L'Inter riparte. Negli occhi la rabbia di Stramaccioni, nelle orecchie le parole di Moratti. “Non credo alla buona fede.” Arrabbiata come non mai la società nerazzurra. Dopo una serie di torti arbitrali si è scelto di dire stop. Si è parlato senza freni. Attaccando e non poco. Nemmeno a mente fredda si è ritrattato quanto detto dopo l'episodio del rigore che ha cambiato lo scenario di Inter-Atalanta. Non l'unica causa della debacle di San Siro. Lo sa Stramaccioni, lo sa Moratti, lo sanno tutti. E probabilmente tra le quattro mura della Pinetina ne avranno parlato. Per quanto sia grande un errore come quello di Gervasoni, un grande team non perde 4-3, in casa, dopo essere stato avanti 3-1. Senza il tridentone, come si farà a sbloccare la situazione offensiva? Così si pensava. Ma il calcio è strano e imprevedibile e succede che si perda segnando a ripetizione. Il perché è semplice. L'Inter è fragile, timorosa, priva di certezze fondamentali per reggere nei momenti difficili. Un torto diventa allora gigante e spegne velleità effimere. Ora il Cagliari.

A Trieste. Dopo l'annosa questione Is Arenas, brutta storia, l'ennesima, dello sport italiano, si è scelto il campo neutro. Prima sì, poi no, infine forse. Ultimi lavori e si gioca. Campo rizollato. Pericolo infortuni. Tremolio lungo la schiena di Strama. Cagliari, ma alle porte la semifinale di ritorno di Coppa Italia, ormai il vero obbiettivo della stagione. Unico trofeo possibile. Da ribaltare il 2-1 di Roma, dove i giallorossi di Zeman furono superiori, ma limitati da Palacio. L'argentino proverà il miracolo per mercoledì. Difficile, ma troppo importante. Sarà quindi turnover in campionato. Potrebbe rivedersi Silvestre (in alternativa possibile arretramento di Cambiasso), viste le non perfette condizioni di Ranocchia, numerose infiltrazioni al ginocchio, e le difficoltà di Samuel a reggere partite ravvicinate. A sinistra confermato Pereira, vista la squalifica in Coppa, come Guarin sulla trequarti. Davanti poca scelta. Ci sono solo Alvarez e Rocchi. Sperando siano quelli visti con l'Atalanta. Soprattutto Ricky Maravilla, che ha appena festeggiato il venticinquesimo compleanno. Talento discontinuo, ma grande talento. In mediana, dopo molto tempo, il tecnico nerazzurro pare intenzionato a rilanciare Kuzmanovic con al fianco Gargano, al rientro, e Cambiasso (nel caso si preferisse puntare sulla freschezza pronto Benassi). Anche se rinunciare al Kovacic dell'ultimo periodo è difficile. Vista anche la capacità di recupero mostrata nell'ultimo periodo. Nagatomo sarà risparmiato per la Tim Cup. Fondamentale il recupero del giapponese.

Pulga e Lopez non avranno Nainggolan, in orbita Inter, fermato dal giudice sportivo e si affideranno a Cabrera o Dessena per completare il centrocampo guidato da Conti. Cossu alle spalle di Sau e Pinilla (o Ibarbo) nel reparto offensivo. Dietro Astori e Rossettini centrali, unico ballottaggio Avelar-Murru.

All'andata finì 2-2 tra le polemiche. Inter avanti con Palacio che impatta di testa il perfetto cross di Cassano, ma dopo esce il Cagliari. Handanovic è super in diverse occasioni, ma cade sulla perfetta conclusione di Sau. Lo stesso folletto sardo è bravo a sfruttare il rimbalzo del pallone sul palo, dopo il tiro di Pinilla e a portare in vantaggio gli ospiti. Non è finita però. Astori devia nella sua porta il traversone di Alvarez e rincuora l'Inter. Nell'assedio finale episodio chiave. Lo stesso Astori aggancia nettamente Ranocchia in area, ma Giacomelli non fischia. Esplode la rabbia di Stramaccioni, che viene cacciato e di Moratti. Polemiche. Come domenica, come sempre.

Le probabili formazioni:

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Johnathan Scaffardi
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