"Posso lavorare di più. Quello che invece non posso fare sono i miracoli: io non sono Merlino o Harry Potter.” Questa è una delle tante citazioni targate Josè Mourinho. Mai come in questo periodo, però, il tecnico portoghese vorrebbe in mano una bacchetta che con un tocco magico ristabilisca l’ordine ad una situazione qualche mese fa difficilmente pronosticabile. Il Chelsea, dopo 7 giornate di Premier League, ha solo 8 punti, gli stessi che lo separano dalla prima piazza che l’anno scorso ha regalato il titolo ai blues, ma che, attualmente, risulta essere una chimera.

Il modo di fare di Mourinho è un marchio di fabbrica. Si è sempre preso le responsabilità, scaricandole sempre sul suo operato quando c’era da criticare. Ha sempre difeso la squadra, addossandosi lui in persona le accuse che venivano dalla stampa. Un modo di fare che lo ha sempre contraddistinto, un vero leader carismatico. Ora risulta complicato trovare altri responsabili della situazione Chelsea al di fuori dello Special One. Fa parte del gioco. Non che Mou d’improvviso abbia perso tutte le sue doti d’allenatore, ma per una serie di motivi la macchina Chelsea vista l’anno passato si è arenata già in partenza.

Il caso Eva Carneiro ha sicuramente influito. Ha minato la credibilità di Josè all’interno dello spogliatoio. Forse è stata una diretta conseguenza del periodo buio, forse è stata semplicemente una manifestazione di nervosismo da parte di Josè. Sta di fatto che ora Mourinho rischia oltre 5 giornata di squalifica: la FA sta indagando su quanto realmente accaduto quell’ormai famoso 8 Agosto; all’indagine si sarebbe aggiunta una testimonianza diretta di uno spettatore a bordo campo, che, contattando la Federazione, avrebbe accusato Mourinho di insulti sessisti nei confronti del medico. Staremo a vedere come finirà questa storia.

Fosse solo questo il problema del suo Chelsea. E’ il campo il vero giudice, e questo dice che Mourinho non sta ricevendo dalla vecchia guardia segnali rassicuranti. John Terry, più volte tenuto in panchina, non sta garantendo prestazioni all’altezza. Eden Hazard è un lontano parente del giocatore ammirato lo scorso anno. Cesc Fabregas, che in questo periodo, un anno fa, non faceva altro che sfornare assist ogni partita, appare poco rodato. Falcao, approdato al Chelsea per rigenerarsi con la cura Mourinho, è la controfigura del Falcao dell’Atletico Madrid. E’ un Chelsea che contro il Newcastle subisce due gol banali, per mancanza di cattiveria, per disattenzioni difensive. Proprio quella forza del collettivo, quella voglia di ottenere ad ogni costo il risultato che tanto è venuta a mancare in queste giornate. La vittoria contro l’Arsenal è venuta grazie alla superiorità numerica nel secondo tempo, il Chelsea non aveva per niente brillato in quella partita. Le altre due vittorie stagionali contro Walsall nella Capital One Cup e contro il Maccabi Tel Aviv in Champions sono l’inerzia della supremazia tecnica che le ha prodotte, null’altro. 

E’ un Chelsea che ha bisogno di una cura, o di una magia. Mourinho ha perso la leadership? Tutte ipotesi che al netto dei risultati vengono spontanee. Per molti addetti ai lavori la squadra non seguirebbe più l’allenatore, quindi si sarebbe creata una scissione all’interno dello spogliatoio. Anche il suo atteggiamento durante la partita contro il Newcastle, in qualche modo, rafforzerebbe questa ipotesi: non si è mai visto Josè seduto per quasi 80 minuti, ad osservare, intervenendo raramente. Qualcosa non va, è certo. Stasera contro il suo vecchio Porto il Chelsea ha l’occasione per ripartire, Mourinho ha terribilmente bisogno dei tre punti.