Un gol di Okaka, nella ripresa, lancia l'Italia di Conte nell'amichevole di Genova. Dopo il pari di San Siro con la Croazia, un'iniezione di fiducia per un gruppo alla ricerca di continuità. Buone risposte dalle seconde linee in una serata dai contorni più ampi. 

A Marassi, lo spettacolo più bello è quello che va in scena sugli spalti, prima ancora che sul campo. Con ancora negli occhi le immagini vergognose di Italia-Croazia e quelle a dir poco spaventose di Serbia-Albania. Stasera, al Ferraris, non va in scena una semplice partita di calcio; una festa, con i tifosi albanesi che cantano l'inno di Mameli, con Antonio Conte che omaggia De Biasi con una maglia azzurra. Solo il bello, dello sport che amiamo, dove perfino un'invasione di campo è pacifica, con una scampagnata di un supporter albanese, che si fa autografare la bandiera da Cana, poi da il cinque ad uno steward ed esce col sorriso sulle labbra dal tunnel degli spogliatoi, senza bisogno di placcaggi, senza platealismi fanatici.

Si gioca a Genova e per Genova, per una città, colpita anche quest'anno dall'acqua, da quell'acqua che "porta male, sale dalle scale sale senza sale", come cantava De Andrè che, genovese, lo era di nascita. Poi ci sono i fatti, quelli del campo, quelli del gioco, quelli puramente tecnici, che rendono bello, lo sport più bello del mondo. E l'Italia delle seconde linee in effetti è più che gradevole, se non bella, non annoia di sicuro, tenendo il campo e facendosi pericolosa, soprattutto con Cerci, che dà profondità e dinamismo, in due parole, tutto ciò che era mancato alla Nazionale di Conte nelle ultime partite.

La prima occasione, l'ex Toro la vede passare dai propri piedi dopo dodici minuti, quando al termine di una triangolazione con Bertolacci, Berisha è bravo a mettere in angolo. Passano otto minuti, ed è ancora Cerci a mettere in mezzo un pallone sul quale Giovinco non riesce ad intervenire per un soffio. La partita è bella, e al 25' tocca a Parolo regalare un sussulto ai pochi Italiani del Ferraris, con una botta dal limite che impegna Berisha.
Le occasioni delle aquile rosse derivano tutte dagli errori degli azzurri, e al 37' Cikalleshi approfitta di un errore di Aquilani, va via con una grande giocata e fa tremare la porta scheggiando un legno con un missile che per fortuna di Sirigu non è preciso quanto potente. Al 46', prima dell'intervallo, è sempre Alessio Cerci, a rientrare sul sinistro chiamando in causa Berisha che devia in calcio d'angolo. Tutti al riposo, senza reti, ma non senza emozioni.

Sono le 21.49, quando il gioco riprende, senza calare di ritmo. L'Italia è sempre pericolosa ma sbaglia qualche disimpegno di troppo, fortuna che i simpatici albanesi non sono poi dei fenomeni. Le occasioni migliori, nei secondi 45, sono quelle che portano i nomi di Destro e Okaka, subentrato nella ripresa. Al minuto 61', è il romanista a trovarsi davanti a Berisha grazie all'imbeccata sontuosa di Cerci; è un rigore in movimento, ma Destro non inquadra nemmeno lo specchio della porta. Minuto 69', è la volta di Stefano Okaka. Il sampdoriano è bravissimo a girarsi in area, Berisha lo è ancora di più, intervenendo bene in tuffo. È questione di minuti. Ne passano quattordici, quando all'83', proprio Okaka anticipa tutti su un calcio d'angolo battuto da Bonaventura, tocco di testa leggermente deviato, e Italia in vantaggio, con la firma di chi bagna il proprio esordio firmando la rete del Match nel proprio stadio, su quell'erba che tanto bene conosce. L'Albania ci prova nel finale, sale anche Berisha, ma dopo quattro giri di extra-time, cala il sipario sulla festa di Marassi.