"Nessuna rivincita, non esageriamo, su nessuno. Sono contento di quello che stiamo facendo. La interpreto a modo mio, poi ognuno può giudicare come vuole. Penso soltanto a fare il mio lavoro con la mia squadra". 

Umiltà e lavoro. Il diktat di Claudio Ranieri, intervenuto ai microfoni di Radio Anch'io Sport in onda sulle frequenze di Radio Rai, è fondamentalmente questo: i valori che stanno trascinando il suo Leicester in testa alla classifica della Premier League, e che stanno scioccando Inghilterra e mondo calcistico intero, sono tutti racchiusi in poche parole, significative e indicative del rapporto costruito dal tecnico romano con la sua squadra. 

"Come siamo arrivati a questo? E' un discorso lungo e complesso. Si sono salvati lo scorso anno nelle ultime giornate, giocando come dei disperati. Facendo le prime amichevoli mi sono reso conto che dovevamo cambiare qualcosa, giocavano a tre in difesa. Abbiamo cambiato le idee precedenti gradualmente, in modo che potessero stare comunque tranquilli. L'importante è che i ragazzi sono scesi in campo sempre disperati, non modificando l'atteggiamento, come hanno approcciato le ultime gare della scorsa stagione e gara dopo gara poi abbiamo conquistato discreti successi". 

Riguardo il suo ingaggio, in estate, Ranieri ripercorre così le tappe di avvicinamento alla panchina del Leicester: "Tutti quando devono cambiare allenatore ne pensano una decina prima di restringere le scelte e fare il colloquio dal vivo. Come li ho convinti? Ho parlato apertamente di come volevo far giocare la squadra e di quello che volevo fare con il Leicester. Evidentemente sono stato convincente". 

"Come si resta disperati in testa alla classifica? E' una Premier strana, perché noi stiamo facendo bene, ma le grandi non stanno impressionando. Sembra sempre però che possano cambiare marcia da un momento all'altro e staccarti. Abbiamo pensato con i ragazzi "o quest'anno o mai più": ci stiamo provando. Chelsea, Manchester United e altre saranno sempre davanti a noi. O entriamo in campo con la voglia giusta oppure meglio che non ci andiamo proprio". 

Ranieri analizza anche la parabola di Vardy: da metalmeccanico a capocannoniere: "In Serie B ha fatto 16 gol, lo scorso anno ha fatto 5-6 gol. Quest'anno l'ho lasciato libero di esternare le sue qualità: di andare negli spazi, di andare in profondità. Abbiamo provato a capire quali fossero i limiti e i difetti della squadra, provando a limarli e nascondere al massimo". 

Riguardo la campagna di rafforzamenti invernale, l'ex allenatore di Roma, Juventus e Napoli tra le altre analizza le vicende legate alle trattative di Eder e Niang: "Eder non è qui perché ha preferito la Serie A. Ha avuto dei ripensamenti riguardo l'ambientamento in Premier League ed è più che normale. Successivamente abbiamo pensato che prendere qualcuno potesse rompere l'equilibrio dello spogliatoio: era uno dei nostri dubbi, quindi poi abbiamo preferito soprassedere su tutte le altre operazioni". 

Si torna, inoltre, anche sul passato recente di Ranieri, tutt'altro che esaltante e vincente sulla panchina della Grecia: "Nel nostro mondo siamo abituati ad affidare delle etichette. Avevo più volte rifiutato le nazionali, però quando mi ha chiamato la Grecia ho pensato potesse essere la scelta giusta per tanti motivi. Sono arrivato in una situazione particolare: c'era da cambiare tutto o quasi, sono andato a vedere anche partite di Serie B. Mi ha dato fastidio la critica preventiva perché c'era da cambiare tutto e poi abbiamo fatto quattro partite, una senza pubblico, senza amichevoli, vedevo i ragazzi dopo un mese: era quasi impossibile fare un lavoro normale. Del resto chi è arrivato dopo di me, è andato via: è una situazione drammatica". 

Successivamente, sul paragone ambientale tra Italia ed Inghilterra e sulle difficoltà di allenare nello Stivale piuttosto che all'estero: "Non è meglio o peggio, l'importante è che ci sia una società con lungimiranza e programmazione. In Italia quando perdi qualche partita sembra sia finito tutto, qui invece c'è più tranquillità in questo senso. Anche i giocatori sono più sereni: è un ambiente completamente diverso, si vive lo sport a 360°. Quando da noi una squadra va male o si contesta sotto la curva, o si va nei centri di allenamento. Qui amano lo sport, si applaude anche quando si è ultimi in classifica". 

In conclusione, Ranieri analizza il paragone tra Juventus e Napoli con il suo Leicester"Ognuno ha il suo stile e il suo carattere. La Juventus è abituata a vincere: sta reagendo e lo stanno dimostrando. L'altra è un'idea fantastica: Sarri sta facendo divertire Napoli e non solo. In Italia non è facile perché la pressione è pazzesca: l'unico momento tranquillo paradossalmente è la gara stessa. Favorita? Non ce ne sono: la Juve ha fatto una rincorsa pazzesca e gioca in casa, ha motivazioni altissime. Mi auguro che sarà una bella partita di calcio e sport".