WEST HAM - CHELSEA 0-1

22' Hazard

West Ham (4-3-1-2): Adrian; Jenkinson, Tomkins, Reid (7' Collins), Cresswell; Noble, Kouyate (87' Nené), Nolan; Downing; Valencia, Sakho. All.: S. Allardyce.

Chelsea (4-2-3-1): Courtois; Ivanovic, Cahill, Terry, Azpilicueta; Zouma, Fabregas; Ramires, Oscar (73' Willian), Hazard; Diego Costa (90+3' Drogba). All.: J. Mourinho.

Senza Carroll, il West Ham si affida ancora a Sakho e Valencia davanti, mentre a centrocampo resta fuori Song. Il Chelsea cambia poco rispetto all'undici vincente in Coppa di Lega: in mediana, a sostituire lo squalificato Matic, c'è ancora Zouma.

Ha abbastanza vita facile la squadra di Mourinho nel primo tempo: Reid si infortuna e la difesa degli Hammers lascia spazi, anche se dall'altra parte arrivano occasioni grazie alla velocità dei due attaccanti. Alla fine però a trovare il gol del vantaggio sono i Blues: Ramires crossa da destra e Hazard, dimenticato a centro area, deve solo appoggiare di testa in porta. Aumenta il pressing la capolista, Jenkinson salva tutto su Diego Costa, mentre dall'altra parte è Sakho il più pericoloso, soprattutto di testa. Primo tempo che si chiude sullo 0-1, partita tesa e molto combattuta: Mourinho apprezza l'atteggiamento dei suoi.

Nel primo quarto d'ora della ripresa piovono occasioni: Sakho chiama Courtois a un mezzo miracolo col piede, dall'altra parte doppia occasione di Ramires che prima, dopo una grande azione personale, col sinistro coglie il palo, poi trova una parata assurda di Adrian col piede. West Ham comunque in crescita, si può parlare quasi di assedio. Si perde diverso tempo per un infortunio a Kouyatè, ma gli Hammers non perdono lo slancio, mentre il Chelsea vive di ripartenze. Girandole di cambi, nei 6 di recupero il West Ham recrimina un rigore per un fallo di mano di Cahill, poi Cresswell salva sulla linea sul tiro a botta sicura di Willian. Tra mille sofferenze, i tre punti alla fine li prendono i Blues.

Morinho festeggia: sa di avere vinto una partita pesantissima, e vede il titolo sempre più vicino. +5, ma potenziale +8. Rimane stazionario a metà classifica il West Ham, che comincia a veder svanire i sogni di Europa League.


MANCHESTER CITY - LEICESTER CITY 1-0

45+2' Silva, 88' Milner

Manchester City (4-2-2-2): Hart; Sagna, Demichelis, Mangala, Kolarov; Yaya Toure, Fernando; Navas, Silva (79' Lampard); Bony (72' Milner), Aguero (85' Dzeko). All.: M. Pellegrini.

Leicester City (5-4-1): Schwarzer; Simpson, Morgan, Huth, Upson, Konchesky (57' Nugent); Mahrez (77' Ulloa), Cambiasso, James, Schlupp; Kramarić (58' Vardy). All.: N. Pearson.

Riposo per diversi uomini importanti per il Manchester City, Kompany e Fernandinho su tutti, ma anche Zabaleta resta fuori. Esordio dal primo minuto di Bony. Non cambia invece il Leicester: squadra difensiva, con Kramaric unica punta ad aspettare i rifornimenti.

Dominio City nel primo tempo: subito occasione per Bony, ma Cambiasso salva tutto sulla linea. Il Leicester prova a ripartire e lascia l'iniziativa alla squadra di Pellegrini. Intorno al 20' prova a farsi vedere anche il Leicester nella metà campo avversaria, e alla mezz'ora Hart deve salvare su Kramaric. Il gol del vantaggio del City arriva nel recupero del primo tempo: sul tiro di Bony respinto dalla difesa si avventa Silva che gela Schwarzer e porta in vantaggio gli Sky Blues a ridosso del duplice fischio dell'arbitro.

