Stiamo nella semifinale di Champions League 2009/2010, stadio Camp Nou, minuto 92 e il Barcellona, dopo aver perso 3-1 a San Siro contro l'Inter di Mourinho, deve segnare 2 gol senza subirne alcuno per passare il turno. Piquè ha ridato speranza segnando l'1-0 a 10 minuti dalla fine. Ma l'occasione per diventare l'eroe della partita ce l'ha il ragazzo catalano, nato e vissuto in Catalogna (occhio a dire Spagna, lì si offendono), anche se di origini serbe. Bojan raccoglie un pallone, dopo un rimpallo tra Yaya Tourè e la difesa nerazzurra (bianca in quella occasione), non fa in tempo a stoppare al limite dell'area che 4 giocatori interisti si fiondano letteralmente su di lui, ma, più veloce di tutti, insacca all'angolino con il destro, alle spalle di Julio Cèsar. Tuttavia l'arbitro fischia, gol annullato. Yayà Tourè ha toccato la palla con le mani, strozzando in gola l'urlo di Bojan e di tutti i tifosi del Barcellona. Svanisce, così, il sogno di diventare l'eroe della serata per il talento spagnolo. Ma non solo, Krikic, perde un treno che l'avrebbe riportato, forse, sulla giusta strada, quella del successo.

Quest'evento è l'emblema di quanto accaduto e sta accadendo alla carriera di Bojan Krkic, un talento nato per incantare ma che si sta dimostrando un giocatore qualunque. Una carriera da "urlo strozzato in gola", probabilmente un'illusione continua. Comunque sia, con un flash-back, torniamo un po' indietro, per capire meglio chi è Bojan Krkic.

RECORD SU RECORD GIOVANILI - A 17 anni e 25 giorni diventa il più giovane giocatore a esordire in Champions League, è il miglior realizzatore (con 648 reti) nella storia della cantera catalana ed è il più giovane giocatore del Barcellona ad aver segnato al Camp Nou. Isomma, un predestinato, tanto che molti esperti non esitano nel scommettere su di lui come l'erede di Messi (di cui si scoprirà essere il cugino di quarto grado). Venne acquistato dal Barcellona dopo essere stato notato in uno di quei famosi campi estivi organizzati dal club blaugrana, all'età di 8 anni. Di lì in avanti segnerà una quantità spropositata di gol, giocando sempre con ragazzi più grandi e avendo una media di 3,5 reti a partita in 8 stagioni con le giovanili del Barcellona: impossibile non notarlo. Bojan è davvero forte. Rapido, col dribbling facile e con un gran bel vizio, quello del gol: segna da tutte le posizioni. Entra a far parte della prima squadra sotto la guida tecnica di Frank Rijkaard nel 2007. D​ebutta nella Liga il 16 settembre in trasferta contro l’Osasuna. Bojan è vicinissimo al grande salto, quello che lo consacrerebbe un giocatore a livello internazionale e quale miglior squadra, se non il Barcellona, per dimostrare, anche se giovanissimo, il proprio valore? Per lui, inoltre, si aprono automaticamente le porte della nazionale, e, potendo scegliere tra Serbia e Spagna, decide di indossare la maglia delle Furie Rosse. Viene premiato miglior realizzatore dell'Europeo under 17 nel 2006, nel 2007 vince il campionato d'Europa e viene, ancora, premiato come miglior giocatore. Il 5 giugno 2007 è convocato dal CT dell'Under 21 a soli 16 anni. Nel 2008 gioca anche per la nazionale maggiore, essendo stato convocato da Vicente Del Bosque (sarà la sua prima e ultima apparizione con la nazionale dei "grandi"). Arrivato in pianta stabile in prima squadra, tutto fa pensare che la stagione 2008/2009 sia quella della definitiva consacrazione, ma con l'arrivo di Pep Guardiola (al quale viene affidato il compito di ridisegnare il settore giovanile), Bojan non trova lo spazio sperato. Pep, prima lo convince a retrocedere nella squadra B, perchè secondo lui aveva bruciato troppo le tappe e gli sarebbe servito un po' di "tirocinio", poi lo utilizzerà, comunque, 23 volte, ma solo una volta da titolare. Il Barça quell'anno vince tutto. E Bojan passa in secondo piano. Da qui in avanti, quindi, la carriera dell'attaccante spagnolo assume una parabola discendente. Nella stagione 2009/2010 è addirittura la quarta scelta in attacco, subendo molto la crescita di Pedro, che compone, insieme a Messi ed Ibrahimovic, il tridente titolare. Non trova spazio ma, ritornando al momento iniziale del nostro racconto, quando gli si presenta l'occasione davanti, anche per sorte avversa, non riesce a coglierla. Chiude l'anno segnando 8 gol, quasi tutti nella seconda parte di stagione.

L'annata successiva rileva la maglia numero 9 ma le cose continuano a non andare. Dopo rivelerà: "Qualsiasi cosa facessi, Guardiola non mi vedeva". Il rapporto non è certo idilliaco col tecnico spagnolo, ma neanche con lo spogliatoio se la passa bene. E' isolato e trattato con freddezza. L'esperienza a Barcellona è vicina al termine. Nel 2011 viene ceduto alla Roma.

DOPO IL BARÇA TANTE SQUADRE E POCHI GOL - Finita l'esperienza col club blaugrana, il destino non riserva quanto auspicato, qualche anno prima, dal giocatore catalano. Il "boom" non arriva, la nazionale non lo convoca, allora cerca di mettersi in discussione. Però è un via-vai che porta davvero a poco, anzi, tenderà, col tempo, a mettere sempre più nell'ombra uno dei giocatori più promettenti a livello mondiale. A Roma colleziona 37 presenze e 7 gol, al Milan 27 e 3 gol, con l'Ajax 32 e 5 gol e adesso è approdato allo Stoke City, con cui ha giocato 4 volte, prendendo già 2 cartellini gialli, senza mai gonfiare la rete. Chissà che l'aria britannica non abbia un effetto positivo sul giocatore e ci riveli, una volta per tutte, chi è realmente Bojan Krkic.

PERCHE' UN TALENTO INESPRESSO? - Che sia un talento è fuori discussione, ma col tempo non è mai riuscito a ritagliarsi gli spazi giusti e ad essere determinante quando glielo si chiedeva. Probabilmente il motivo è caratteriale. Infatti fin da bambino è sempre stato un tipo timido e timoroso, caratteristiche che sicuramente si ripercuotono in campo. L'esempio di Roma è lampante e fa capire molte delle sue lacune. Arrivato con grande entusiasmo, in una grande piazza, ha creato solamente malumore tra i tifosi, non dimostrando quella personalità e quel piglio giusto che caratterizzano i grandi giocatori. Il rapporto avuto con Pep Guardiola è emblematico: nel suo triennio con l'ex centrocampista del Barcellona è stato in continua soggezione nei suoi confronti, tanto è che quando se ne è andato, non l'ha salutato, rilasciando solo dopo queste dichiarazioni: "Ogni volta che provavo a parlargli non mi uscivano fuori le parole".

Non siamo noi a dover tirare le somme sul ragazzo. Ci chiediamo perchè non sia riuscito ad affermarsi, tuttavia molte volte i perchè non hanno una risposta precisa e il caso di Bojan conferma sempre più la teoria che definisce il calcio una materia misteriosa.

Un video riassuntivo dei momenti che hanno caratterizzato parte della sua carriera: