Il campionato di calcio più bello del mondo si gioca in Italia? Non è più così. La serie A nostrana poteva fregiarsi di questo titolo negli anni 80 e 90 del secolo scorso. Purtroppo anzichè stare al passo con i tempi non ha fatto altro che lodarsi e autocelebrarsi, lasciando che l'orologio della storia andasse avanti, cedendo il primato ad altri. Quest'ultimo lo ha conquistato la Premier League inglese. Chi l'avrebbe mai immaginato nei già citati anni 80, quelli dell'hooliganismo imperante e distruttivo, delle stragi dell'Heysel e di Hillsborough. Eppure l'Inghilterra ha saputo risolvere quasi del tutto il problema, sistemare i propri impianti, riuscendo ad offrire ai propri tifosi e appassionati un prodotto che è seguito in tutto il mondo. La Premier League meglio di altri ha saputo internazionalizzare il proprio brand, così come quello dei suoi club. Quest'ultimi dal primo all'ultimo incassano parecchio dai diritti televisivi, dal match-day e dal merchandising.

Qualcuno come Matthew Bazell non è d'accordo e lo ha spiegato nel libro "Stadi o teatri? Il modello inglese e l'anima persa del calcio". Lo scrittore non condivide la trasformazione del football che ha intrapreso in maniera ormai irreversibile la strada del business e dell'entertainment, da cui deriva il neologismo sportainment. Gli esempi del Fc United of Manchester e dell'Afc Wimbledon sono un modo di dire no al calcio moderno. Ciò non toglie che sia pur con il filtro del tubo catodico, vedere una partita di Premier League per fortuna o purtroppo al momento regala spettacolo ed emozioni di gran lunga maggiori rispetto alla serie A. Già la sigla introduttiva di quest'anno alle partite la dice lunga sulla capacità di promozione del brand. Il solo main sponsor e poi i loghi delle varie squadre, con un biglietto dello stadio virtuale. Poi viene mostrata la cornice dell'incontro cioè lo stadio sempre sold out nonostante i biglietti e gli abbonamenti non sempre costino poco, nonostante magari sia lunedì. Il terreno di gioco nonostante le abbondanti piogge viene sempre curato bene. L'atmosfera che si respira è elettrizzante, da pelle d'oca, da brividi. L'intensistà di gioco delle squadre in campo è notevole, magari cala nel secondo tempo ma al momento supera quella delle partite della serie A italiana. I protagonisti in campo sono molto corretti pur affrontandosi a viso aperto.

Basti pensare che ieri sera ad esempio durante Arsenal Liverpool abbiamo atteso 19 minuti prima di vedere il primo fallo. In serie A ne avremmo già visti parecchi, oltre ad un gioco scadente. La già citata Arsenal Liverpool è finita 0-0, ma nessuno ha sbadigliato, anzi il divertimento non è mancato. Non stupirebbe vedere giocare nel prossimo futuro una partita di Premier League all'estero, magari in Asia, dove c'è un boom di tifosi e ascolti. Statene certi che il campo e la regia televisiva non farebbero flop come nell'ultima Supercoppa italiana. British rules e pure con la Championship, il settimo campionato al mondo. Per capire meglio i dati del primato inglese e la decadenza nostrana può essere utile la lettura di Goal Economy di Marco Bellinazzo. Magari chi può si rechi in Inghilterra a vivere le emozioni live, facendo pure un tour degli stadi.

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Alessandro Brugnolo
Senza sport non so stare poichè per me rappresenta uno stile, una filosofia di vita.