Una estate caldissima e movimentata quella di Davide Astori, che finalmente ha trovato pace e tranquillità una volta approdato alla Fiorentina. Una volta appreso che la Roma, squadra nella quale ha militato nella scorsa stagione, non avrebbe esercitato il diritto di riscatto nei suoi confronti, le trattative tra Napoli e Cagliari sembravano portare il centrale mancino della Nazionale all'ombra del Vesuvio. Per un motivo, o per un altro, così come sottolineerà anche lo stesso Astori nella conferenza di presentazione tenutasi oggi, le strade dell'ex cagliaritano e degli azzurri si sono divise, fino all'arrivo in Toscana. 

Guai però a parlare di seconda scelta. La Fiorentina, per Astori, era fin dagli albori dell'interessamento nei suoi confronti della società viola, una primissima opportunità di riscatto e, vista la concomitante partenza di Savic, una possibilità anche più concreta di giocare subito da titolare. "Perché Firenze? Ci sono tutti i presupposti per far bene, ci sono volti nuovi, insieme al gruppo storico potremo aiutare la società a raggiungere grandi risultati. Firenze è una piazza che mi è sempre piaciuta, per il tifo ma anche per la qualità di gioco di questi anni. Ha sempre giocato con filo logico, e ottenuto risultati improtanti. E poi vincere nelle due coppe a Roma non è mai facile. Occasione per consacrarmi? Si, ho fatto questa scelta non come trampolino di lancio, ma come punto di arrivo. Si possono fare cose importanti, il progetto Fiorentina mi permetterà di fare tutto il possibile per consacrarmi in Italia e in Europa".

Le prime battute della presentazione del quasi trentenne centrale vertono soprattutto sulla trattativa con i partenopei e sulla stagione appena trascorsa nella capitale: "Con il Napoli è stata una trattativa che non è andata a buon fine, per diversi motivi. Parentesi chiusa. A Roma abbiamo ottenuto i risultati che ci eravamo premessi ad inizio campionato, la Champions. Siamo arrivati con la seconda difesa del campionato. Forse la seconda parte di stagione abbiamo fatto risultati che ci hanno penalizzato rispetto all'avvio. Meno pressioni rispetto a Roma? No, non vedo troppe differenze.. qui c'è un grande pubblico, ed esigente. E non mi spaventa. Ho scelto Firenze perché qui ci sono obiettivi importanti, c'è la possibilità di fare molto bene. Già i risultati nelle prime amichevoli si sono viste".

Sulla preferenza del mancino di San Giovanni Bianco sul ruolo da ricoprire in campo, il prodotto delle giovanili del Milan parla così: "Si parla molto di numeri e moduli, credo sia più importante l'interpretazione. Giocare a 4 o a 3 è soggettivo, bisogna lavorare come stiamo facendo, di squadra. I mediani sono fondamentali per creare un filtro. Poi dietro abbiamo difensori duttili che possono fare a 3 o a 4. Io posso fare entrambi i ruoli. Gonzalo Rodriguez? Fondamentale, come ho detto prima, è il lavoro di squadra. Se riusciamo ad assimilare bene i concetti del mister, che giochi io con Gonzalo, o Basanta, Hegazi, Bagadur, per noi non c'è differenza".

Infine, in chiusura, le prime impressioni sul nuovo allenatore viola Paulo Sousa, oltre ai soliti propositi per la nuova stagione in maglia viola e non solo: "Mi ha stupito contro il Barcellona, si vede dallo stadio la grinta che trasmette la grinta ai suoi giocatori. E anche il pubblico apprezzerà. Conosce bene il calcio italiano, è carismatico: porterà un po' di Europa in Italia. Nazionale? La scelta di rimanere in Italia è dettata anche dall'Europeo. Con Conte ho un bel rapporto, c'è un bel gruppo... poi Coverciano è vicino a qui, credo che mi chiamerà più facilmente".