La tendenza resta la stessa anche nella ripresa, con i padroni di casa a fare la partita e gli ospiti a cercare di colpire in contropiede. Si mette anche più offensivo Pearson, ma non riesce a pungere troppo. La gara continua a vivere di fiammate, notevole quella di Touré al 72', ma Schwarzer con la punta delle dita mette in angolo il tiro a giro dell'ivoriano. Trema l'Etihad quando Mahrez colpisce il palo a Hart battuto, ma respira e festeggia all'88', quando Milner chiude una grande azione iniziata da Tourè e Navas, firmando il 2-0 che vale tre punti vitali.

Resta sempre a 5 punti di distanza dalla capolista la squadra di Pellegrini, che ha anche una partita in più. È il caso di guardarsi anche le spalle, forse. Trema invece Pearson sulla panchina delle Foxes, il suo futuro è molto in bilico, visto che la squadra veleggia a fondo classifica.


QPR – ARSENAL 1-2

64' Giroud, 69' Alexis, 82' Austin

Qpr (4-4-2): Green; Furlong, Caulker, Onuoha (44' Hill), Yun; Phillips, Sandro (55' Kranjcar), Henry, Hoilett (73' Isla); Zamora, Austin. All.: C. Ramsey.

Arsenal (4-2-3-1): Ospina; Bellerin, Mertesacker, Gabriel (36' Koscielny), Gibbs; Coquelin, Cazorla; Rosicky (86' Ramsey), Ozil (90+3' Welbeck), Alexis; Giroud. All.: A. Wenger.

Ritorni importanti nell'undici titolare del QPR per il derby di Londra: Onuoha, Hoilett e Sandro ritrovano il campo dal primo minuto. Nell'Arsenal rientra Mertesacker in difesa, insieme a Gabriel. Novità anche Rosicky a centrocampo, preferito a Welbeck e Chamberlain.

Prima metà di tempo con un chiaro leitmotiv: l'Arsenal prova una fitta rete di passaggi che non porta occasioni da gol, mentre dall'altra parte il QPR si affida ai tiri dalla distanza di Charlie Austin, senza troppi risultati. Comincia ad accelerare un po' i ritmi la squadra di Wenger nella seconda parte della prima frazione, il possesso è più rapido e l'intensità sale: ci prova Giroud dopo una buona combinazione con Cazorla, ma Green ci mette le mani. Non un bel primo tempo però.

Ricominciano alla grande i Gunners, con Sanchez sugli scudi: da sinistra arrivano tutti i pericoli del primo quarto d'ora. Al 60' vicino al gol Phillips da fuori, palla che esce di poco. Al 64' la sblocca l'Arsenal: azione che si sviluppa sulla sinistra e conclusa da Giroud, che mette in porta da pochi passi la palla. Passano solo 5 minuti e Sanchez mette anche la sua firma con un gran tiro sul primo palo dopo una bella progressione. Potrebbe chiuderla Ozil, ma Green si supera, tenendo in vita i suoi; all'82' arriva quasi a sorpresa il gol del QPR, ed è firmato da Austin. Non c'è assedio però alla fine, è l'Arsenal che gestisce palla e porta a casa i tre punti.

Ricade dunque in zona retrocessione il QPR, complice la vittoria dell'Aston Villa ieri, e la situazione si complica. Settima vittoria nelle ultime 8 partite invece per l'Arsenal, che vede il terzo posto sempre più suo, anche se dietro premono.


NEWCASTLE - MANCHESTER UNITED 0-1

89' Young

Newcastle (4-4-2): Krul; Janmaat, Coloccini, Williamson, R. Taylor (64' Gutierrez); Obertan, Sissoko, Abeid, Sa. Ameobi (81' Gouffran); Rivière (59' Ayozé Perez), Cissé. All.: J. Carver.

Manchester United (4-2-3-1): De Gea; Valencia, Smalling, Evans, Rojo (88' Carrick); Herrera, Blind; Di Maria (59' Januzaj), Fellaini (82' Mata), Young; Rooney. All.: L. Van Gaal.

Sceglie le due punte il Newcastle, per pungere ulteriormente una difesa che ha dimostrato poca stabilità, contro uno United che va con l'unica punta Rooney: Wazza affronta la squadra a cui ha segnato di più. Alle sue spalle c'è Di Maria, insieme a Fellaini e Young.

