A molti sembrava che certe cose si potessero dare per scontate, che le meraviglie compiute a livello gestionale negli anni passati potessero perennemente far dormire sonni tranquilli. Nulla di più sbagliato, purtroppo. E sarebbe un errore ancora più grave allarmarsi per la cruda realtà dei risultati e forzare la pressione su ambiente, dirigenza e, soprattutto, giocatori. Poco da eccepire sullo “zero” nella casella dei punti contro una Fiorentina grandi firme e un’Inter che al momento sembra avere il pilota automatico, ma più di un fattore inducono alla riflessione circa il Catania del presidente Antonino Pulvirenti e del vicepresidente Pablo Cosentino.

Non vi erano grandi pretese sull’immediato affiatamento e su una condizione già al top per la squadra di Rolando Maran con elementi che si sono aggiunti soltanto nella seconda parte del ritiro, ma le defiance di alcuni dei nuovi arrivi non possono lasciare indifferenti e il passo collettivo è ancora molto approssimativo: la fatica, si sa, coinvolge non solo le gambe ma anche la mente e la ripresa di ieri sera, dopo un primo tempo con trame discrete, ha offerto un Catania confuso e senza idee, schiantato in maniera inaudita. A Torre del Grifo c’è quindi ancora una situazione di “lavori in corso”, rallentata a sua volta da un mercato che, a differenza delle scorse stagioni, il club etneo deve ancora definire con mosse importanti tanto in entrata quanto in uscita.

E’ difficile creare in poco tempo un corpo compatto quando vengono aggiunti tasselli nuovi alla spicciolata con l’andare delle settimane e non già all’inizio del precampionato, e lo è ancor di più formare una squadra con equilibri solidi e un’identità di gioco viva e fiorente quando i suoi interpreti di maggior estro vengono ceduti inopinatamente e perdipiù senza monetizzarli in maniera adeguata.

Il presidente Pulvirenti a più riprese ha affermato che il livello tecnico della squadra è aumentato, ed è giusto prendere ancora tempo per valutare le new entries rispetto alla scorsa stagione, senza buttare impulsivamente la croce su Monzon, l’elemento in maggiore difficoltà in queste prime due giornate, e Tachtsidis, già sovraccaricato da più parti di ingenerosi paragoni con il precedessore Lodi.

Ma il mercato, purtroppo o per fortuna a seconda dei casi, non dorme mai e l’ultima grana arriva da Barrientos, che ha puntato i piedi per il Qatar; la posizione di Bergessio non è sicura, visto che fino alle 23 di oggi arriveranno delle offerte, e dall’altro lato si cercherà con ordine e prontezza di trovare un sostituto adatto del “Pitu”, mentre rimane calda la pista Biraghi per la corsia sinistra di difesa, con il colpo dell'ultim'ora Plasil in mediana (prestito secco dal Bordeaux).

Ordine sarà appunto la parola chiave in quest’ultimo giorno di mercato. Per preservare lo spirito di un gruppo che ha già perso alcuni dei componenti fondamentali, se non dentro almeno fuori dal campo (Marchese, Lodi, Gomez e Biagianti, rischia di partire anche Capuano), e non stravolgere davvero una squadra che andava avanti da sola.

L’ordine, nella condotta e nell’animo di tutti tra staff tecnico e giocatori, dovrà caratterizzare anche le due settimane di lavoro a cavallo della pausa delle nazionali per recuperare dagli acciacchi, mettere più benzina nelle gambe, lavorare sulle lacune e maturare una compattezza nuova, tale che ci si predisponga ad affrontare le difficoltà tutti insieme e lottando fino alla fine. Il 15 settembre, giorno della delicata trasferta di Livorno, viene cerchiato in rosso sul calendario, ma il riscatto dovrà costuirsi prima, a Torre del Grifo. Perché non si riveda più un Catania così fragile, sia nelle gambe che nella sua mente collettiva.