Parafrasando Vasco (e la sua Sally) riusciamo, forse, una volta per tutte a decifrare il senso di questo folle campionato. Già, perchè dopo diciannove giornate l'equilibrio regnava sovrano, ma una settimana dopo tutto sembra essersi delineato. Siamo ben lontani dalla parola 'fine', ma almeno i ruoli (da qui a maggio) sembrano essere chiari. Protagonisti, comparse e sparring partners sono lì, ognuno sente il rumore dei propri nemici, così vicini ma concettualmente lontani anni luce. Sentire il profumo della vittoria inebria più di ogni altra cosa, ma la paura di fallire avvolge anche gli animi dei più temerari. E allora soltanto mettendo da parte le emozioni si può venire a capo di questa lotta all'ultimo sangue. Pirandello parlava di lucida follia, noi parliamo semplicemente di calcio. 

Effettivamente la Serie A 2015/2016 sta regalando, ai suoi appassionati, emozioni a non finire sin dalle prime partite. Sorpassi, controsorpassi, sorprese e delusioni. Le storie dei vari protagonisti hanno dato vita ad un intreccio tipicamente fiabesco, degno dei migliori reportage di 'Sfide'. Alcuni di questi, partiti in sordina, si sono scrollati di dosso la pressione iniziale sfoderando tutta la loro classe a campionato in corso. Altri, invece, non si sono fatti aspettare e, nonostante le difficoltà iniziali, hanno preso per mano i loro compagni conducendoli verso la gloria. Ridurre la stagione più bella degli ultimi anni ad una mera successione numerica potrà apparire riduttivo, ma d'altronde noi italiani siamo abituati a guardare la classifica prima del rettangolo verde. Lei, la madre di tutti i verdetti, l'unica fonte di verità che oggi (forse ancora per poco) ci regala quel intrepido gusto di equilibrio (sopra la follia). Cinque squadre in sei punti, recita il canovaccio, con Milan e Roma pronte ad inserirsi per dar fastidio alle nobili regine. 'Le 6 sorelle' (non si offendano i più nostalgici) pronte a darsi battaglia da qui alla fine per la gloria, o il baratro. Si sa, il confine tra vittoria e sconfitta è tremendamente sottile, ma ad oggi probabilmente quel confine sta per essere eliminato. Basta poco per abbattersi e basta meno per risalire. La testa e il carattere degli uomini fa la differenza. 

Maurizio Sarri lo sapeva e infatti la sua 'previsione' (dettata sostanzialmente dalla scaramanzia) si è puntualmente avverata. La Juve è lì, due punti sotto la capolista e la sua lotta scudetto sembra essere appena cominciata. Le dieci vittorie di fila hanno dato lustro ad una squadra ritrovata, che aveva perso certezze ma che alla lunga ha avuto ragione su tutti. Sembra essere tornata la Vecchia Signora, quella che spaventava i suoi avversari ancor prima di scendere in campo. D'altronde, quando hai un giovanotto che fa il Pirlo e il Tevez contemporaneamente tutto diventa più facile. La 'Joya' della Juve è irrefrenabile. Si è caricato la squadra sulle spalle dopo un inizio difficile, adesso è pronto per il rush finale. I numeri (e la carta d'identità) sono dalla sua. Già, i numeri. Quelle piccole cifre capaci di sorprendere in maniera oggettiva e ineccepibile. 'Dybala come Del Piero' recitavano i quotidiani questa mattina. Gol e presenze sono lì, le giocate anche, il resto della storia è tutto da seguire.

Ma come ogni romanzo che si rispetti, il protagonista non avrà vita facile perchè il destino sembra avere una voglia matta di divertirsi. Tra qualche settimana arriverà il giorno della verità, ma per adesso ci limitiamo a fantasticare. Il nuovo Napoli è una macchina perfetta, la concretizzazione idilliaca di spettacolo e intraprendenza. E il condottiero di questa corazzata non poteva che essere lui. Uomo, prima che allenatore con anni di gavetta sulla schiena. No, il suo non è un calcio 'pane e salame', è solo lo spettacolo più bello d'Italia. Maurizio Sarri è l'autore shakespeariano di questa splendida favola azzurra. Impazza la Higuain-mania, ma l'orchestra che sostiene il suo splendido solista ha gli strumenti ben accordati. Ognuno interpreta il suo ruolo nella miglior maniera possibile e quando hai un signore da 20 gol in 20 partite, beh, chapeau!

Ed eccoci arrivati al limbo, ovvero quel luogo in cui tutti sono in discussione e a ciascuno è data la stessa possibilità di mettersi in mostra. Un mese fa le squadre che oggi occupano questo 'girone dantesco' erano lì a giocarsi lo scudetto. Non che il loro viaggio sia finito qui, ma Juve e Napoli sembrano avere qualcosa in più. L'Inter di Mancini, reduce da un girone d'andata ben oltre le più rosee aspettative, sembra in evidente difficoltà. Intendiamoci, gennaio non è mai stato (storicamente) il mese preferito dai nerazzurri ma il tecnico di Jesi spera di ripetere, grazie al mercato, i miracoli della sessione estiva. I talenti meneghini sembrano tutt'ora inespressi, il campionato è lungo ma perdere il passo di quelli davanti potrebbe essere letale anche in chiave Europa. Chiariamoci, Mancini è riuscito a far tornare l'Inter nei luoghi che le competono e abbandonare il suo carro adesso sarebbe opportunistico e irrispettoso. I tifosi nerazzurri possono ancora sperare.

In estate nessuno gli aveva dato credito, ma gioco e interpreti hanno preso il sopravvento. Ogni squadra rispecchia fedelmente le caratteristiche del suo allenatore e Paulo Sousa non fa eccezione. Chi avrebbe puntato un solo euro sull'esplosione di Kalinic? E su quella di Ilicic? Ovviamente nessuno e probabilmente quanto fatto finora rispecchia l'enorme mole di lavoro compiuto tra le righe dall'ex tecnico del Basilea. Nelle ultime partite (così come per l'Inter) è arrivata una flessione ma il gioco c'è e la voglia anche. La speranza è che non resti un'eterna incompiuta anche quest'anno.

Concludono la storia le due 'gemelle cattive': Milan e Roma. Entrambe colpite da malattie diverse ma dello stesso ceppo. Lo scontro tra le due di una settimana fa è stato lo specchio di ciò. Mihajlovic, tuttavia, dovrà dare il meglio di sè per tenersi la panchina anche il prossimo anno mentre Spalletti ha appena iniziato la sua cura rigenerante. In riva al Tevere gli animi non sembrano volersi placare e la parola scudetto si dissolve sempre più tra i malumori. I Navigli, invece, sono ormai rassegnati all'ennesima stagione di transizione. Entrambe però saranno decisive per l'assegnazione del titolo. Hanno la possibilità di togliersi diverse soddisfazioni, sta a loro concludere degnamente la stagione.

Il set è pronto, gli attori anche, non resta che mettersi comodi e godersi lo spettacolo. Sarà una primavera di fuoco come mai negli ultimi anni. Ognuno ha i suoi motivi per avere la meglio sugli altri.  Ma alla fine, vincerà sicuramente il più 'folle'.