Ad InterNos, programma di Inter Channel, il protagonista di questa settimana è Walter Samuel, the Wall, il muro, soprannome molto apprezzato anche dai tifosi ai quali va il primo pensiero del difensore: "Anche nei momenti che sono stati per me più duri, loro mi sono sempre stati vicino. Forse in questo sono un po' esagerati perché io non mi sento così tanto importante da meritare una statua. Sicuramente sono orgoglioso di aver fatto e di fare parte dell'Inter. La mia storia qui per me è molto importante, ho raggiunto trofei che non avrei mai pensato di raggiungere, come la Champions. Mi sento ancora importante qui ed è un orgoglio essere qui”.

 

Considerato uno dei migliori difensori in circolazione, Walter Samuel è anche un giocatore “duro”: "Cerco di fare il mio mestiere, insieme ai miei compagni, non penso di essere un difensore 'duro'. Ho sentito del fallo 'alla Samuel', ma non mi sembra, anche se a volte capita di fare falli. Mi sembra di essere molto corretto in campo”. Calciatore dalla grande esperienza, questo il consiglio che vuole dare al compagno di squadra Ranocchia: "Noi dietro siamo in tanti, ci sono momenti. Lui ha iniziato benissimo, poi abbiamo cambiato. Lui non deve dimostrare niente a nessuno, gioca in Nazionale e spero che possa andare in Brasile. Non ci sono dubbi su di lui, in Serie A non deve dimostrare niente a nessuno”, ma anche a tutti i giovani difensori: “Io metto sempre il massimo dell'impegno, cerco di fare il mio mestiere e dare il mio contributo alla squadra. Il ruolo del difensore è importantissimo, considerando che ci sono attaccanti che possono cambiare sempre le sorti di una gara. Mi piacerebbe fare l'allenatore dei giovani perché penso che posso insegnar loro la mia esperienza di calcio. Penso a dare il mio contributo alla squadra perché credo che il nostro ruolo sia davvero importante. Se mi piacerebbe insegnare ai ragazzi? Sì, è vero, mi piacerebbe allenare i giovani perché ritengo che ai più piccoli puoi dare qualcosa in più in termine di esperienza. In serie A sono già tutti preparati. Per adesso, comunque, non ci sto pensando perché ho ancora voglia di giocare, ma ho già fatto il corso per allenare i più giovani. Ho fatto una tesi sulla fase difensiva collettiva. Non so che farò nel mio futuro, vivo alla giornata’’.

 

Tornato ora in campo, Samuel ha dovuto comunque fare i conti con una condizione fisica altalenante ma le ultime prestazioni hanno messo in luce un miglioramento: "Ci alleniamo bene, non solo io, e credo che chiunque sia entrato in campo in questa stagione abbia fatto bene. Abbiamo solo una competizione e dobbiamo dare sempre il massimo. Dopo la partita giocata contro l'Udinese mi sentivo bene, ma ho saputo aspettare il mio momento e le scelte dell'allenatore. Avendo una partita alla settimana, ci giochiamo tutti il posto”.

Capitolo emozioni: quella data dall’indossare la cascai da capitano: "Mi sono emozionato tanto, non l'avrei mai pensato: essere capitano dell'Inter è bellissimo. Ma il vero Capitano è uno solo: Javier Zanetti. Nagatomo? Anche lui non si accorge del peso della fascia! (ride, ndr). Ma a Firenze non ci pensavo”; e quelle più grandi vissute in carriera: "Non saprei, perché ho vissuto momenti belli sia qui che al Boca. Dico la Champions con l'Inter e lo Scudetto con il Boca”.

Oltre alle emozioni, Samuel vuole ricordare anche i gol, i più importanti: "Derby e Siena, partita assolutamente emozionante”, questo è ciò che ricorda inoltre di quella particolare partita contro il Siena: "Quando abbiamo pareggiato volevo rimanere dietro, ma mi hanno obbligato a rimanere davanti. E' andata bene".

Si passa poi al futuro, il suo: “Valuto tutto, anche cosa penserà la società. Vediamo, voglio giocare e poi alla fine vedremo. Mi piace proprio giocare e fino a quando le gambe risponderanno io continuerò. Mi arrabbio tanto quando non posso allenarmi per qualche problema. Mi piace ridere con i miei compagni. Quando uno lascia il calcio questa è la parte più triste per tutti”; ma anche quello della squadra che, ha detta di Samuel deve credere nell’Europa: ”Bisogna credere all'Europa, ma non bisogna illudere la gente. Dobbiamo avere equilibrio, poi vedremo in base a quello che faranno le altre. Arrivare in Europa sarebbe bellissimo”. 

Come sempre, c’è spazio per gli aneddoti e per le domande volte a farci conoscere l’uomo Samuel, oltre al calciatore: "Ho giocato fino a 12 anni davanti e un altro ragazzo giocava dietro. Quando facevamo le partitine ci siamo invertiti perché io non segnavo mai. Ho iniziato a giocare difensore e poi al Newell's è iniziato tutto. Senza questa cosa non penso che sarei qui”. 

Si chiude l’intervista con una domanda particolare, a mettere in luce il rapporto con i giornalisti: “Se fossi un giornalista, cosa chiederei? Non ho mai avuto problemi con loro, fanno il loro lavoro e io non ho avuto alcun disguido. A volte le critiche bisogna accettarle, l'importante è non entrare nella vita privata".

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About the author
Chiara Bertoldo
Aspirante giornalista sportiva. Il calcio è un linguaggio con i suoi poeti e prosatori. ( Pier Paolo Pasolini )