Si chiude a San Siro. Per fortuna si chiude. Finisce la stagione dell'Inter. Da lunedì si potrà finalmente rivolgere lo sguardo all'anno che verrà. L'annata in corso ha dimostrato come i cambi graduali, o meglio incompleti, non portino vantaggi. Si ripartirà dai giovani di ritorno. Duncan, Longo, Bardi, sono tesori di oggi e di domani. Come il talento Pasa, gettato nella mischia in quel di Genova e subito all'altezza. Sicurezza da veterano. Spendlhofer sarà blindato. Icardi come confermato dallo stesso Garrone, che ha parlato di promessa, arriverà. Freschezza. In campo e fuori. Nuovi preparatori, aggiustamenti nello staff medico. L'ultimo infortunio di Cassano è più ascrivibile alla malasorte, ma non si può trascurare quanto succcesso quest'anno. Nessun incedibile. Di fronte a offerte faraoniche chiunque può essere messo sul mercato. Anche Handanovic e Guarin. Soprattutto Handanovic e Guarin. Il focus è sulla mediana. Liberare l'estro di Kovacic l'imperativo. Nainggolan, Paulinho e qualche colpo a sorpresa. Visionato anche il baby Schneiderlin. Accasato al Southampton e ambito dalle grandi. Markovic il sogno proibito. Su di lui l'occhio vigile del Chelsea. Dipenderà da Josè. E il tecnico? “Moratti ha parlato chiaro.” Così Stramaccioni, forse più per scacciare l'ombra di Mazzarri, che per reale convinzione. Il tecnico del Napoli non ha ancora abbracciato il progetto Roma, perché aspetta una chiamata del presidentissimo nerazzurro, che però resta dubbioso. Probabile conferma dell'ex guida della Primavera. Mazzarri è uomo forte, portato allo scontro, soprattutto uomo che vuole garanzie e libertà assoluta. Il malleabile Strama è certamente più controllabile, sia dalla società che dai giocatori, oltre a essere reale pupillo del patron.

Gli undici mandati in campo dal tecnico saranno necessariamente molto simili a quelli visti contro il grifone. Confermato Pasa, con lui Juan Jesus al riento dalla squalifica (difficile vedere Ranocchia e Chivu, entrambi acciaccati). Nagatomo pienamente arruolato a destra. Solito tris in mediana. Kovacic a dirigere il traffico e ai suoi lati Kuzmanovic e Cambiasso. Alvarez e Guarin sulla trequarti e Rocchi davanti. La sorpresa potrebbe essere Palacio. Recuperato e apparso pimpante in allenamento, cercherà fino all'ultimo di strappare una maglia da titolare.

Conta poco per l'Inter. Molto per l'Udinese. Guidolin vuol completare l'ennesimo capolavoro. Di Natale scrivere un altro pezzo di storia. Un brivido la scorsa settimana, ma il capitano ci sarà. Recuperato. In palio l'Europa. Un inizio difficile, poi una cavalcata perfetta. I friulani, a più due sulla Lazio di Petkovic, devono chiudere il discorso, per presentarsi ancora una volta su palcoscenici prestigiosi, dopo il solito mercato fatto di cessioni eccellenti e prospetti in rampa di lancio. Via Isla e Asamoah direzione Torino, Handanovic, il grande ex, sbarcato a Milano, e infine Armero. Napoli e il San Paolo per lui. L'esplosione di Muriel, giocatore dal talento cristallino, poi Gabriel Silva, Pereyra e ultimo, ma non ultimo, Zielinski. Fucina di calciatori. Ossrvatori di livello assoluto. La competenza paga. Anche nel calcio.

All'andata partita strana. 3-0 Udinese, ma il punteggio non dice tutto. Prima frazione in equilibrio, con l'Inter che reclama un penalty per un contatto Domizzi-Palacio. Jonathan spreca una colossale occasione a inizio ripresa, poi arriva il guizzo di Di Natale e i nerazzurri spariscono dal campo. Muriel e ancora Totò arrotondano il punteggio. Il crollo mentale degli ospiti è evidente e non certo frutto solo di disattenzioni arbitrali, come invece recita Stramaccioni a fine match.

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Johnathan Scaffardi
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