Palacio o Balotelli?

L'applicazione o la ribellione? Il talento diffuso nei confini del sacrificio o quello irrequieto, a sprazzi? Inter - Milan, Palacio - Balotelli e il dopo derby dal punto di vista dei due attaccanti principe.

Palacio o Balotelli?
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Di Johnathan Scaffardi

Da Palacio a Balotelli. Da un campione a un predestinato in attesa di attestato. Il derby è fatto di momenti, attimi, istantanee. Raccontare di un bel derby sarebbe stropicciare la realtà. Diciamocela tutta è stato uno spettacolo deprimente. Di lotta e di fango. Botte e conquiste quasi da palla ovale. Alt, della palla ovale mancava il fair play. Trovare di buono è sinceramente difficile, ma poca illusione albergava nella Milano vestita a festa per la stracittadina dell'orgoglio. Il centrocampo è il fulcro di ogni squadra, il cuore pulsante. Inter e Milan han scelto di trincerarsi in egual misura con sei interditori. Zero qualità. La bollicina di champagne posta poco più avanti da Allegri ha avuto l'effetto di un'alzata di sopracciglio, poco più. Saponara ha un futuro, basta puntarci.

Occorre quindi concentrare l'attenzione su due, tra i pochi, che al netto della carta di presentazione meriterebbero palcoscenici importanti. Volenti o nolenti sono gli attaccanti a stuzzicare l'appetito e a creare file ai botteghini. Inter e Milan, da tempo, nella stagione dei dubbi e della ricostruzione, hanno riposto le poche cartucce nell'arsenale di Palacio e Balotelli. Risolvere i problemi che il mercato e la società pongono sul cammino. Magari con una giocata, una sola. Soprattutto in un derby, è il lampo isolato, la deviazione fortuita, il caso, a giocare un ruolo predominante. E ancora una volta il treno è passato, e al binario ha trovato in perfetto orario, quasi in anticipo, Rodrigo, quello che a Milano, e non solo, chiamano il Trenza, per quella caratteristica, ciondolante, treccia. Mario è arrivato dopo, ha sbuffato, alzato le braccia, richiamato l'attenzione, ma la storia aveva già posto la parola fine. La storia aveva scelto un finale diverso. Balotelli, quel finale, lo ha visto da lontano. 90 metri circa, la lunghezza di un campo, mentre richiamava l'attenzione di Mazzoleni, dopo un contatto, esente da scorrettezze, con Juan Jesus. Ha scorto quell'indomabile argentino inventare un tocco di tacco-suola da consumato fuoriclasse. Ha sentito esplodere la San Siro nerazzurra e si è chiesto come mai fosse possibile essere lì, dopo aver sprecato quel mare di energie.

Palacio è l'opposto di Balotelli. Non sono necessariamente il buono e il cattivo, il bello e il brutto. Hanno scelto modi diversi di interpretare il mestiere più bello del mondo. Rodrigo corre, si allena, lotta, si sacrifica, in silenzio. Mario è il figlio della nuova generazione. Cresta e cinguettii. Con una fortuna in più, rispetto ai ragazzi di oggi, un talento con pochi eguali in Europa. Abbina tecnica e forza, è la speranza azzurra nel caldo sudamericano. Eppure, guardandolo, lascia sempre qualche sospetto. L'idea di una macchina con illimitate potenzialità, che si accontenta di procedere a regime ridotto. I segnali incoraggianti delle ultime settimane sono di colpo stati cancellati in una sfida, soprattutto per il Milan, senza domani. Ora la distanza dai cugini è di 12 punti. In parte è la stessa segnata da Palacio e Balotelli. Un attaccante che si riveste centrocampista, per coprire le mancanze di una squadra annebbiata da carta d'identità, Cambiasso – Zanetti, e scelte discutibili (Kovacic out). Come d'incanto Rodrigo esplode, quando entra Icardi, quasi a sottolineare cosa sarebbe con un riferimento a fianco. Linfa vitale. Ma lo fa senza scuotere il capo, non accennando alla minima polemica. Si esalta ed esalta nelle sfide più difficili. Lì dove si vede un campione. Balotelli aspetta invece al sole dell'area di rigore. La palla buona da scaraventare in porta, per mostrare muscoli e numeri. Ma il calcio, che è sport complesso, ma talvolta semplice, non è racchiuso solo nei numeri. Il calcio, lo sport, ha una sua logica. La logica dell'impegno e del gruppo. Quella che ti porta oltre le capacità individuali, oltre i limiti di madre natura. Balotelli è più forte di Palacio, ma oggi chi sceglierebbe Super Mario al cospetto del Trenza?