Presentarsi ai nastri di partenza da campioni in carica, con una rosa che rispetto all'anno scorso è stata solamente puntellata, con un solo grande acquisto, e perdere la prima partita stagionale. Esordio da incubo per il Manchester City, fresco della batosta subita dall'Arsenal (3-0) nel Community Shield. Vero, tantissime assenze possono parzialmente giustificare la sconfitta, ma è stata una tal disfatta che forse anche con un Aguero in più in campo sarebbe cambiato poco. Non lo sapremo mai. Sappiamo per certo però che Pellegrini dopo la sconfitta ha subito richiesto di chiudere la trattativa per Mangala: sesto rinforzo stagionale del City, che vuol riconfermarsi ai vertici del calcio inglese e cercare di migliorarsi ancora in Champions League.

LA COMPLETEZZA, MA SON QUASI IN TROPPI - Allo stato attuale, il Manchester City ha una rosa talmente ampia che potrebbe quasi farci due formazioni titolari, ed entrambe sarebbero probabilmente tra le prime sette-otto squadre della Premier League. Certo, per reggere tutte le competizioni che i Citizens disputeranno (Premier, Capital One Cup, FA Cup e Champions) ci vuole una rosa molto folta. Pellegrini ha però preso un po' troppo alla lettera questo diktat, e forse sarebbe anche ora di cedere qualche giocatore in esubero, anche perchè la rosa è tanto ampia quanto completa, ma non si può rischiare di avere dei giocatori scontenti in casa, soprattutto sapendo che potrebbero trovare molto spazio in altre squadre: è il caso per esempio di Sinclair e Guidetti, rientranti da prestiti, che difficilmente vedranno il campo se dovessero rimanere con la maglia degli Sky Blues. Stesso discorso vale per Zuculini e Boyata, che stanno trovando molto spazio in questo pre-campionato, ma una volta che Pellegrini avrà tutti i suoi uomini a disposizione, sarà raro vederli all'opera. Un problema che l'allenatore cileno dovrà risolvere è quello del portiere: l'arrivo di Caballero dal Malaga ha messo in dubbio il posto da titolare di Joe Hart, lo stesso manager ha detto di avere a disposizione "due numeri uno". E si sa, non avere un portiere titolare, che è sicuro del posto, tende a far calare le sicurezze in primis dei duellanti per il ruolo, ma anche dei difensori. Un problema che va sbrigato presto.

UNA ROSA PUNTELLATA - Rispetto agli altri anni, il City non ha avuto bisogno di lavorare troppo sul mercato. Insomma, sono arrivati comunque sei giocatori, ma sono stati più giocatori di "rifinitura" della rosa, ovvero: l'ossatura centrale non si cambia. Bacary Sagna ad esempio, arrivato a parametro zero dall'Arsenal, sarà il vice Zabaleta, vista la crescita clamorosa del terzino argentino nelle ultime stagioni. Stesso discorso vale per Fernando, arrivato per essere un'alternativa credibile al suo quasi omonimo Fernandinho, nonostante le caratteristiche non siano esattamente le stesse. Certo, giocare vicino a Yaya Tourè faciliterà parecchio le cose all'ex Porto, arrivato per 15 milioni di euro. A rinforzare il centrocampo sono arrivati anche Zuculini e Lampard: il primo è un talento argentino arrivato dal Racing de Avellaneda, che ha grossissimi margini di miglioramento, mentre sul secondo non c'è molto da dire, visto che basta il nome. L'acquisto di Frankie però non è piaciuto per nulla all'ambiente della Premier League, in primis al Chelsea, che si è sentito tradito da uno dei suoi leader storici: dal canto suo però Lampard ha semplicemente fatto la scelta migliore per la sua carriera, giocando ancora mezza stagione ad alti livelli, e dopo la firma con il New York City FC, visto che c'era la possibilità di andar sei mesi in prestito, sarebbe stato stupido sprecarla. Chi invece arriva per la prima volta in un top club Europeo è Willy Caballero, pagato 8 milioni al Malaga: fedelissimo di Pellegrini, l'argentino arriva per contendere il posto da titolare a Joe Hart, mai troppo sicuro in questi anni. L'ultimo innesto in ordine cronologico, ma il primo per importanza, è senza dubbio Mangala: il 23enne centrale difensivo arriva dopo una trattativa lunghissima, che va avanti da 7-8 mesi, e si è conclusa su una base di circa 40 milioni di euro. Pellegrini ha così la spalla ideale da affiancare a Vincent Kompany, anche se il francese dovrà giocarsi il posto con Demichelis, altro fedelissimo di Pellegrini. In uscita poche operazioni, quasi tutte di secondo piano: la cessione più illustre resta quella di Jack Rodwell al Sunderland per 12 milioni di euro. Il mediano arrivato dall'Everton non ha mai trovato la propria dimensione al City, e ora prova a rilanciarsi coi Black Cats. Stesso percorso per Pantilimon, a parametro zero. Lasciano l'Etihad anche due giocatori d'esperienza come Lescott e Barry: entrambi a parametro zero, si accasano il primo al WBA e il secondo all'Everton, dove già aveva giocato in prestito lo scorso anno. Da segnalare i prestiti di Huws al Wigan e di Marcos Lopes al Lille: due giovani interessantissimi, da seguire. Mercato che non è ancora chiuso per il City, specialmente quello in uscita: tra i primi candidati a lasciare l'Etihad ci sono Nastasic, che ha tantissimi estimatori, ma il City non se ne priverà facilmente, Javi Garcia e Sinclair, con questi ultimi due quasi sicuri di andar via.

