Il momento di Mateo Kovacic. Qualche parolina, silenziosa, nel periodo delle panchine e dei dubbi. Qualche cigolio, ben presto smentito. Nessun idea di abbandonare un progetto in divenire. Il giovane croato resta a Milano, l'Inter ha scommesso sul suo talento, e punta a farne il faro del prossimo corso. Domenica la seconda da titolare per il ragazzo di Linz, dopo l'apparizione di Coppa col Trapani. Un inizio tranquillo, controllato, poi una creazione. Una veronica in mezzo al campo e un "oh" di meraviglia dagli spalti di San Siro. Quasi una manifestazione inattesa, un colpo di genio a scuotere il torpore del freddo inverno. Da lì, una sorta di purificazione. Via le paure, spazio alla convinzione. Mateo si prende la scena. Ispira, crea e conclude. I palati fine si lasciano andare a cenni di assenso. Anche gli errori sono colti con altro sguardo, perché si capisce che il giocatore c'è. Non ha paura, ha rotto le redini dell'insicurezza, per prendersi la scena. 

Parte, o meglio ri-parte, dalla sfida col Parma, l'avventura a Milano di Kovacic. Intervistato a Inter Channel, durante InterNos, è lo stesso calciatore a parlare del suo momento, del suo ruolo, del suo domani "Con mister Mazzarri agisco tanto in difesa, ma voglio anche fare più tiri, più gol. Nell'ultima partita ho calciato due volte in porta, il mister mi ha detto di farlo quando sono in quella zona di campo, perché tutti giochiamo per il gol e io non ne ho ancora fatto nessuno. Un pochino mi pesa. Mi aspettavo un calcio tattico. Non è facile segnare. In Spagna e Inghilterra è certamente diverso."

Due parole per un grande ex Dejan Stankovic "Lui ha un grande ruolo, non solo per la Serbia, ma anche per la Croazia". Ama l'Italia Kovacic, si ispira a Prosinecki "Da bambino era il mio idolo, ha un bel fisico, era una seconda punta alla Jovetic" e aspetta il momento, il suo momento. Quello in cui prendersi le chiavi definitive della fuoriserie nerazzurra. Mazzarri che lo ha inserito con attenzione, per non bruciarne qualità e futuro, ora è pronto a lanciarlo. Serve qualità e nessuno può garantirla come Mateo. Resta il dubbio sulla prediletta posizione, in cui esplorarne l'intero arsenale. Il segnale è stato lanciato domenica. Il croato ha bisogno di puntare la porta, guardare avanti, a testa alta. Piedi buoni e mente veloce. Confinarlo spalle alla porta sarebbe delitto di lesa maestà.