Alla fine, è finita maluccio. Stephan El Shaarawy viene ceduto dal Milan al Monaco per circa 16 milioni di euro. L'ala ex Genoa arriva da due stagioni nefaste, ma cederlo è stata la scelta giusta?

Il valore del giocatore è indiscutibile: nelle prime stagioni, il ragazzo di Savona ha dimostrato di poter imporsi come un top nel proprio ruolo a livello mondiale. Ala sinistra dal gran passo, che tende a incedere verso il centro per ubriacare i difensori in dribbling o cercare la porta con il suo destro potente e preciso. Ottima capacità di inserimento e buonissimo fiuto del gol, Stephan ha saputo conquistare i tifosi fin dalle prime apparizioni, quando era solo un ragazzino con la cresta, il mito di Kakà nel cuore e un'esperienza positiva a Padova. Dopo una prima stagione con 22 presenze e due gol, l'avventura del Faraone decolla e tocca il suo picco massimo: è la stagione 2012-13, quando El Shaarawy trascina in solitaria un Milan deludente, giocando i primi sei mesi di stagione a un livello strepitoso. L'arrivo di Balotelli a gennaio 2013 ha rubato la scena al numero 92 rossonero, all'interno di una squadra protagonista di una rimonta verticale fino al terzo posto in campionato. 37 presenze e 16 gol, numeri importanti per un ventunenne ormai sul taccuino dei top club. Dalla stagione successiva, però, il calvario: un vortice di infortuni pesanti che lo tiene lontano dai campi per la maggior parte delle due stagioni successive. Tante aspettative, le premesse di un futuro da perno inamovibile dell'attacco rossonero, e oggi, all'improvviso, l'addio.

La domanda, come sempre, è la stessa che ci si pone in questi casi: ha fatto bene il Milan a cedere El Shaarawy? Il primo discorso da considerare è quello tecnico: Mihajlovic è stato chiaro fin da subito, questo Milan, alla luce della recente campagna acquisti, deve scendere in campo con il 4-3-1-2. Il ruolo più congeniale al ragazzo, con un modulo di questo tipo, sarebbe quello di seconda punta, che però è stabilmente occupata dalle due punte titolari Bacca e Luiz Adriano, con il Faraone che partirebbe inevitabilmente dalla panchina e subirebbe anche la concorrenza di Jeremy Menez. Il francese, dopo una stagione da protagonista, vuole confermarsi anche con il tecnico serbo, che per lui ha in mente un ruolo come trequartista o seconda punta: anche sulla trequarti campo, El Shaarawy rischierebbe di essere chiuso da Menez. Per collocare il 92, Silvio Berlusconi ha ipotizzato uno schieramento da interno di centrocampo, che Mihajlovic non ha escluso, ammettendo di aver chiesto l'ok del ragazzo per l'esperimento tattico. El Shaarawy non ha mai ricoperto in carriera il ruolo di mezzala, e l'ipotesi ha giustamente sollevato parecchie perplessità tra gli addetti ai lavori, vista la propensione prettamente offensiva del giocatore. Un'incognita tattica non indifferente per un esterno offensivo purissimo.

Oltre all questione tattica, la critica mossa al Faraone è stata quella della tenuta fisica. C'è però da evidenziare che gli infortuni più pesanti della carriera di El Shaarawy sono di carattere traumatico, come le fratture al metatarso con conseguenti ricadute che hanno tenuto a lungo lontano dai campi il numero 92. Paragoni con giocatori muscolarmente fragili come Pato o Jovetic sono, almeno per ora, inappropriati: Stephan ha perso solo cinque gare all'inizio della stagione 2013-14 a causa di un infortunio muscolare, di lì in avanti il calvario del metatarso. Per intenderci, almeno sulla carta, El Shaarawy non rimarrà vittima di frequenti stop come il brasiliano, durante la sua avventura al Monaco.

Inoltre, dinamica da non sottovalutare, a casa Milan può essere necessario un sacrificio per avere ulteriori liquidità da investire: dopo gli sforzi per vestire di rossonero Carlos Bacca e Andrea Bertolacci (esborso totale superiore ai 50 milioni), Galliani cercherà di accontentare Mihajlovic portando a Milano il giovane centrale Alessio Romagnoli, allievo del serbo a Genova e priorità di mercato, per sistemare un carente reparto arretrato. I 16 milioni che dovrebbero arrivare dal Principato potrebbero essere molto utili in questo senso. Il rimpianto di non aver chiuso per quaranta milioni con l'Anzhi Makachkala del magnate Kerimov, quando ancora Stephan era un sogno proibito per tutta Europa, è forte, ma era un contesto completamente differente, ancora ignoto alla lacerante sfortuna accanitasi poi sul ragazzo.

Cedere El Shaarawy è un sacrificio necessario per l'attuale contesto rossonero, doloroso emotivamente visto l'attaccamento di gran parte della tifoseria verso il piccolo Faraone, e ad alto rischio, perchè il ragazzo ha i numeri per esplodere lontano da Milano. Dal canto suo, Stephan se ne va al Monaco, dove trova un cantiere aperto che, con un po' di organizzazione, può diventare una squadra competitiva, visto l'altissimo tasso di giovani talenti presenti. E con la speranza di un po' di fortuna, che, come lo stesso Faraone ci insegna, non guasta mai.