Mancini si cala nella realtà Inter e lo fa con personalità, come da personaggio. La svolta è repentina, come richiesto da Thohir. Si inverte la marcia, nell'atteggiamento, in campo. Piovono sorrisi, battute, corre il pallone. Il credo di Mancini, nella vita come nel calcio, è estetico, si può vincere con il bello, divertendo. Diversi Mazzarri e Mancini, senza entrare nella guerra mediatica del dire "meglio l'uno o l'altro". Diversi, semplicemente. Due filosofie, due dogmi. Mazzarri è l'esempio di concretezza, sudore, fatica. Mancini è dal canto suo pallone, rapidità, talento. All'Inter, più per ambiente che per risultati, serviva una scossa, una ventata d'ottimismo, d'aria fresca. 

L'ingento esborso economico per arrivare al tecnico di Jesi è ancorato a questo, alla necessità di ricostruire una fiducia ormai ridotta a brandelli. Si vira, fin da subito, verso un nuovo progetto. Scompare la difesa a 3, teorema indissolubile del Mazzarri allenatore, per dipingere un nuovo assetto a quattro, con il trequartista al centro del gioco. Gli esterni, tallone d'Achille di questa Inter, restano importanti, ma meno decisivi. Ranocchia, osservato da Mancini nella super prova fornita con la Croazia, ringrazia, come lui Vidic, in affanno, dopo anni di dominio nel Manchester di Ferguson, e a Milano in balia degli eventi. 

4-3-1-2 quindi, con il recupero di uomini chiave. Con tre centrocampisti nel mezzo, ben protetti da quattro scudieri, ecco che anche Guarin trova giusta collocazione tattica. La trequarti diventa poi il terreno per Kovacic, esonerato da qualsivoglia compito di copertura. Mancini tesse l'Inter sul genio del croato. L'estro non può essere imbrigliato da tatticismi e nozioni. Davanti Palacio e Icardi, senza dimenticare Osvaldo. 

Dietro diverse le soluzioni. Juan a sinistra, per un atteggiamento conservativo, Dodò per spingere con più forza. A destra Nagatomo o D'Ambrosio, in attesa di Jonathan. Il tutto verso il mercato di gennaio, con Mancini pronto a consegnare la ricca agenda di nomi a Thohir. Due i ruoli chiave: un terzino sinistro appunto, Kolarov o Clichy, un esterno d'attacco, Lamela, Cerci, ma non solo. L'idea, in futuro, è quella di sterzare verso il 4-2-3-1, schema intrigante, ma oggi non plausibile viste le caratteristiche dei giocatori in rosa.

Il fine settimana porta intanto con sè l'atteso derby di Milano. Ieri, durante la partitella in famiglia, con i giocatori non impegnati in gare con le rappresentative nazionali, un Mancini molto attento ai dettagli, all'intensità. Alberga già nella mente del tecnico l'undici iniziale, senza Medel, squalificato, con Hernanes, Guarin e Kuzmanovic in costruzione, e Kovacic a ispirare il duo Icardi - Palacio.