Samuel - Hernanes - Guarin - Palacio, l'Inter che, a fatica, riparte ha il volto sudamericano. Nella bufera esce il carattere. Walter Samuel, soprannominato The Wall, Il Muro, non è più in giovane età e, dopo una carriera fatta di successi e guai muscolari, ha visto sfumare a gennaio l'occasione Fiorentina. Una piazza bella, che ama il calcio. Forse una chance, l'ultima, per tornare protagonista. Da Milano hanno fatto orecchie da mercante. Nonostante le poche presenze e la tanta panchina, impossibile rinunciare al carisma del ragazzo nato trentacinque anni fa nella Provincia di Cordoba. Mazzarri nel momento del bisogno ha rispoverato Walter e lui da professionista ha risposto. Nell'Inter timorosa, ha dato una scossa. Urlando, ha guidato Juan e tranquillizzato Rolando. Ha addirittura segnato. Un gol pesante, scacciacrisi, forse. Perché la squadra creava, ma l'incantesimo, forte, sembrava non potersi rompere. Quei pugni chiusi, a Pegolo battuto, sono il simbolo dell'orgoglio.

Hernanes ha sulle spalle un epiteto importante. Profeta, quel che serve all'Inter. Uno che indichi la via. Schierato subito, alla prima occasione utile da Mazzarri. In un centrocampo povero di idee un toccasana. Cose semplici, gestione e luce. Fino all'assist, decisivo. Crescerà, perché il brasiliano è molto di più. Quel che si è visto è aria nuova, una ventata di ottimismo. Serviva un grande giocatore, più di numerosi acquisti senza capo e coda. L'Inter si ricostruisce tassello dopo tassello. Il primo, già abituato alla Serie A, già pronto per l'Inter anni fa, è già idolo a San Siro. Per il pubblico, per i compagni.

Fredy Guarin non dovrebbe essere alla Pinetina, tantomeno vestire la casacca nerazzurra. Ma il mercato è strano, fatto di trattative incerte, bizze e rinunce. L'Inter aveva ceduto il colombiano alla Juve. La Curva ha posto il veto. Ora che gennaio scompare, ombra lontana, Guarin ha accettato di restare e pensa addirittura di prolungare un matrimonio che ha rischiato di frantumarsi. Che sia una fortuna lo ha mostrato il campo. La testa è del grande giocatore, perché solo con attributi importanti si può scendere in campo e caricarsi la squadra sulle spalle. Ha risposto Fredy. Non caracollerà fino al giungo dei possibili stravolgimenti. Mazzarri gongola, perché non ha nessuno con lo strapotere fisico di Guarin.

Di Palacio si è detto tanto nell'ultimo periodo. Affannato, appannato, in riserva. Tutto vero. Ha tirato per mesi un gruppo aggrappato solo al suo talento. Ora necessita di riposo, ma riposo non può avere. L'Inter insegue l'Europa e per raggiungerla la presenza del Trenza è imprescindibile. Nella sera dei sorrisi e dei tre punti ha corso a perdifiato, come sempre, e, impreciso al tiro, ha creato per altri, Milito su tutti. Il Principe non è quello di Madrid, è oggi ranocchio in cerca di condizione. I due errori sotto porta parlano di un giocatore in difficoltà. Mazzarri insiste sull'uomo del Bernal, quasi a bocciare Icardi, sempre lontano dal campo e da un'affidabile forma fisica.

Non solo gioie in casa Inter. La Curva ha sostenuto la squadra, come chiesto dal tecnico, ma ha ferocemente attaccato la società. Quella di ieri, più di quella di oggi. Thohir ha cacciato Branca e il popolo ha apprezzato, ma non basta. Nel mirino Ausilio e Fassone, a cui non può essere perdonato il passato alla Vecchia Signora. Soprattutto ennesimo attacco a Moratti, che ha risposto seccato "Non mi sorprende, loro hanno sempre apprezzato poco certe cose, non si sono schierati con me nemmeno durante Calciopoli. Li rispetto, non mi aspettavo più riconoscenza, la tifoseria è quella".