Emozioni, riconoscenza, ricordi. Moratti e l'Inter. Il saluto, la stretta di mano, il passaggio di consegne. L'avvento di Thohir. Eppure guardi bene, con occhio indagatore, e vedi che poi non è cambiato quasi nulla. Sugli spalti, nel freddo pomeriggio milanese, lì in tribuna, come sempre, c'è il Massimo tifoso. Impreca, si alza, esulta, sbuffa "Pensavo di soffrire meno". Non è più il Presidente, è ancora parte del mondo Inter. Parte integrante e fondamentale. Un cordone ombelicale, più forte di denaro, contratti, scelte economiche. La storia oltre le cariche. L'uomo oltre il manager. Resta e resterà Moratti, con lui la famiglia. 

L'ingresso nella Hall of fame Figc è quindi l'ennesima occasione per parlare di Inter. Tra mercato, futuro, cambiamento "Auguro a Thohir di appassionarsi a questa nuova avventura. Lo sta già facendo, è una persona intelligente. Gli auguro di gioire per i risultati che otterrà e di soffrire il meno possibile. Chi subentra ha il diritto di decidere gli acquisti. Mi ha detto che vorrebbe un mercato affrontato in maniera collegiale, parlandone tutti insieme. Credo che sarà Mazzarri a convincerlo sulla bontà di certe operazioni."

Netta anche la risposta su Messi. Ingenti capitali sollevano le più sparute fantasie. Si sogna, allontanandosi via via dalla realtà del campo. Si superano i limiti del buonsenso verso orizzonti di gloria. Si respira l'aria delle infinite possibilità "Spero che non lo obblighino a fare questa cosa."

Infine il ricordo del rapporto col padre, la scelta di sposare l'Inter e la risposta della famiglia alla svolta epocale di una cessione tanto necessaria quanto dolorosa "Avevamo appena visto giocare Paolo Rossi e avevo detto a mio padre che mi sarebbe piaciuto avere quel campione con la maglia nerazzurra, così è nata l'idea. Il mio è stato un atto di incoscienza. Non so se è giusto suggerire atti di incoscienza ai figli. In famiglia hanno fatto finta di niente, come se fosse tutto normale. Probabilmente pensano che io stia soffrendo molto quindi mi maneggiano con cura. Forse hanno ragione."