Dopo un lungo corteggiamento nato nelle scorse Olimpiadi, Twitter entra ufficialmente nel mondo del calcio. A sancirne l’arrivo nel nostro paese è stato proprio il c.t. della nazionale italiana Cesare Prandelli, stanco di dover rispondere alle domande dei giornalisti riguardo ai tweet dei suoi giocatori.
Quasi impossibile generalizzare: Mario Balotelli è solo l’ultimo di una lunga lista di calciatori-twittatori, ma anche uno dei più discussi atleti del mondo che fa di lui la lente d’ingrandimento di questo fenomeno sempre più in espansione, ma andiamo per ordine.

Twitter (ma anche  Instagram e Facebook non sono da meno) rappresenta un mondo virtuale dove le vite, anche le più lontane, hanno la possibilità di incontrarsi e creare un rapporto; rapporti che i tifosi prima dell’avvento dell’era del web 2.0 costruivano con i propri beniamini esclusivamente con cori o fischi la domenica allo stadio. Con i social network la possibilità di entrare nella vita del proprio beniamino, dell’odiato rivale, dei più famosi procuratori o dei più scaltri dirigenti è aumentata di gran lunga e con l’erosione dello spazio e del tempo  non è difficile immaginare a quanti messaggi un semplice giocatore sia costretto a sorbirsi durante l’arco della giornata. Giocatori che però non si limitano a rispondere ai messaggi dei tifosi, in principio fu Morganella a creare il fenomeno con un tweet al veleno contro un avversario durante le scorse Olimpiadi che lo escluse dalla competizione (il regolamento, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, prevedeva l’esclusione in caso di tweet riguardo prestazioni o avversari). La Svizzera non ha molto seguito? Molto più eloquenti sono i casi riguardanti Snejider e Zarate costretti rispettivamente da Stramaccioni e curva laziale a fare le valigie per colpa di qualche tweet di troppo.

Osvaldo che scrisse la parola “fine” alla sua avventura a Roma dopo aver dato del laziale sul proprio profilo twitter all’allora allenatore giallorosso Andreazzoli. La semplicità di formulazione del messaggio di 140 caratteri sembra invocare un uso istintivo e molto personale: queste le indicazioni principali sul manuale del “perfetto uso sbagliato dei social network”. De Laurentiis, una persona che di comunicazione ci capisce, non proprio l’ultimo arrivato, usa Twitter per dare annunci, rispondere alle domande dei tifosi riscuotendo gran successo ed enorme pubblicità. Assidui lettori dello stesso manuale letto da Osvaldo & Co. devono essere i responsabili della comunicazione di Juventus e Torino che si sono riempiti di ridicolo, ironizzando gli uni sugli altri a furia di tweet e comunicati ufficiali sui rispettivi siti all’indomani del derby. Twitter rende il lavoro facile ai giornalisti che senza muovere un dito ogni giorno hanno l’imbarazzo della scelta sulla notizia da approfondire e chi come la Gazzetta dello Sport crea interi inserti sui tweet degli atleti, scambia Twitter per una miniera d’oro.

Prandelli imitando Stramaccioni, promette di proibire Twitter e Facebook ai suoi giocatori durante il mondiale in Brasile e chissà che anche la Serie A, dato i problemi che l’uso errato di questi social network hanno già dato, non copi la decisione già presa dalla NFL di proibire non solo ai giocatori, ma anche a dirigenti, staff e media di aggiornare il proprio profilo con risultato, statistiche e semplici riflessioni personali fin da un’ora e mezza prima dell’incontro.
Armatevi di smartphone, l’era di Twitter nel mondo del calcio é solo all'inizio.