Parte meglio la squadra di Van Gaal, ma al 10' i Magpies recriminano per un rigore piuttosto plateale per un fallo di Smalling su Riviere, non visto dall'arbitro Taylor. Passata la paura, i Red Devils ricominciano a fare possesso palla cercando spazi, che la difesa del Newcastle concede, ma che non vengono sfruttati: Rooney e Fellaini hanno due ottime occasioni, che non sfruttano. Le fasce funzionano bene, al primo tempo dello United manca solo il gol, oltre che un cartellino rosso a Evans, che sputa a Cissè dopo un fallo del senegalese poco prima del duplice fischio di Taylor.

Ancora assedio Red Devils nella ripresa: Krul al 54' compie un clamoroso doppio miracolo su Fellaini e poi su Young. Momento di commozione al 65', quando Jonas Gutierrez torna in campo dopo aver sconfitto un tumore ai testicoli. Pochi minuti prima era uscito Di Maria. Sbaglia tutto Cissè poi, occasione enorme sciupata dalla punta ex Hoffenheim, mentre lo United, quasi col 70% di possesso, non trova la via del gol fino all'89', dopo altre grandi parate di Krul: è proprio il portiere olandese a mettere la palla sui piedi di Young, che ringrazia e lo batte con il suo sinistro. Gol decisivo e pesantissimo.

Può respirare Van Gaal, che tiene il quarto posto momentaneo, sempre a un punto dall'Arsenal, terzo in classifica. Continua il periodo sfortunato e negativo invece del Newcastle, un 2015 con soli 9 punti raccolti in 9 partite.


LIVERPOOL – BURNLEY 2-0

29' Henderson, 51' Sturridge

Liverpool (3-3-3-1): Mignolet; Can, Skrtel, Lovren; Henderson, Allen, Moreno (73' Touré); Lallana, Sterling (90' Lambert), Coutinho; Sturridge (83' Johnson). All.: B. Rodgers.

Burnley (4-4-2): Heaton; Trippier, Keane, Shackell, Mee; Kightly (53' Wallace), Jones, Arfield, Boyd; Barnes (66' Vokes), Ings (90' Jutkiewicz). All.: S. Dyche.

Liverpool iperoffensivo contro il quadratissimo Burnley: non solo ci sono i tre fantasisti, ma c'è anche Sturridge davanti a tutti. Dyche non cambia ne modulo e nemmeno uomini, stringendo la posizione di Arfield per sopperire all'assenza di diversi uomini in mediana.

Il primo tempo è tutto di marca Reds: Heaton è totalmente sotto pressione, l'esperimento 3-3-3-1 pare funzionare sin da subito, anche se Sterling appare un po' sottotono. Ci pensano i suoi compagni però a giocare anche per lui. Il Burnley prova a rallentare i ritmi con poco successo, e non si fanno mai pericolosi dalle parti di Mignolet. A sbloccare la gara ci pensa ancora Henderson al 29': palla vagante al limite dell'area su cui il centrocampista si avventa, destro potente e angolato che si insacca. Meritatissimo vantaggio del Liverpool all'intervallo.

Anche nella ripresa la partita non cambia: quasi un assedio, e il 2-0 arriva subito, grazie a Sturridge, che finisce sul tabellino al 51': un gioco da ragazzi sfruttare di testa l'assist di un grande Jordan Henderson. Scende di ritmo la partita, complice il risultato. Mignolet in controllo dietro, Lallana sfiora il 3-0 ma salva tutto Shackell, e poco dopo torna protagonista Heaton su Sterling. Diverse sostituzioni sul campo, ma la partita oramai è segnata, vittoria convincente di un ottimo Liverpool.

Vede la zona Champions la squadra di Rodgers: si va avanti quasi con lo United, alle spalle dell'Arsenal. -2 dai Red Devils, -3 dai Gunners. Sempre più giù il Burnley, in piena zona retrocessione. Tanta buona volontà in Premier non basta.


TOTTENHAM - SWANSEA 3-2

7' Chadli, 19' Ki, 51' Mason, 60' Townsend, 89' Sigurdsson

Tottenham (4-2-3-1): Lloris; Walker, Dier, Vertonghen, Rose (89' Ben Davies); Bentaleb, Mason; Chadli, Eriksen, Townsend (64' Dembelé); Kane (76' Soldado). All.: M. Pochettino.

