L'arrivo in pompa magna, tra soldi e sorrisi. Una stretta di mano a sancire l'acquisto della famiglia Inter. L'impressione positiva. Un uomo affabile, cortese, ma attento. Nato e cresciuto nel business. Il prototipo giusto per rilanciare il marchio Inter. Da Milano all'Indonesia. Questa la prima impressione suscitata da Erick Thohir. Da lì tutto è cambiato. Un via vai continuo, tra la metropoli italiana e Giacarta, dove impera il magnate. Commenti, affidati a tweet o rapide interviste, sulle prestazioni, scialbe, della sua “creatura”. Malumori, non solo suoi, ma di tutto l'ambiente. Scorrono i giorni del gennaio riparatore e l'Inter, col Presidente, attende. Nessun colpo in canna, di quelli che stravolgono equilibri e suscitano emozione. Quei lampi che accendono fantasie e scacciano cattivi pensieri. Primo compito è controllare bilancio e perdite. Thohir ha investito per ripianare i debiti e vuol creare una società che vada di pari passo coi tempi. É da tempo terminata l'era delle spese folli. “Io credo che questa squadra abbia buone prospettive, ma bisogna trovare il giusto equilibrio. In alcuni ruoli abbiamo molti giocatori, in altri servono alcuni giocatori. Per comprare nuovi giocatori in questa finestra di mercato bisogna fare attenzione, perché è breve e la stagione è già a metà. Ci vuole tempo per inserire giocatori nell'organico e il mister vuole siano già pronti per l'Inter. Il progetto della squadra ha bisogna di 2-3 anni per far sì che sia ricostruita. Non posso cambiare le cose in 60 giorni, ma voglio risanare l'Inter.”

 

La lontananza, cruccio di tifoso e appassionato. Una guida che, spesso, non vede da vicino campo e sviluppo societario. Un distacco che crea paure e sospetti “Rimango in contatto ogni giorno. La dirigenza sta lavorando bene. Branca, Ausilio, l'allenatore, anche Fassone. Non credo che la distanza sia un problema. La cosa più importante è fare progressi e comunicare. La transizione richiede tempo. Incontro tifosi ovunque, da Londra a Giacarta. Posso avere contatti con loro sui social e tramite Inter Channel”.

 

Ovvia la difesa del condottiero prescelto per il corso del rinnovamento. Mazzarri non può essere messo in discussione, alla luce del materiale umano ora a disposizione del tecnico di San Vincenzo. Difficile far di meglio. Impossibile pretendere di più. “Io sono d'accordo con Mazzarri. É il miglior allenatore per l'Inter ora. É al primo anno, io sono arrivato a novembre, ci fidiamo l'uno dell'altro. Supporterò l'allenatore nel bene e nel male. Ai tifosi, e anche a me, piace come fa giocare la squadra. Dobbiamo ricominciare a vincere, ma ho fiducia in lui. Quando perdi due partite è normale essere dispiaciuto”.

 

La polemica non rientra nei piani di Thohir, che allontana la querelle rigori e rilancia le ambizioni dell'Inter, oltre arbitri e sfuriate da prima pagina “Bisogna fidarsi dell'esperienza degli arbitri. Quelli della Serie A sono i migliori del Mondo. Io non sono esperto, desidero solo vedere partite gradevoli. Voglio fidarmi. Spero che la squadra faccia progressi, ma sono sicuro che siamo sulla buona strada. Faremo meglio della scorsa stagione”.

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo