Secondo Aristotele il tempo è il numero del movimento secondo il prima e il poi. Per Sant'Agostino il tempo stesso viene misurato da ciascuno di noi all'interno dell'anima. Il già citato tempo per Primo Levi è stato quello dell'Olocausto e se ne sentirà prigioniero fino al suicidio. Altri hanno portato il peso di macigni diversi e analogamente ne sono stati schiacciati. Agostino Di Bartolomei ha deciso di farla finita 21 anni fa, era il 1994, a 10 esatti di distanza dopo quella maledetta finale di Coppa dei Campioni Roma-Liverpool. Un suicidio solo all'apparenza inspiegabile, con ogni probabilità le ragioni del gesto vanno collocate proprio in quell'incontro perso.

La Roma puntava molto sul vantaggio del fattore campo poichè la partita si sarebbe disputata allo Stadio Olimpico. Viceversa però il Liverpool poteva contare sulla maggiore esperienza dei suoi giocatori a disputare questo genere di incontri. Infatti dopo soli 13 minuti i Reds sarebbero andati in vantaggio con Neal. I giallorossi avrebbero faticato non poco per pareggiare, riuscendoci solo a 3 minuti dall'intervallo con Roberto Pruzzo. I tempi regolamentari e i supplementari purtroppo non sono bastati per decretare la vincitrice del torneo, che sarebbe stato assegnato ai rigori. Agostino Di Bartolomei avrebbe realizzato il suo penalty, i suoi compagni Bruno Conti e Francesco Graziani invece no perchè ipnotizzati dagli strani versi del portiere avversario Bruce Grobbelaar. Il Liverpool che era stato più preciso dal dischetto si sarebbe aggiudicato la Coppa dei Campioni. Negli spogliatoi ci sarebbe stato un confronto acceso tra i giocatori. Il capitano non avrebbe accettato il fatto che Paulo Roberto Falcao si fosse rifiutato di calciare il proprio rigore. Nils Liedholm avrebbe lasciato la panchina della Roma per tornare al Milan.

Il nuovo allenatore dei giallorossi Sven Goran Eriksson non considerava Di Bartolomei adatto al suo gioco e così quest'ultimo avrebbe seguito il Barone in rossonero. A Milano sarebbe rimasto 3 stagioni per poi andare al Cesena e chiudere la carriera con la Salernitana. Poi avrebbe aperto a Castellabate (paese natale della compagna) una scuola calcio per insegnare questa disciplina ai ragazzini. Purtroppo non sarebbe mai riuscito ad accettare completamente il distacco dall'amata Roma, senza neppure liberarsi dal peso di quella finale persa. Resteranno impressi nella memoria degli appassionati i suoi tiri bomba da fuori area, il suo essere capitano silenzioso. E' stato tradito dal non esprimere le sue emozioni, tenendosi tutto dentro di sè, dal suo sguardo triste che forse lasciava presagire un tragico destino. 

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Alessandro Brugnolo
Senza sport non so stare poichè per me rappresenta uno stile, una filosofia di vita.