Torna a parlare Javier Zanetti. In una lunga intervista rilasciata a Tuttosport l'ex capitano nerazzurro racconta la decisione, sofferta, di lasciare e i progetti per il futuro. Le difficoltà del calcio attuale, la necessità di puntare su giovani promettenti e la ricostruzione, agli albori, dell'Inter. Dall'arrivo in Italia alle sensazioni, meravigliose, al rientro in campo "Dopo essere ritornato in campo contro il Livorno il 9 novembre: quel giorno, sentendo il boato della gente, ho capito che era la mia ultima stagione. Quando mi ero fatto male, mi ero ripromesso di tornare a giocare una partita e ci sono riuscito. Però da quel momento è iniziato il difficile perché stavo bene e sentivo di poter continuare...".

"Ho vissuto qua più di metà della mia vita e resterò ancora qui con la mia famiglia. Sarò sempre grato all'Italia, all'Inter e alla famiglia Moratti che mi ha aperto le porte, dandomi fiducia, quando ero nessuno. Per me è un motivo d'orgoglio aver difeso i colori nerazzurri per quasi 20 anni e considerando che sono straniero, assume un valore doppio".

La scelta di restare anche di fronte ad offerte allettanti, con l'aiuto fondamentale della moglie "Ho avuto delle occasioni per andarene, non lo nego. Ma nei momenti anche più difficili, ho sempre voluto tenere duro perchè non volevo abbandonare l'Inter senza lasciare un segno. Quando arrivò il Real mi disse: lì sarai uno dei tanti Galacticos, qua in tanti si identificano in te e poi puoi fare la storia del club. Ha avuto ragione".

Nel futuro di Zanetti ancora Inter. Un ruolo dirigenziale al fianco della nuova cordata indonesiana "Sto parlando con il presidente Thohir e i suoi collaboratori, ci sno delle idee stiamo gettando le basi. Dopo la carriera che ho avuto, penso che la prima cosa da fare sia trasettere ai nuovi cosa significa l'Inter. Sono preparato per dare una mano in questo senso, poi strada facendo imparerò a lavorare in altri settori. Senza Facchetti e con Moratti un pò defilato, credo che la missione sia, attraverso la mia immagine, quella di rappresentare l'interista vero, far senitre il dna nerazzurro".

Il gol capolavoro contro la Lazio e l'incredibile 2010. I momenti di Javier "Il gol a Parigi in finale di Coppa Uefa, la rete di Milito a Siena per lo Scudetto del 2010 con lui che corre da una parte e io dall'altra.; la mia faccia quando alzo la Champions".

Un'incoronazione importante per il prospetto di maggior talento della nuova Inter, Mateo Kovacic "La gente si è affezionata a Mateo, giustamente perchè al di là delle prestazioni, è giovane bravo e serio. Può ripetere il mio percorso all'Inter, mi auguro che possa rimanere a lungo con noi".

Un modello da imitare, quello dell'Atletico Madrid, e un condottiero da sempre vicino al Capitano, Diego Simeone "L'ideale è costruire squadre che siano un mix tra giocatori con esperienza e giovani da fare crescere. È un esempio di squadra basata sul gruppo, di come si possano raggiungere i risultati anche senza aver un potere economico così grande. Il Cholo è un amico, non mi sorprende che sia diventato un grande allenatore perché già in campo era un leader nato. Respirava calcio e si arrabbiava con tutti se non si facevamo le cose che lui pensava fossero giuste. Nonostante sia rimasto solo due anni, Simeone ha lasciato un segno all'Inter: aveva e ha un dna nerazzurro".

La difficile ripartenza nerazzurra. Le basi per un progetto diverso, necessariamente lungo. Con Thohir, ma non senza Moratti. "Ci vorrà del tempo. C'è stato un cambio di proprietà, molti giocatori sono nuovi. Le idee ci sono, ma siamo all'inizio di una nuova storia e bisogna costruire un gruppo dirigenziale competente per tornare protagonisti. Sta conoscendo il calcio italiano, non è facile arrivare da così lontano ed essere subito pronto. Ci sono delle dinamiche da comprendere e lui stesso le sta vivendo sulla propria pelle. Ma il suo obiettivo è far rimanere l'Inter al top e io sono a sua disposizione. Ma il presidente c'è ancora; l'Inter è stata, è e sarà sempre la famiglia Moratti. Io ho saputo della cessione la scorsa estate, Moratti mi disse che sarebbe rimasto, ma che era fondamentale per l'Inter ampliarsi e aprirsi al mondo".

Il confronto Balotelli - Icardi, campioni spesso trasportati dalle luci della ribalta "Mauro ha capito che, una volta attraversato il cancello della Pinetina, si pensa solo al gruppo e all'Inter. Ci ho parlato spesso, a me piace il dialogo e non le scenate, perché i giovani possono sbagliare e non vanno bruciati al primo errore. Icardi darà una grossa mano all'Inter. Io sono ancora fiducioso e sono convinto che Mario, quando troverà l'equilibrio, farà grandi cose. Sarebbe un peccato se non ce la facesse".