Dalla gloria all'isolamento, il passo può essere incredibilmente breve. Il 29 ottobre Luca Antonini si trova sottoporta, non nella sua posizione naturale, e deposita il pallone alle spalle di Buffon. Il Genoa batte la Juventus, infligge l'unica sconfitta stagionale alla Signora, e il Ferraris esplode in un urlo di festa. La notte si tinge di rossoblù, è la serata di Antonini, un operaio del pallone, sceso a Genova, dopo le stagioni trascorse al Milan. Un giocatore duttile, in grado di ricoprire entrambe le corsie, esempio di affidabilità, un 6 scritto, prima di scendere in campo. Fa il suo Antonini, spesso bene. 

Col passare dei mesi la situazione tende via via a sbiadirsi, il rapporto si deteriora, fino al collasso nel mercato invernale. Preziosi si diverte, da par suo, nell'intavolare trattative a ripetizione, vende e compra, regala e spende, e Antonini finisce nel vortice. Qui iniziano, a detta del Presidente, le sue colpe, perché Antonini prima accetta e propone la separazione, poi indietreggia. No a Watford, Chievo e Udinese, solo Genoa. Preziosi si indispettisce e chiude la porta ad Antonini. Fuori rosa, il Genoa saluta Antonini e lo fa attraverso parole pesanti, rilasciate dal numero uno: "Antonini è un giocatore del Genoa e sarà rispettato. Lui sa come sono andate le cose e quando sarà il momento le chiariremo. In ogni caso non rientra più nei nostri piani". 

Un problema in più per Gasperini, costretto a vagliare le alternative a sinistra. In attesa di riavere al meglio Marchese, tocca ancora al marocchino Bergdich, cresciuto al Lens, prima del passaggio in Spagna alla Real Valladolid, giocatore con predisposizione più offensiva rispetto ad Antonini. In panchina, l'alternativa è Laxalt, uruguaiano portato in Italia dall'Inter e dirottato la scorsa stagione a Empoli, prima dell'occasione Genoa. Anche per quest'ultimo è da registrare una maggiore propensione all'inserimento, più che alla copertura. Un problema se il modulo prescelto è il 3-4-3.