LA FORMAZIONE TIPO, ANZI, LE FORMAZIONI - Vi abbiamo parlato dei possibili schieramenti diversi del Manchester City e delle due formazioni che Pellegrini era in grado di schierare nel suo 4-4-2. Sostanzialmente la prima è quella titolare e la seconda è quella delle prime alternative per ogni ruolo, ma bisogna dire che alcuni giocatori sono rimasti esclusi anche dalla seconda formazione. Comunque, nella formazione titolare inseriamo Joe Hart come portiere, nonostante il dualismo, visto che sembra comunque lui il favorito per il ruolo di titolare. Davanti a lui linea di difesa a quattro con Zabaleta a destra e Clichy, che parte favorito su Kolarov, a sinistra; la coppia di centrali è formata da capitan Kompany, sicuramente intoccabile, affiancato probabilmente da uno tra Mangala e Demichelis, con il francese che ha comunque più probabilità. In mezzo al campo la coppia che l'anno scorso ha garantito continuità di rendimento e ha costituito una pedina fondamentale per il titolo: quella formata da Yaya Tourè e Fernandinho. Sulle fasce vanno Jesus Navas, che si gioca il posto con Nasri, e David Silva, mentre davanti, vicino al Kun Aguero, ci sarà uno tra Negredo e Dzeko, difficile dire chi dei due parte favorito, anche se almeno per l'inizio della stagione sarà il bosniaco, visto che lo spagnolo è infortunato. Attenzione pure a Jovetic. Nella seconda formazione in porta c'è Caballero, con Sagna terzino destro, mentre parte più indietro Micah Richards, Kolarov terzino sinistro e Nastasic e Demichelis prime alternative al centro della difesa, con Rekik e Boyata che rischiano di vedere molto poco il campo, nonostante il primo venga da una gran stagione con il PSV. A centrocampo le alternative non mancano: Fernando è probabilmente la prima scelta, mentre Zuculini, Lampard e Javi Garcia vengono dopo di lui, anche se quest'ultimo è sul mercato e potrebbe lasciare l'Etihad, mentre l'ex Chelsea giocherà soprattutto le partite importanti, vista la sua esperienza. Sulle fasce ci sono Milner, favorito su Sinclair, che anche lui potrebbe partire, e Nasri; in attacco Jovetic, il vice Aguero, e sempre uno tra Negredo e Dzeko. Difficile invece per Guidetti trovare spazio in mezzo a tutti questi fenomeni.

LA CAVALCATA TRIONFALE - La scorsa stagione ha portato all'Ethiad ben due trofei: la Premier League e la Capital One Cup. In campionato il cammino è stato molto tortuoso, soprattutto dopo un inizio difficile: memorabili sono le sconfitte sul campo dell'Aston Villa e su quello del Cardiff, entrambe guardacaso per 3-2. La squadra di Pellegrini volava in casa, ma soffriva dannatamente in trasferta. Già a ottobre-novembre però i primi segnali di ripresa: in un periodo in cui era l'Arsenal a dettare il passo in campionato, iniziano ad arrivare le prime prestazioni convincenti. A braccetto con Chelsea e Liverpool, i Citizens arrivano nel finale di stagione a giocarsi tutto, ma è grazie alle sconfitte degli altri che si porta a casa il titolo: pesano soprattutto quella del Liverpool in casa con il Chelsea e quella proprio dei Blues sul campo del Crystal Palace. Finale thrilling in tutti i sensi, se si pensa che alla 34esima giornata: Aguero&co. erano caduti ad Anfield Road. Alla fine ha vinto chi ha sbagliato di meno: il City. Nella Capital One Cup il cammino è stato meno tortuoso e meno difficoltoso: 5-0 secco al Wigan al terzo turno, che si vendicherà nei quarti di FA Cup; 2-0 sul campo del Newcastle agli ottavi; 3-1 sul campo del Leicester ai quarti; un 9-0 complessivo (6-0 all'Etihad e 3-0 ad Upton Park) al West Ham in semifinale, per poi battere il Sunderland nella finale di Wembley per 3-1. Dopo la paura iniziale del gol di Borini, nel secondo tempo sono stati il solito Yaya Tourè, Nasri e Jesus Navas a portare il trofeo tra le mani di capitan Kompany, che l'ha issato al cielo di Londra. Dicevamo della FA Cup. Non è andata bene allo stesso modo: già al terzo turno il Blackburn l'ha costretto al replay, poi 5-0 all'Etihad; quarto turno con un 4-2 al Watford difficoltoso; al quinto turno è stato il Chelsea la vittima illustre, ma ai quarti è arrivato il disastro. Proprio quel Wigan che nella stagione precedente aveva battuto i Citizens in finale di FA Cup, ancora una volta è fatale: finisce 2-1 all'Etihad, e Manchester City a casa. Non è andata meglio neanche in Champions League: l'urna ha prima sorriso agli Sky Blues, inserendoli nel girone con Bayern Monaco, CSKA Mosca e Viktoria Plzen, che la squadra di Pellegrini ha chiuso al secondo posto (alla pari con il Bayern, ma i teutonici sono passati come primi per la classifica avulsa). Agli ottavi di finale c'è il Barcellona: all'andata, all'Etihad, finisce 2-0, grazie ai gol di Messi e Dani Alves, ma soprattutto per colpa dell'espulsione di Demichelis. Al ritorno, al Camp Nou, il City ci prova fino all'ultimo, ma soccombe per 2-1.

