Gigi Del Neri, attuale tecnico del Verona, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport. Tanti i temi trattati, partendo dai ricordi della sua annata in bianconero, stagione 2010/2011, chiusa con un settimo posto che non bastò a far ripartire un ciclo: "Ogni ricostruzione impone un prezzo da pagare, i cambiamenti portano con sé momenti diffi­cili. Non penso di avere fallito, alla Juve, e con Agnelli, Marotta e Paratici sono rimasto in otti­mi rapporti. Ogni tanto ci si sente per telefono e martedì allo Stadium li rivedrò volentieri. Me ne andai da Torino con amarezza e scoramento, ma il tempo ha riassestato i ricordi e oggi non covo rabbia né assurdi propositi di vendetta. E’ stato un onore allenare la Juve. Qua la mano, ci mancherebbe.Coi tifosi non ci siamo neppure conosciuti, è stato tutto troppo breve".

Delneri non venne riconfermato sulla panchina della Juventus che in estate passò ad Antonio Conte: "Si può dire che quel mio lavoro andava svolto, ma Conte ha fatto il suo, a prescindere da me, e con giocatori nuovi e importanti, come Pirlo, Vi­dal e Lichtsteiner. In autunno avevamo battuto a San Siro il Milan di Allegri, che poi avrebbe vinto lo scudetto, e a metà dicembre eravamo secondi. Ci rovinò la partita col Parma, alla ripresa post natalizia: sconfitta per 1­-4, espulsione di Melo con squalifica di tre turni, infortuni di Bonucci e Quagliarella. In partico­lare pesò la rottura di “Quaglia”, che per il mio gioco era fondamentale: ad esempio, faceva “uscire” difensori avversari e permetteva a Kra­sic di involarsi in fascia. Si ruppe pure Iaquinta, che in quel periodo andava. A gennaio ci incar­tammo. Con un po’ di fortuna sarebbe andata meglio, la squadra era almeno da 4° posto." L'annata precedente Gigi Delneri era sulla panchina della Sampdoria e fu una stagione davvero storica: quarto posto in campionato e preliminari di Champions League: "Non lascerei la Samp per la Juve, ma col senno di prima sì, perché è impossibile rifiutare la Juve. No, non ho rimpianti. Ho fatto quel che dovevo. Krasic con me disputò un’ottima annata: nove gol, una marea di uno contro uno vincenti, il costante miglioramento nella fase difensiva. In­ vito tutti a rivalutare quella stagione di Krasic. Il “mio” Martinez resta ingiudicabile: si infortunò subito, non riuscì a dimostrare nulla". 

Mercoledì l'allenatore friuliano ritornerà a Torino con la voglia di far bene con il suo Verona, ma non sarà facile: "Dobbiamo giocare con aggressività e temperamento, però noi fa­ remo quello che la Juve ci permetterà di fare. Saranno loro a lasciarci eventualmente qualco­sa. Toni e Pazzini formano una coppia da 40 gol potenziali, a me basterebbe che ne se­ gnassero la metà. Sono bene assortiti, un duo da combattimento. Bravi in tutto e per tutto, non soltanto sui palloni alti, e con scorte infini­ te di esperienza. Due così fanno spogliatoio, danno coraggio ai compagni. Mi ricordano il tandem Toni­-Matri che usai con successo alla Juve nel girone di ritorno. Se guardiamo la classifica non abbiamo più del 30 per cento di chance salvezza, ma noi oggi ignoriamo la classifi­ca. La squadra è molto più for­te degli otto punti che ha. Se analizziamo i valori tecnici e caratteriali del gruppo, io dico che ci salviamo al cento per cento. Con me le prestazioni ci sono state: contro Empoli, Milan e Sassuolo abbiamo giocato bene e meritavamo più dei due punti ottenuti. Nel ritorno avremo tanti scontri diretti al Bentegodi. No, non è così im­possibile come sembra".