Fredy Guarin affida alle pagine della Gazzetta dello Sport la sua voglia di ricominciare. Il passato porta il volto di trattative mal riuscite, incomprensioni, panchine. Il passo d'addio, da tempo annunciato, non è stato portato a compimento. Guarin è rimasto, in nerazzurro. Occorre ora riavvolgere il nastro, ritrovare entusiasmo e complicità con un'ambiente, prima tradito, col quasi passaggio alla Juve, poi riabbracciato, con il rinnovo, e infine quasi abbandonato, con i contatti sul fronte spagnolo (vedi Valencia e Real). 

L'Inter ha oggi bisogno di Guarin e Guarin ha bisogno dell'Inter, per tornare protagonista, per confermare l'idea diffusa in Europa, l'idea di essere diamante grezzo a cui manca la scintilla giusta per esplodere. 

"L’ho fatto sapere, lo ripeto ora e lo farò anche in futuro quando vorrete: io all’Inter sono felice perché il meglio è qui. Ora, davanti a me, ho tutto sul tavolo: la fiducia, l’amicizia, ogni componente che mi vuole bene, dalla società alla parte tecnica ai compagni, tutti. Adesso sta a me dimostrare che Fredy c’è. Ora tocca a me. Provavo rabbia. Immensa rabbia. Perché dal primo minuto in cui sono arrivato ho cercato di dare sfogo alle mie ambizioni e alla voglia di sentirmi all’altezza di un top club. E nei momenti in cui ti senti fuori da quel sogno e da quel progetto che hai in testa, beh, provi disillusione e rabbia. Anche con te stesso". 

Decisivo il confronto con il tecnico, con il colombiano pronto al ritorno in campo già domenica, al fianco di Icardi "Mi ha detto tante cose importanti. Quella che mi è rimasta più impressa? Che si ricomincia da zero. Il passato è passato. Quella che abbiamo avuto è stata una chiacchierata molto positiva, lui è un tecnico che ha una gran voglia di fare e vincere, oltre che grandissima forza: ecco, quella forza adesso va messa in campo. Da tutti, da me". 

Non una novità la posizione avanzata per Fredy. Già ai tempi del Porto, Guarin si impegnava alle spalle della prima punta "Lo facevo già con Villas Boas al Porto. A volte con Stramaccioni. L’idea di poter giocare in quella posizione mi piace per 4 motivi: è una zona di campo in cui mi sento bene, sono più vicino all’attaccante, vedo di più la porta e avendo meno compiti difensivi posso approfittare della mia potenza"

Infine un ricordo del passato che racconta il Guarin uomo e la voglia, intatta, di Inter "Le spiego come sono. Ero piccolo, in Colombia, e giocavo in una squadretta di proprietà di una banca. La banca fallì, la squadra sparì, si sciolse. Dissolta. Così mi chiesero di andare a giocare in un’altra squadretta, ed era come se sparita l’Inter mi avessero proposto di mettere la maglia del Milan. Dissi di no. Così, di nascosto e senza farlo sapere a mio padre, non mi presentai agli allenamenti per 2 settimane. Insomma: se mi metto una cosa in testa, è quella. Nella mia testa c’è l’Inter". 

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo