Un approccio differente, un profilo differente. Non mente Tavecchio quando racconta della fatica fatta per arrivare ad Antonio Conte. Non è facile convincere uno come Antonio. Difficile coinvolgerlo, accontentarlo. L'Italia, persa in suolo brasiliano, cercava un condottiero senza mezze misure, un allenatore capace di allenare la testa prima ancora del fisico, un motivatore. Si è cercato quindi un profilo diverso rispetto al passato, dal moderato Prandelli all'acceso Conte. Si è spezzato, con giudizio, il filo del passato. La svolta, da subito, si è rivelata netta.

Conte non ha paura e per questo piace. Pronti via e Balotelli non c'è. L'Italia si presenta al via delle qualificazioni europee senza il simbolo dell'ultima Nazionale, l'uomo immagine, nel bene e nel male, per eccellenza. Senza Balotelli, e purtroppo senza Rossi. Il ginocchio rimanda ancora una volta Pepito, pronto a sottoporsi all'ennesima operazione. Resta il rammarico per un talento cristallino, ahinoi troppo fragile.

Il resto è una squadra di lotta e di spirito. Si corre e si suda per l'azzurro, altrimenti si torna a casa. Chi non c'è oggi deve dimostrare di poter essere un domani d'aiuto, anche Mario. Bocciato, in attesa di giudizio o atti di merito.

Dal 4-3-3 di Cesare al 3-5-2 di Antonio, con Immobile e Pazzini a inaugurare il reparto offensivo e le chiavi della squadra nelle mani di Verratti, con Pirlo in infermeria. Difesa di stampo juventino e esterni in gradi di offendere, ma anche difendere (De Sciglio - Candreva).

Così la prima di Conte?

"Mi comporterò come sempre: nella mia vita ho sempre dovuto fare fatica, non mi ha mai regalato niente nessuno. Non è detto che chi oggi è nel gruppo dei convocati ci sarà anche la prossima volta e che chi manca oggi non possa esserci la prossima volta. L'importante è che chi viene in Nazionale sappia dove si va, cosa si fa e cosa bisogna fare per tornarci". I precetti della prima conferenza sono una sorta di guida da seguire e memorizzare per presente e futuro.

L'annoso problema dell'eccessiva presenza straniera nel nostro campionato torna anche nelle parole di Conte, alle prese con una continua fuga di talenti verso l'estero, ultimo in ordine di tempo Cristante "Se guardiamo la fascia delle prime sette squadre del campionato, gli italiani titolari sono molto pochi e a me servirebbero titolari di club, gente che abbia anche ritmo partita. E' giusto fare una riflessione, perché la Nazionale deve fare da traino al movimento, ma deve anche essere messa nelle condizioni di farlo. Le riforme spettano agli addetti, a me è stato assicurato che si cercherà di aiutare il movimento: per aiutarlo serve dare più spazio ai giocatori italiani, perché è inutile nascondersi che andando avanti così si rischiano solo brutte cose, ma si valuterà anche l'idea d anticipare l'inizio del campionato: significherebbe dare alla Nazionale giocatori più rodati ma anche avere un calendario meno ingolfato".

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Johnathan Scaffardi
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