La conclusione del calciomercato è per qualcuno una liberazione, per altri solo una fase della stagione come le altre. Comunque, dal 2 di Settembre nessuno potrà correre più ai ripari. Almeno fino a Gennaio, naturalmente. D’ora in poi le squadre verranno giudicate per quello che sono, e non per quello che saranno se arrivasse questo o quest’altro. Il campo come metro di giudizio, il rettangolo verde per definire se un club ha operato degnamente oppure no. Arsene Wenger è uno abituato a stare sotto i riflettori delle critiche, mosse dai giornali, ma anche dai propri tifosi, troppe volte insofferenti dopo alcune scelte opinabili fatte dal manager francese. Altrettanto spesso Wenger ha dimostrato di avere ragione ma, come detto, è sempre stato il campo a dire l’ultima parola. Tuttavia l’Arsenal che si appresta ad entrare nel vivo della stagione – quarto turno di Premier League contro il Manchester City e trasferta di Champions League a Dortmund le prossime gare – sembra ancora incompleto per poter fare il salto di qualità che in tanti si aspettavano dopo la FA Cup conquistata lo scorso maggio.

Difesa: coperta corta e vulnerabilità

L’aver venduto Vermaelen non è stato un cattivo business, anzi. Giocatore demotivato, troppo spesso infortunato, il Barça ha versato nelle casse dei Gunners circa £15m, soldi che hanno coperto in parte l’arrivo del diciannovenne Chambers (costato circa £16m) dal Southampton. Chambers nasce però mediano, per poi essere trasformato in terzino destro da Pochettino la scorsa stagione e gettato nella mischia da Wenger come centrale difensivo questa stagione. L’avvio è stato promettente, ma alcuni errori (più o meno grossolani) esibiti durante le gare dimostrano che il giocatore è in ancora in fase evolutiva. Con lui, anche il resto della difesa ha fin qui ballato: contro il Crystal Palace sono bastati i centimetri di Hangeland per creare scompiglio sui calci piazzati, contro l’Everton le combinazioni di velocità di Lukaku e Naismith hanno aperto voragini ed a Leicester è bastato il volenteroso Ulloa a mettere in difficoltà la difesa dei Gunners.

Oltre Chambers, solo Mertesacker e Koscielny sono centrali di ruolo, visto che lo spagnolo Ignasi Miquel è stato ceduto al Norwich nelle ultime ore di mercato. Tre giocatori per due posti con una stagione lunghissima sembrano un azzardo, considerato che le uniche alternative di ruolo sono i giovani Semi Ajayi (’93), Isaak Hayden (mediano classe ’95 che può essere impiegato anche come difensore centrale) ed il promettentissimo spagnolo Julio Pleguezelo (’97), tutti non ancora testati ad alti livelli. Un ulteriore soluzione è quella di spostare lì Nacho Monreal, esperimento provato più volte durante il pre-campionato, ma è difficile che il terzino spagnolo possa dare garanzie in quel ruolo: bravo nell’anticipo, ma inefficace sui palloni alti e nelle diagonali, avversari come Diego Costa, Lukaku o Agüero andrebbero a nozze contro un centrale improvvisato.

Terzino destro: Bellerin pronto per i grandi palcoscenici?

La cessione di Jenkinson in prestito al West Ham ha lasciato Debuchy come unico padrone della fascia destra. La riserva del nazionale francese è in teoria il catalano Hector Bellerin, uno fra i ’95 più promettenti a livello mondiale. Bellerin la scorsa stagione si è diviso fra la formazione Under-21 dei Gunners ed un periodo di prestito al Watford. Al Vicarage Road è stato titolare con Zola, ma dopo l’esonero dell’allenatore sardo è stato accantonato da Sannino tant’è che Wenger a Febbraio se lo è riportato a casa per fargli concludere la stagione nell’Academy. Bellerin rappresenta il futuro, può far bene nell’immediato, ma ovviamente il suo inserimento dovrà essere dosato. A Dortmund Debuchy sarà squalificato. Per Wenger il primo dubbio. Chi prenderà il suo posto? Chambers? Bellerin? Oppure Wenger riciclerà ancora una volta Flamini terzino, come nella stagione 2006?

