Ha chiuso col calcio giocato da anni Ivan Zamorano, ma per tutti, a Milano, è rimasto un simbolo, un esempio. Non un fuoriclasse in senso assoluto, uno di quei giocatori baciati dal talento e in grado di fare, con il pallone, qualsiasi cosa. Un giocatore però diverso, da tutti. Per abnegazione, impegno. Un professionista, per usare un vocabolo sempre meno frequente nel calcio di oggi. Un campione in grado di entrare nel cuore della gente, capace di lasciare sul campo ogni goccia di sudore.

Ecco perché, in un momento difficile, il mondo del calcio segue con attenzione la vicenda Zamorano. Nei giorni scorsi è affiorato l'ingente problema economico che grava sulla testa del cileno, con il debito esorbitante maturato dalle società di sua proprietà.

Ora, Zamorano, esce allo scoperto e racconta a "El Libero" le difficoltà evidenti di una situazione a rischio e la voglia di rivalsa. Nella vita lo stesso coraggio mostrato in campo "Il mio desiderio non era certo quello di arricchirmi. Con le mie attività imprenditoriali sognavo invece di poter lasciare un’eredità a tutto il Paese, contribuendo alla sviluppo del sport e di alcuni progetti sociali. Se non ho parlato prima è perché ero occupato a cercare una soluzione con le persone che potevano darmi una mano. Non ci si aspetta mai di dover affrontare certe situazioni e può capitare di attraversare un brutto momento, ma non bisogna gettare la spugna”, ha spiegato Zamorano. “Dal punto di vista economico, si può dire che la soluzione s’intravvede. Per il resto, bisogna tornare a guardare avanti. Se ho imparato una lezione è che dovrò seguire più da vicino i miei affari, migliorando le mie capacità di gestione”.

"Sono convinto che s’impari molto di più dalle sconfitte che dalle vittorie. Che gli errori ci possano migliorare e che le difficoltà rafforzino. Volendo fare un paragone tra la vita e il calcio, direi che gli ostacoli incontrati durante tutta la carriera mi hanno aiutato a crescere, anche come uomo. Quando mi hanno cacciato dal Colo Colo, o quando al Real Madrid mi hanno detto che sarei stato il quinto attaccante e in quell’anno segnai il mio maggior numero di gol. All’Inter dovetti cedere la maglia numero 9 e giocai con l’8+1. Insomma sono sempre stato in grado di superare gli ostacoli e tirare dritto, di lottare e rinascere”.

Il credito degli istituti bancari ammonta a circa 3 milioni, ma come si evince dalle parole dell'ex Inter sembra scongiurato il pignoramento dei beni. Una lunga battaglia, non una novità per un guerriero.