Gol sbagliato, gol subito: è la legge numero uno del calcio. Se poi le reti mancate sono più di una, la sconfitta è inevitabile. Per tenere lontano lo spettro della Serie B, il Cagliari dovrà tenerlo bene a mente in futuro. La partita con il Milan, chiusasi con la clamorosa rimonta finale dei rossoneri, ha messo in evidenza la fragilità dei sardi, concreti per 60 minuti e incapaci però di chiudere un match che si era indirizzato sui binari giusti.

CAGLIARI CINICO - Sfida gradevole nel primo tempo: il Milan cerca di imporre il proprio gioco, il 4-2-3-1 schierato da Seedorf crea diverse occasioni, offre qualità, ma lascia in balia degli avversari una difesa ballerina, schermata insufficientemente dal duo di centrocampo De Jong-Montolivo. Il Cagliari è cinico, sfrutta le corsie esterne in contropiede, e nonostante abbia limiti cronici nel concretizzare la qualità espressa, approfitta con Sau di un disastro combinato dalla premiata ditta Amelia-Bonera. L'1-0 che chiude il primo tempo è il giusto premio per una squadra che sa soffrire e attendere il momento giusto per colpire.

CAGLIARI VANITOSO - Nella ripresa cambia tutto: il Milan è arrendevole e non riesce a mettere in difficoltà i sardi, che minuto dopo minuto prendono campo, amministrando così il prezioso vantaggio. Il Cagliari prende fiducia, ma esagera. Nell'ultima mezzora cerca esageratamente il fraseggio corto, gioca troppo per vie orizzontali, a momenti sembra quasi voler fare melina. Il possesso palla è sterile, arrivano poche occasioni, manca il colpo del k.o e i rossoneri si risvegliano all'improvviso. Il Milan ringrazia prima Cabrera e poi Avramov: l'uruguaiano, buttato nella mischia da Lopez al 69', colpisce all'87', senza motivi apparenti, il pallone con la mano e regala un calcio di punizione dal limite a Balotelli, che segna poi l'1-1 sfruttando un grave errore di piazzamento del portiere serbo. L'1-2 messo a segno da Pazzini al 90' è la punizione esemplare meritata da una squadra vanitosa, che raccoglie così la terza sconfitta consecutiva e sarà costretta ora a guardarsi alle spalle.