Centrocampo: Tanta qualità, ma manca il mastino

Özil, Cazorla, Ramsey, Wilshere, Arteta, ma la lista prosegue. E’ impossibile trovare un giocatore non dotato tecnicamente nel centrocampo dell’Arsenal. E nell’elenco andrebbe inserito di diritto Rosicky che a 33 può ancora apportare esperienza e classe ed Abou Diaby, che qualche anno fa era destinato a diventare con la maglia dei Gunners quello che Yaya Tourè è per il Manchester City, prima che una serie infinita di incidenti a catena, iniziata nel 2010, lo abbia visto passare più tempo in infermeria che sul campo di calcio. Ovviamente, in mezzo a tanta qualità, il tassello mancante sembra essere l’assenza di un mastino di centrocampo, l’uomo in grado di coprire le spalle ai “sergenti maggiori” ed aiutare la difesa quando c’è bisogno. Flamini è l’unico mediano flangiflutti in rosa, ma, nonostante l’impegno e la dedizione, il trentenne francese non è certo un top-class player.

In estate inoltre non è stato trovato nessun acquirente per Coquelin, ma malgrado il mediano francese sia rimasto in rosa, è difficile immaginare per lui un ruolo diverso da quello di panchinaro o sparring-partner per qualche partita di League Cup. Coquelin, come Bellerin, è la conferma di quanto i prestiti non sempre fanno bene ai giocatori: con il Freiburg ha giocato sì 16 partite in Bundesliga e 5 in Europa League, ma è stato quasi sempre schierato fuori dal suo ruolo naturale ed utilizzato maggiormente come ala sinistra, dove ovviamente non è stato né carne né pesce.

Attacco: Welbeck potrebbe far non rimpiangere il mancato arrivo di Falcao, purché Wenger trovi l’assetto giusto

Sign a fucking striker”. Questo il coro rivolto dai tifosi dell’Arsenal verso Wenger al termine della gara con il Leicester. C’era fermento nel capire come avrebbe reagito il manager dopo l’infortunio di Giroud che sta tenendo fuori causa la punta transalpina fino a fine anno. Wenger è sempre rimasto schivo sull’argomento, ma alla fine una punta è arrivata: Danny Welbeck.

Ovviamente chi si aspettava il pesce grosso – Remy e Falcao erano gli unici rimasti sul tavolo – è rimasto deluso. Remy è finito al Chelsea, mentre Falcao allo United e proprio l’arrivo del “Tigre” a Manchester ha aperto le porte alla cessione di Welbeck all’Arsenal. In molti hanno visto l’operazione come “il raccogliere le briciole degli altri”, definendo l’attaccante uno scarto dello United e non certo il bomber dal grilletto fumante che serviva. In realtà l’Arsenal potrebbe rappresentare per Welbeck quello che Liverpool è stato per Sturridge: una nuova alba di una carriera ancora tutta da scrivere visto che stiamo pur sempre parlando di un giovane di 23 anni.

Tuttavia non sono solo i numeri a distinguere Welbeck ma le sue peculiarità. Innanzitutto è un “hard-worker”, uno di quelli che non si tirano indietro nell’effettuare il lavoro sporco, come il pressing o la copertura di un compagno. Ferguson lo impiegò spesso esterno di centrocampo con compiti quasi da terzino ed allo stesso tempo lo schierò anche centravanti. Lo stesso ha fatto Hodgson con la nazionale inglese. Insomma un bel coltello multiuso. Poi c’è il suo stile, il suo dinamismo, e la capacità di attaccare gli spazi che sembrano fatti apposta per i passaggi filtranti di Ozil e Cazorla e per le combinazione in velocità con Sanchez e Ramsey.

No. Welbeck non è Falcao, ovvio. Ma potrebbe essere utilissimo lo stesso all’Arsenal, purché Wenger trovi l’assetto giusto. Sanchez si sta inserendo nei meccanismi e ha già mostrato passi da gigante ma spesso è apparso fuori posizione, o, per essere più esatti, in zone del campo dove è meno pericoloso. A Leicester il suo impiego come ala sinistra non ha convinto per niente e la soluzione con lui centravanti unico è sembrata poco appropriata. Anche Sanogo ha deluso le attese dopo l'exploit dell'Emirates Cup. Podolski e Campbell meriterebbero più minuti, ma in generale la squadra è sembrata lenta ed mal connessa negli ultimi metri: solo Cazorla ed a tratti Ramsey hanno saputo fornire quel pizzico di vivacità mentre il genio di Ozil sta ancora riposando nella lampada dopo le fatiche della Coppa del Mondo. Si attende con ansia il rientro di Walcott che dovrebbe dare un’ulteriore verve ad un reparto apparso troppo sterile. Ma anche Wenger dovrà metterci del suo: il 4-2-3-1/4-1-4-1 sembra oramai collaudato, tuttavia il manager ha in mano tutte le carte, specie dopo l'arrivo di Welbeck, per poter varare all’occorrenza sul 4-3-3 o 4-4-2 col centrocampo a rombo. Proprio la flessibilità offensiva, in stile Liverpool, potrebbe essere l’arma nascosta dei Gunners. Sarà importante saperla usare però.