Mirko Vucinic e Zibì Boniek, la Roma e la Juventus, in sostanza. Due carriere simili, con percorsi inversi. Mirko Vucinic diventa grande a Roma, nella capitale, prima di emigrare a Torino, alla corte della Vecchia Signora. Fino allo scorsa stagione, quella dell'addio e della scelta di vita. L'Al Jazira per un mondo diverso, lontano. Zibì Boniek transita invece in bianconero nel 1982 e lì resta fino all'85, quando sceglie di tingere la maglia di giallorosso e diventare un simbolo del calcio romano. Sono loro a raccontare l'avvicinamento alla sfida in programma domenica allo Stadium. Giocatori di talento, non marcatori straordinari, eppure decisivi. Fuoriclasse sì, ma non a comando. Artisti dell'improvvisazione, figli di un genio in grado di palesarsi a fasi alterne, ma in modo accecante.

Le parole di Boniek sono pesanti, pungenti, provocatorie. Un attacco alla Juve, all'attuale dirigenza, un ricordo malinconico di quella che invece era la "sua" Juve, quella dell'Avvocato. Non ha dubbi Zibì, schierato con la Roma, con Garcia "Hanno tolto la stella a me e l’hanno data ad Edgar Davids, che mi sembra che l’unica cosa che abbia fatto nella Juventus sia aver preso 6 mesi di squalifica per doping… Se l’Avvocato sapesse che Andrea mi ha tolto la stella…Con la Juventus penso che abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere. Sono stati tre anni meravigliosi che potevano essere anche 3 anni stratosferici qualora si riuscisse a vincere la partita contro l’Amburgo. Poi dopo 3 anni mi sono trasferito qua a Roma, dove sono stato altrettanto bene. Forse si è vinto un po’ di meno però devo dire che Roma ha un fascino particolare. Per chi tifo? Non è un mistero, vivo a Roma e ho buoni rapporti con la società giallorossa, che è quella con cui ho finito la mia carriera. Quindi tifo per la Roma, ma questo non significa che tifo contro la Juventus. Il mio è un tifo pro, e non un tifo contro. Io mi sono fermato qua, c’era il Papa polacco, i miei figli andavano a scuola… Non me la sono sentita di tornare subito in Polonia. E ci sono rimasto trent’anni”.

Di tenore differente le sensazioni di Mirko Vucinic. Il bianconero è una seconda pelle, la Juve una casa, aldilà dell'addio di giugno e del quasi addio di gennaio. La Roma attuale una piacevole sorpresa, Totti un campione eterno "Se mi sarebbe piaciuto giocare nei giallorossi di adesso? Ovvio che si, a giocano il calcio che piace a me grazie ad un tecnico tra i migliori in circolazione quale è Rudi Garcia. Il suo stile si adatta alla mie caratteristiche. Tevez? Fermarlo è quasi impossibile, ma anche per Totti vale lo stesso discorso, sono 21 anni che Francesco va al massimo. A Roma è avvenuta la nascita di mio figlio e ho segnato nel derby, a Torino il primo scudetto è invece giunto con un mio gol decisivo. In giallorosso c’è più calore nella tifoseria, in bianconero invece la pressione è maggiore. Juventus e Roma poi non lotteranno solo per il tricolore ma faranno strada anche in Champions League. Per un minuto sono stato dei nerazzurri, l’istante dopo poi sono tornato alla Juventus, ed alla fine sono felice che sia andata così”.

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Johnathan Scaffardi
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