Swansea (4-2-3-1): Fabianski; Naughton, Fernandez, Williams, Taylor; Ki, Cork; Shelvey (73' Montero), Sigurdsson, Routledge; Gomis (12' Nelson Oliveira). All.: G. Monk.

Classico 4-2-3-1 per il Tottenham, che cerca di riscattare la sconfitta in coppa di lega: Townsend e Chadli sulle fasce, Kane unica punta. Risponde con un modulo speculare lo Swansea, Gomis è l'unica punta e sulla linea dei trequartisti c'è Shelvey.

Partenza col botto: già al 7' Chadli si fa trovare in area da Rose, e col piatto infila Fabianski. Attimi di paura poi per Gomis, che ha un mancamento in mezzo al campo, dev'essere sostituito, ma sta bene e non deve nemmeno essere trasportato in ospedale. I suoi compagni reagiscono anche per lui, e al 19' arriva il gol del pari con Ki, che si inserisce con ottimi tempi e da posizione molto defilata batte Lloris. Il resto del primo tempo è piuttosto tranquillo, con gli Spurs quasi sempre in possesso della palla, ma senza trovare grandi spazi.

Quasi un altro Tottenham quello che scende in campo nella ripresa: al 51' si riporta in vantaggio con Mason, che sfrutta una grandissima azione personale di Eriksen. Lo Swansea si riporta in avanti, proprio come all'inizio del primo tempo, ma stavolta Townsend punisce in contropiede: fa tutto da solo, lanciato direttamente da Lloris, e fredda Fabianski per il 3-1. Soldado, subentrato a Kane, sfiora il quarto gol, ma nel finale è lo Swansea ad accorciare le distanze con Sigurdsson, che appoggia in porta un cross di Montero. Il gol dell'ex non basta agli Swans, finisce 3-2.

Tottenham che continua a sognare la Champions League: -6 con una partita in meno dal quarto posto. Rimane a quota 40 lo Swansea, tra alti e bassi, nella tranquillità del centro-classifica.


STOKE CITY - EVERTON 2-0

32' Moses, 84' Diouf

Stoke City (4-3-3): Begovic; Bardsley, Wollscheid (17' Cameron), Wilson, Pieters; Whelan, N'Zonzi, Adam (74' Adam); Walters, Crouch (64' Diouf), Moses. All.: M. Hughes.

Everton (4-3-3): Howard; Coleman, Stones, Jagielka, Garbutt; Barry (60' Osman), McCarthy, Gibson; Lennon (60' Koné), Lukaku, Naismith (82' Mirallas). All.: R. Martinez.

Stoke e Everton scendono in campo con due moduli parecchio simili: 4-3-3 trasformabile in 4-2-3-1 per entrambe. Nei padroni di casa resta fuori Diouf, la prima punta è Crouch. Tra gli ospiti esclusioni di Mirallas e Barkley, deludenti nell'ultimo impegno di campionato.

Gara combattuta soprattutto a centrocampo, tra contrasti duri e tanta aggressività, ma con poche occasioni. Salgono i Potters a metà del primo tempo: ci prova Adam di testa senza esito, poi Moses trova Howard. Il portiere statunitense però non può nulla al 32', sull'incornata proprio del nigeriano su cross di Walters: palla nel sette e Stoke in vantaggio. La reazione dell'Everton è molto sterile, Begovic non deve mai fare miracoli e i suoi vanno a riposo in vantaggio di un gol.

Il secondo tempo è veramente scarno di emozioni, i padroni di casa difendono il vantaggio con ordine e l'Everton tende a incartarsi nel suo possesso palla. Lukaku gioca una delle peggiori partite con la maglia dei Toffees e fa fatica ad accendersi, e a 5 minuti dalla fine in contropiede lo Stoke punisce: Diouf la tocca per Walters che prende il palo, sulla ribattuta c'è lo stesso senegalese che appoggia in rete a porta vuota. Trema parecchio l'Everton.

Potters che veleggiano in una zona piuttosto tranquilla, anzi possono quasi pensare all'Europa. Dall'altra parte invece c'è da tremare: 28 punti in 28 partite non sono un bel bottino, restano 6 i punti sulla zona retrocessione.

LA CLASSIFICA