ogni ruolo in campo. Lavatrice di centrocampo, finalizzatore, abile assistman e dulcis in fondo rapinatore d'area. Siamo sicuri di non essere al cospetto del giocatore più forte del mondo?