Il presidente FIGC Carlo Tavecchio ha parlato in merito al nuovo scandalo scommesse, che ha coinvolto numerose squadre nei Dilettanti, così come in Lega Pro. Ascoltando le sue parole è subito saltato all'occhio che come linea di difesa del pianeta calcio abbia scelto l'attacco. Gianbattista Vico ha parlato di corsi e ricorsi storici. Tavecchio invece ha utilizzato il termine monotonia, per evidenziare gli scandali che hanno interessato negli ultimi 20-30 anni il nostro calcio.

Tutto questo partendo dalle auto della polizia davanti agli spogliatoi dello Stadio Olimpico, immagine entrata tristemente nelle case degli italiani grazie a 90° Minuto di Paolo Valenti. Poi si è proseguito con Calciopoli, passando per Last Bet, per arrivare fino ai giorni nostri. Tavecchio ha sostenuto che la federazione ha sempre vigilato sulle scommesse e di più non può fare. Il presidente federale ha sottolineato come la situazione del Parma faccia decisamente più rumore della 20-30 mila aziende che annualmente chiudono nel nostro paese causa la crisi economica.

Tavecchio ha affermato che la federazione è garante dell'organizzazione di un divertimento, uno spettacolo sportivo. Più volte si è sentito parlare del calcio come dello specchio della situazione politica di un paese. Sarà vero oppure no? Contro chi si è scagliato Tavecchio? Ce l'aveva forse con il CONI che dovrebbe rivedere qualcosa in materia di diritto sportivo? Ce l'aveva forse con le istituzioni che dovrebbero mettere in condizione le autorità competenti di operare nel miglior modo possibile per assicurare i malfattori alla giustizia, impedendo loro di delinquere?

Il bersaglio della sua invettiva erano invece i media, che invece di occuparsi dei veri problemi del paese enfatizzano i mali del calcio? La verità come sempre sta nel mezzo. Una cosa è certa, la monotonia di questi scandali purtroppo non ha insegnato niente a nessuno. Ad uscire un'altra volta sconfitto è il nostro calcio, così come tifosi ed appassionati che non si meritano uno spettacolo indecoroso.