Nasce la nuova Gazzetta dello Sport e il calcio non può che essere movimento di riferimento tra le colonne in rosa. Nel quotidiano più seguito ampio spazio al motore trainante, il calcio appunto. Nella giornata celebrativa, atta a introdurre i nuovi orizzonti della Gazza, tanti i protagonisti intervenuti, tanti i campioni in scena. Un vecchio amico, appena rientrato dalla porta principale, torna a prendere confidenza con il calcio italiano e, tra entusiasmo e curiosità, rilancia la sfida nerazzurra. Portare l'Inter a un livello consono a storia e tradizione, cancellare dubbi e musi lunghi, divertire. 

Roberto Mancini è uno degli ospiti più acclamati della giornata trascorsa in sede e dalle sue parole emerge tutta la voglia di grande calcio, non sopita dalla pausa seguita all'avventura turca. Si parte dall'esordio per giungere ai giorni nostri, dalla prima apparizione in A al doppio impegno con Milan e Roma "Ricordo nel settembre 1981 il mio esordio in Serie A, immagino che sia stata quella la mia prima apparizione sulle pagine della Gazzetta. Ritorni ad effetto? Penso sia una casualità. Nessun incontro sarebbe stato semplice in Serie A, ma devo dire che cominciare con Milan e Roma è affascinante e difficile".

Impossibile, in pochi giorni, rivoluzionare tatticamente l'Inter. Cambierà il modulo, senza dubbio, ma l'impostazione di gioco, le idee, i sincronismi, tutto resta ancorato al passato, il Mancini bis è agli albori e a prendere piede è quindi soprattutto l'aspetto psicologico. Sterzare in convinzione e fiducia, per poi assorbire i mutamenti di campo "Se ho lavorato sulla tattica o sulla psicologia? Porto avanti entrambe, ma ho bisogno di tempo perché il momento storico del calcio italiano è difficile, anche se in Italia il calcio resta molto importante e quindi si può risollevare. La prima cosa su cui ha fatto leva, più che sulla tattica, è stato l'entusiasmo. Quando vedremo un'Inter vincente? Per gli obiettivi non c'è una data precisa, ma per i miglioramenti bisogna essere veloci"