Diciamocelo chiaramente. E’ andata com’è andata e molti se lo aspettavano, ma la curiosità di vedere il Catania alla sua prima gara ufficiale dell’anno, perdipiù nel catino di un “Franchi” allestito a festa per una Fiorentina decisa a proseguire la strada verso la gloria, era forte. L’accesso diretto agli ottavi di Coppa Italia, insieme ad un programma di amichevoli pre-campionato forse un po’ scarno e non troppo esigente per livello delle avversarie, ha fatto sì che il Catania si misurasse con la realtà della nuova serie A direttamente all’impatto della prima giornata.

Per ambiente e livello tecnico della squadra l’esordio poteva essere accostato a quello di esattamente un anno fa all’”Olimpico” contro la Roma, ma a differenza di tale occasione il Catania ha approcciato il primo impegno ufficiale con una base tecnica rinnovata, composta da elementi che si sono aggiunti al plotone solo nella seconda metà del precampionato, mostrando la necessità di interiorizzare gli schemi e, soprattutto, di annullare il divario che li separa da una condizione fisica accettabile.

Certo, non che alcuni non riuscissero a reggersi in piedi, ma contro una Fiorentina con grandi pretese, partita in anticipo per l’impegno in Europa League e con un Cuadrado in forma stellare accade che un investimento importante come Monzon viene surclassato sulla sua corsia e passi tutto il secondo tempo seduto in panca in preda ai giramenti di testa. Potevano starci esordi molto migliori ma l’augurio è che l’ex Boca, Nizza, Lione e Fluminense non si lasci condizionare psicologicamente nell’immediato futuro dalla serata “no” e riparta con la fiducia nel proprio potenziale.

Oltretutto a rincorrere il colombiano il fiatone è venuto a tutti, anche ad Alvarez che è stato collocato al suo posto nella ripresa ma ha saputo arrangiarsi con l’esperienza e la “garra”, tratto caratteristico della popolazione calcistica argentina espresso con maggior evidenza dal mastino di San Martìn. La corsa e il brio di Cuadrado ha pesato molto nell’economia del match (entrambi i gol viola giunti in azioni nate da sue penetrazioni), ma può dirsi lo stesso anche per l’insicurezza e la scarsa reattività con cui l’intera fase difensiva, dal portiere al play basso, ha concorso alle stesse due reti avversarie.

Alla vigilia la preoccupazione dell’esordio riguardava lo stato fisico, ma in realtà anche la componente mentale ha fatto la sua parte in una squadra che pure nel soddisfacente avvio della passata stagione mostrava di essere un diesel per concentrazione e prontezza nei singoli meccanismi. Tuttavia, non si può dire altrettanto della mentalità, la prima delle ragioni che giustificano il ritorno da Firenze con il sorriso: squadra sempre predisposta alla manovra e sul pezzo, finchè le energie lo hanno permesso.

I primi 90’ lasciano intravedere ancora buona qualità nel livello tecnico oltreché nelle trame del gioco, dove Barrientos sta assumendo in punta di piedi un ruolo chiave nella regia avanzata, mentre Leto è già un’arma pericolosa grazie ad un’abilità nel dribbling non comune a chi ha indossato il rossazzurro e ad un’intesa in crescendo con il resto del reparto avanzato. Tachtsidis ha tempo e modo per acquisire sicurezza e imporre le sue qualità in mediana, per Castro rimane ora l’esigenza di ritrovare quanto prima il top della condizione.

Bergessio ha lottato fedelmente al suo Dna ma ha rispolverato le sue imperfezioni in fase realizzativa, proprio nel giorno in cui le voci di mercato legate ai rendimenti in campo, una volta rimasto a casa il viola Ljajic, si sono precipitate sul “Lavandina”, comunque non apparso affatto deconcentrato o nervoso. A proposito di mercato, ieri sera potrebbero aver giocato i loro ultimi scampoli in rossazzurro Maxi Lopez e Marco Biagianti, sulla strada per Livorno dopo un lungo percorso di salita e affermazione nella piazza etnea in A e le tante difficoltà seguenti legate ai problemi fisici nonchè alle ansie di soddisfare aspettative forse troppo severe per la sua caratura tecnica. Fino al 2 settembre non si potrà affatto escludere nemmeno la partenza dello stesso Bergessio, e in quel caso almeno di primo acchito sarebbero dolori. L’anno scorso il Catania ha sempre sofferto l’assenza di un elemento capace di sostituire adeguatamente l’ex San Lorenzo e Saint-Etienne, ma allo stato attuale la priorità per il completamento della rosa riguarda il centrocampo: Tiberio Guarente, dopo essersi perso per strada a Siviglia, ha ripreso a giocare con una certa continuità l’anno scorso a Bologna e per qualità e quantità può dare ottime garanzie, ma con la partenza di Biagianti ci vorrà ancora almeno un altro mediano.