L'ALLENATORE - Manuel Pellegrini, detto "l'ingegnere", nasce a Santiago del Cile il 16 settembre 1953, ma ha chiare origini italiane: il nonno paterno è infatti nativo della Basilicata, ad essere precisi di Picerno. Ex calciatore, ha giocato dal 1973 al 1986 con la casacca dell'Universidad de Chile, da difensore centrale, collezionando 451 presenze e segnando un gol. Molto curiosa è la ragione del suo ritiro dal rettangolo di gioco: "Smisi quando un ragazzino di 17 anni, ben più basso di me, mi sovrastò e segnò di testa. Si chiamava Ivan Zamorano. Avrei giocato un altro anno. Non ero io a essere vecchio, era lui che saltava tanto". Dopo il ritiro, Pellegrini diventa l'allenatore del club nel 1988: da qui al 1996 gira il Cile: Palestino, O'Higgins, la Nazionale under-20 e l'Universidad Catolica, prima di approdare in Ecuador, alla LDU Quito, e poi in Argentina, prima al San Lorenzo e poi al River Plate, fin quando il Villarreal gli dà l'occasione di approdare in Europa. Qui l'ingegnere trova la sua definitiva consacrazione come allenatore di altissimo livello: riesce anche a raggiungere una clamorosa semifinale di Champions League nel 2006, prima di piegarsi di fronte all'Arsenal. La grandissima occasione arriva nel 2009, quando il Real Madrid lo chiama per sostituire Juande Ramos. E' il Real del Perez-bis, quello con Kakà, Cristiano Ronaldo e Benzema: Pellegrini però non riesce a conquistare nemmeno un trofeo, e in campionato si piazza secondo alle spalle del solito Barcellona, anche se conquista 96 punti. Verrà sostituito a fine stagione da Josè Mourinho. A novembre dello stesso anno, arriva la chiamata del Malaga, in situazione disperata nonostante le grandi spese sul mercato: Pellegrini al primo anno salva la squadra, al secondo anno riesce a portarla al quarto posto e al terzo anno raggiunge addirittura i quarti di finale di Champions League, andando oltre alla crisi economica che aveva colpito il club. A fine stagione 2013, in scadenza di contratto, si dimette e firma per il City. Il resto è storia: con i Citizens vince i suoi primi due trofei in Europa, e chissà che non siano solo i primi di una lunga serie...

OBIETTIVO: RIPETERSI - Come dicevamo, la Premier e la Capital One Cup sono stati i primi trofei vinti da Pellegrini in Europa. Per la nuova stagione la dirigenza vorrebbe arrivare anche a qualcosa di più prestigioso, ovvero la Champions League. In queste due annate il City non è andato oltre gli ottavi di finale, l'anno prima era stato addirittura condannato ai gironi: il miglioramento è d'obbligo, soprattutto vista la rosa a disposizione dell'allenatore. Oltre all'Europa però, gli Sky Blues dovranno, e vorranno, ripetersi anche in campionato, anche se la concorrenza è agguerrita: Arsenal, Liverpool, Chelsea e Manchester United sono pronte a scalzare la squadra di Pellegrini dal trono d'Inghilterra. Le coppe nazionali sono sempre ben accolte, ma restano comunque obiettivi secondari: le priorità sono la Champions League e il campionato. E quest'anno non sono ammessi fallimenti.

IL GIOCO FLUIDO - Pellegrini ha dato la giusta dimensione a una squadra piena di fenomeni: un calcio quasi totale. Il City può andare sulle fasce con la stessa facilità con cui trova le imbucate centrali per i propri attaccanti. Il perno del centrocampo resta comunque lui: Yaya Tourè. Quasi tutti i palloni passano dai suoi piedi, o da quelli di Fernandinho, lì in mezzo al campo, ma c'è anche la possibilità di affidarsi ai lanci lunghi, tramite Kompany, sfruttando le sponde degli arieti Negredo e Dzeko. Insomma, limitare il City e cercare di contenerli è un'impresa per ogni difesa. Il nemico principale dei Citizens sono loro stessi: se dovessero mancare grinta e cattiveria, difficilmente potrebbero arrivare in alto, ma se dovessero giocare tutti al 100% delle loro possibilità, beh, in quel caso è veramente un compito arduo provare a batterli.

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About the author
Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]