In una serie A mai così avvincente ed emozionante in merito alle posizioni nobili da assegnare, c'è già chi sembra già spacciato e chi, non volendosi cullare sugli allori, cerca di salvarsi pur conservando quella consapevolezza derivante dal sicuro vantaggio rispetto alle tre attuali indiziate per la serie B. Partendo dalle compagini a serissimo rischio retrocessione, spicca la presenza dell'Hellas Verona, collettivo passato, nel giro di due anni, dal mancato sogno Europa League al concredo incubo serie B: gli scaligeri, infatti, nonostante il cambio di panchina di qualche giornata fa, con Del Neri a sostituire l'esonerato Mandorlini, non sono riusciti ad invertire il trend negativo del girone di andata, andando a vincere la loro prima gara stagionale solo nel turno appena trascorso, quando si sono imposti per 2-1 contro un'anonima Atalanta. Un'involuzione imprevedibile ma prevista dall'occhio lungo degli addetti ai lavori e coincisa con un importante ridimensionamento della rosa. Sono lontani infatti, i tempi in cui Iturbe e Toni seminavano scompiglio, perfettamente supportati dalla macchina perfetta creata da Mandorlini. Ora il Verona vive all'ombra di stesso e rischia, seriamente, di tornare in cadetteria. 

Discorso più prevedibile, poi, per le altre due formazioni ad oggi retrocesse, Frosinone e Carpi. I ciociari, infatti, hanno ottenuto una storica promozione a cui, però, non hanno affiancato un mercato estivo di spessore e consono per la serie A. Pochi gli acquisti, ancor meno i colpi di rilievo, con Soddimo unico interprete leggermente al di sopra del tasso tecnico della rosa ma ancora molto acerbo per ben figurare nel massimo campionato italiano. La sessione invernale, poi, ha disilluso le attese dei tifosi, che hanno dovuto registrare un quasi totale immobilismo della società, intenzionata a tentare la salvezza con lo zoccolo duro del leone ruggente, bellissima rivelazione della scorsa serie B. Ragionamento analogo per il Carpi, in ripresa dopo un inizio di stagione chock ma comunque ancora pericolosamente a rischio. La società romagnola però, a differenza di quella ciociara, ha più prudentemente puntellato la rosa con colpi funzionali al progetto, sia nella sessione estiva che in quella invernale, ruscendo inoltre a trattenere i giocatori più talentuosi della propria rosa come, su tutti, Mbakogu. Troppo poco, per una salvezza sicura, ma già qualcosa per una società passata in due anni dalla Lega Pro alla A. Tanti applausi, comunque, ai ragazzi di Castori, tornato dopo la breve parentesi Sannino, autori di partite sempre intense ma tecnicamente poco valide, capaci però di impensierire e ben figurare non poche compagini meglio attrezzate.

Sicure ma non troppo, poi, le genoane, entrambe in crisi e con soli 24 punti in saccoccia. Certo, cinque punti di dicstacco non sono pochi, considerando anche l'immobilismo delle ultime tre, ma nemmeno possono essere considerati troppi: il rischio di rimanere imbrigliati, infatti, continua ad essere alto. Il Genoa è una squadra strana, partita bene ma afflosciatasi gara dopo gara. I grifoni, al centro di ormai consueti e continui stravolgimenti da parte del patron Preziosi, continuano a faticare, segnano poco subendo molto ed ora, con la cessione del tuttofare Perotti, la loro situazione diventa più traballante che mai. Più nera la realtà della Sampdoria, privatasi di Eder ma con un Cassano redivivo ed un Quagliarella di ritorno. La cura Montella ad ora non sembra dare frutti, mentre ancora ci si chiede il perché di alcune scelte discutibili, che hanno portato la Doria ad uscire prematuramente ed in maniera ignobile dall'Europa League. I segnali di ripresa ci sono, starà ora al gruppo iniziare a farlo per non scivolare sempre più nelle zone basse della classifica