Demetrio Albertini ci crede, ogni giorno di più. Resta nelle gerarchie di voto lontano da Carlo Tavecchio, ma il tempo parla per l'ex centrocampista del Milan. Ogni giorno fioccano consensi inattesi. Dalla Fiorentina, prima a cancellare l'appoggio al leader dei Dilettanti, fino al Sassuolo, ultimo in ordine di tempo. Nel segno della modernità, Albertini affida a Twitter la spiegazione dei punti cardine di un programma basato su una parola chiave "rinnovamento". Solo con i giovani e attraverso i giovani può ripartire la sfida del calcio italiano "Ho detto che vorrei essere il regista di una squadra, ho imparato tanto in otto anni e costruito rapporti internazionali. Io credo in quello che sto facendo, al momento non mi sembra che ci siano le condizioni per commissariamento. Dobbiamo ringiovanire il campionato inserendo almeno 10 giocatori dai vivai italiani, siamo il secondo campionato più vecchio d'Europa. Gli italiani raggiungono le 100 partite a 27 anni, all'estero a 24. L'obiettivo è il modello tedesco: loro, pur non avendo vincoli, valorizzano il mercato interno per la crescita dei giocatori. La priorità? Il calcio nelle scuole, fare cultura sportiva: i bilanci si fanno formando giocatori buoni e vendendoli, nel nostro campionato. Urge lavorare subito per rendere gli stadi accoglienti: sono palcoscenico dello spettacolo del calcio, un patrimonio del Paese".

Il modello americano, in ispecie quello del basket NBA, fatto di regole e rigidità, l'idea di riforma al centro del progetto, e un attacco, non troppo velato, a un passato fatto di potere e poltrone "Io metto la valorizzazione del calcio giocato al centro del programma. Chi frena le riforme? Una governance fatta di tante rendite di posizione da difendere. Qualcuno vota Tavecchio per la persona, qualcuno per la carica. Mi sembra che lo appoggiassero senza neanche sapere il programma. La tolleranza zero che è regola nell'Nba è stata applicata. Se vogliamo chiedere ai nostri tifosi, dobbiamo anche dare l'esempio".

Dalla parte di Albertini Renzo Ulivieri, Presidente dell'Associazione Italiana Allenatori, l'AIAC. "La frase sulle banane di Tavecchio rientra nella sua quotidianità, il linguaggio è quello. I soccorritori che hanno parlato di scivolata sono anche peggio. Tavecchio secondo noi è inadeguato a ricoprire quel ruolo. Ha un occhio solo, quello imprenditoriale. Non è una colpa, anche io ho un occhio solo, quello sportivo, sarei inadeguato a quel ruolo anche io. Il calcio femminile nelle sue mani sta morendo, quando in tutto il resto del mondo, compresa la Palestina, sta crescendo. Rivera aveva messo l'obbligo che in ogni squadra giovanile ci fosse un allenatore. Anche questo è stato tolto. Senza animosità, ripeto, tutto questo ci porta al concetto di inadeguatezza".

Resta invece al fianco di Tavecchio il capo della Serie B Abodi "Per me la candidatura di Tavecchio rappresenta una novità. Può sembrare paradossale, ma per la prima volta nella storia le quattro leghe (A, B, Lega Pro, Lega Dilettanti, ndr) stanno dialogando".