Dal 2010 al 2015 con la maglia bianconera della Juventus, diventata quasi una seconda pelle. Cinque anni lunghissimi, i primi due da protagonista e i successivi tra tante, troppe difficoltà, soprattutto fisiche. Infortuni su infortuni che hanno impedito a Simone Pepe di essere protagonista in campo, ma non nel cuore dei tifosi. "L’amore dei tifosi mi rende ancora più orgoglioso perché non sono un campione. La mia Juve aveva 5-6 campioni, Tevez, Vidal, Pirlo, Buffon e Barzagli, e tanti bravi giocatori. Li ho conquistati dando tutto in campo". Queste le parole dell'ala destra che in estate è andato in scadenza con la Juve per poi firmare con il Chievo. 

Alla Gazzetta dello Sport Pepe ha spiegato anche le ragioni della sua scelta, oltre che all'ambiente che ha trovato: "Avevo bisogno di rilanciarmi, di una squadra che mi permettesse di giocare a buoni livelli. Maran mi ha fatto subito una buona impressione. Il rapporto è partito bene. Campedelli è un bel personaggio: mi parla in veneto e gli rispondo in romano. In settimana ti dà serenità, quando c’è la partita meglio lasciarlo stare, va in trance".

Sabato sera per l'ex Udinese c'è un grande ritorno allo Stadium contro la Juve, un testacoda impronosticabile: "Ho parlato con Bonucci, Chiellini e Barzagli: sono sicuro che si riprenderanno. E sabato sera, comunque vada, andrò a cena con gli ex compagni. Stare in testa con il Chievo è fantastico ma restiamo con i piedi per terra: abbiamo fatto un’ottima partenza, ma lottiamo per la salvezza. Anzi: prima ci salviamo, poi ci divertiamo".

Anni di vittorie in bianconero, con anche delusioni grosse. "Al primo scudetto non pensavo ci arrivassimo, ma ci speravo. Quello che abbiamo fatto in questi 4 anni è frutto della mentalità vincente: un pareggio alla Juve è come una sconfitta. Il primo anno siamo arrivati settimi, con Conte siamo ripartiti e abbiamo fatto l’impresa: uno scudetto sulla carta impossibile. E’ stato il più bello: era inaspettato. Berlino? Arrivarci è stato un sogno che si avvera, ma il giorno dopo è stato terribile. A fine partita eravamo demoralizzati, è stata un’occasione che a tanti, compreso me, non ricapiterà mai più. Ai miei compagni ho detto: stasera è brutta, ma domani sarà peggio. Infatti alle 6.40 eravamo tutti a scrivere nella chat di squadra. Nessuno aveva chiuso occhio".  

Dal 2012 in poi però Pepe è stato condizionato da un grave infortunio: "Ha pesato tanto, ma ho cercato di guardare avanti e la mia positività mi ha aiutato. Sono stato sfortunato perché sono stato il primo ad avere questo tipo di problema, c’è stato bisogno di tempo per trovare la cura. Andrea Agnelli mi ha mandato un sms dopo la firma col Chievo. Con noi si è sempre comportato da fratello maggiore".

Come vede invece Simone Pepe la Juve di oggi, lontano da Torino? "Mancanza di un leader? Non sta a me giudicarlo, ma penso che per vincere serva una base di giocatori italiani: solo noi quando perdiamo stiamo male. Qualche italiano di troppo è andato via, però ci sono Buffon, Chiellini, Barzagli, Bonucci, Marchisio. La Juve può vincere il quinto scudetto consecutivo e andare avanti in Champions League perché è forte, ha perso giocatori importanti ma la mentalità è vincente". 

Infine, parole anche sugli ultimi tre allenatori che ha avuto tra Nazionale e club: "Pregi e difetti di Lippi, Conte e Allegri? Conte è un perfezionista, il miglior che ho avuto. Allegri è un bravo allenatore arrivato al momento giusto: ha gestito il gruppo in maniera perfetta. Lippi è un grande motivatore, lui e Conte si assomigliano".

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Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]