Ricardo Alvarez racconta l'Inter di questo periodo. Non a parole, quanto nell'atteggiamento. Nello scorcio iniziale sotto la guida di Mazzarri, l'argentino, giunto per fior di milioni dal Velez, pareva aver cancellato quello sguardo spaurito mostrato all'arrivo in Italia. Schierato in zona avanzata, a supporto di Palacio, in un'Inter priva di veri attaccanti d'area, con Milito e Icardi costretti ai box, Ricky, nel suo habitat, mostrava quel talento che aveva impressionato osservatori e dirigenti di mezza Europa. Dal centro o dalla fascia, la capacità di saltare l'uomo, per costruire, per sè o per altri. Quella squadra, operaia, riusciva a ribaltare l'azione e allo stesso tempo, coperta, reggeva l'urto altrui. 

Con il ritorno prima di Milito e poi di Icardi, musica diversa a San Siro. Più peso offensivo, più qualità, a discapito però di una compattezza in mediana, punto di forza della prima Inter. Con due punte, imperativo, per Alvarez, un sacrificio tattico. Schierato mezzala, in un delicato ruolo di transizione dalla fase difensiva a quella offensiva, e viceversa, il ragazzo si perde. Cerca con insistenza il pallone, lo tocca e ritocca in un ciondolare stantio, togliendo ritmo e idee alla manovra, di colpo più prevedibile. Alla pochezza di creatività, si aggiunge la fatica d'equilibrio. Con Alvarez, l'Inter soffre, perché Cambiasso, pur intelligente, non è in grado di garantire oggi il necessario dinamismo, se non protetto ad esempio da un giocatore come Taider. 

Se si sceglie di percorrere la strada del 3-5-2, tanto caro a Mazzarri, appare chiaro come l'unico vestito adatto a Ricardo sia quello della seconda punta, o, nel caso, di subentrante di lusso, per gestire la partita, al posto di un affaticato centravanti, o per sparare i residui colpi di speranza, in sostituzione di un centrocampista di contenimento. Con Guarin che convince a fasi alterne e Hernanes intoccabile, pare proprio in mezzo al campo il rebus più difficile per Mazzarri. Kovacic langue sulle poltrone di San Siro e si interroga. Il citato Taider è sparito dai radar. Kuzmanovic compare a mesi alterni. La classifica, nel frattempo, si fa preoccupante. Non si possono far miracoli, con la rosa attuale. Forse qualcosa in più sì. 

Poche partite per bilanci e scelte. A fine anno qualcuno partirà, per far cassa e finanziare nuovi colpi. Resta il sogno Dzeko, ma non sarà l'attacco l'unico reparto a essere rivitalizzato. E allora anche Alvarez potrebbe scoprirsi di troppo.